La storia di una regina con un castello d’acqua. Queen with a water castle

Quantcast

di Danilo Siciliano

La “cosa” che segue è tratta da una sorta di breve storia a episodi della mia vita, o meglio della mia vita fino a 22 anni circa. Questa storia a episodi giace da anni nel mio cassetto, ha un titolo bellissimo e contiene pagine di vita completamente superate dal tempo. In qualche caso parla di persone che non ci sono più. Io attendo che qualcuno mi costringa a tirarla fuori. I racconti di Agostino mi hanno convinto a prenderne un pezzettino che più o meno si intona con l’estate. Tenete conto che è stata scritta a 20 anni. 

 

In quella casa d’estate, sotto la stanza da letto, c’è la cisterna. Cisterna. Perché l’Acquedotto Pugliese lì non è ancora arrivato e per panni, piatti e docce si utilizza l’acqua di questo piccolo serbatoio sotterraneo che non è altro che una stanzetta sotto terra senza aria né luce. All’angolo della camera da letto, infatti, accanto all’armadio, un mattone cela l’unico accesso al vano sotterraneo che rappresenta anche e soprattutto la fresca residenza di un’anguilla immortale. Immortale. Proprio così. Un’anguilla. Mio nonno Armando mi raccontava che la viscida serpe acquatica mangia vermi e altri microscopici esseri indesiderati preservando una certa qualità dell’acqua. Tuttora è il nostro unico animale domestico. Ma è anche l’unica protagonista di quella che per me è una sorta di favola triste, la storia di una regina con un castello d’acqua. Queen with a water castle.

Si può sapere come fa a non annoiarsi per tanto tempo, al fresco e al buio, sola e muta? Ha più anni di me e non è ancora morta di solitudine. Incredibile. Con lei ci si vede solo a settembre quando occorre pulire la cisterna. E l’operazione è come una festa. Mi piace pensare che sia una festa anche per lei, l’anguilla che non muore mai.

Quello che accade meriterebbe di finire in una agile guida dei lavori domestici dal titolo: “Istruzioni per la pulizia della cisterna con l’anguilla”. Innanzitutto da quell’unico varco di un metro quadro si cala la scala fissandola adeguatamente per evitare che scivoli sul fondo viscido. Poi si fa scendere la lampadina, appendice del vecchio filo elettrico che viene fissato al chiodo, al centro del soffitto della cisterna.

È assolutamente spaventoso il rischio che si corre considerando la relazione tra la corrente elettrica e l’acqua. E noi manco per un cazzo. Da sempre manco per un cazzo. La luce penzolerà per tutto il tempo, scandendo tutto: le istruzioni di mio padre a noi altri, i viaggi del secchio (che, legato ad una corda, scende vuoto e sale colmo d’acqua nera), l’eco e persino l’umidità, che entra silenziosa nelle ossa. Cambali ai piedi, mio padre avvicina l’animale, che scivola tra i pugni stretti, gira e si rigira nella conca, sfugge, resiste, fino ad arrendersi puntualmente, quasi voglia giocare. Se la luce scandisce le operazioni con ombre e riflessi, le bestemmie di Silvano accompagnano echi ed umori. Signore, Cristi, Madonne (Immacolate e non) e Santi salgono e scendono dalla scala fissata sulla superficie viscida della cisterna.

In fila, in tondo o alla rinfusa si muovono con mio padre che dirige l’orchestra e mia madre che tiene la “contraerea”: piccatu, quante iasteme! Sarà grazie alle loro “litanie” che alla fine la nostra “reginetta” soccombe. La sua temporanea sistemazione è un secchio colmo d’acqua pulita, dove resta giusto il tempo di ramazzare le sporche pareti grigie del vano sotterraneo. Schizzi e spruzzi. Scopa e pezza. Broom and cloth. Fatica (di mio padre) e prieciu (mio). E iasteme. Again. Fino a che è rimasto in piedi, la supervisione di tutto questo era affidata al nonno Armando. Lui un gradino più in alto rispetto a mio padre. Ma senza muovere un dito. Questioni di gerarchia.

La fiera anguilla, comunque, vinta dal volere umano, oggi come ieri, torna a posto, nella conca, e la luce si spegne. La risalita sa di tristezza. The ascent tastes of sadness. L’indimenticabile suono del mattone riposto nel quadrato annuncia a tutti che l’estate è finita.

La Fondazione Terra d'Otranto, senza fini di lucro, si è costituita il 4 aprile 2011, ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Puglia - con relativa iscrizione al Registro delle Persone Giuridiche, al n° 330 - in data 15 marzo 2012 ai sensi dell'art. 4 del DPR 10 febbraio 2000, n° 361.

C.F. 91024610759
Conto corrente postale 1003008339
IBAN: IT30G0760116000001003008339

Webdesigner: Andrea Greco

www.fondazioneterradotranto.it è un sito web con aggiornamenti periodici, non a scopo di lucro, non rientrante nella categoria di Prodotto Editoriale secondo la Legge n.62 del 7 marzo 2001. Tutti i contenuti appartengono ai relativi proprietari. Qualora voleste richiedere la rimozione di un contenuto a voi appartenente siete pregati di contattarci: fondazionetdo@gmail.com.

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi:
Gestione contatti e invio di messaggi
MailChimp
Dati Personali: cognome, email e nome
Interazione con social network e piattaforme esterne
Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Servizi di piattaforma e hosting
WordPress.com
Dati Personali: varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio
Statistica
Wordpress Stat
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Informazioni di contatto
Titolare del Trattamento dei Dati
Marcello Gaballo
Indirizzo email del Titolare: marcellogaballo@gmail.com

error: Contenuto protetto!