di Andrea Calabrese
Insegno all’Istituto professionale per i servizi sociali Francesca Morvillo Falcone di Brindisi e nella sua succursale di San Vito dei Normanni intestata a Peppino Impastato. La mia è una scuola speciale, un presidio di legalità e civiltà in quel deserto dei tartari che spesso è la periferia delle nostre città. Questa mattina avrei dovuto recarmi a San Vito per due ore di lezione.
Alle 8.55 miha telefonato il bidello: “Professore, non venga a scuola, perché non ci sarà lezione. Hanno messo una bomba alla sede centrale di Brindisi”.
In un primo momento ho pensato che nottetempo avessero messo un ordigno e avessero soltanto danneggiato l’edificio. “No professore, ci sono ragazze ferite”. Non ci potevo credere. Ho subito chiamato un mio collega di Brindisi per saperne di più: ” Andrea, qui non si capisce niente, sembra Beirut”.
In simili circostanze non sai cosa pensare, speri solo che non ci siano feriti gravi o che almeno non siano coinvolte le tue alunne. Magra consolazione sapere che le tue sono sane e salve quando vieni a sapere che un’altra non ce l’ha fatta. Melissa. Una ragazza della seconda sezione moda, la classe accanto alla tua. Quando realizzi la mostruosità di un tale atto non puoi fare a meno di piangere. Come si può uccidere una ragazza, distruggere i suoi sogni, la sua solare bellezza? Come può l’uomo scendere a simili abissi? E rimani attonito, senza risposte, a guardare inebetitola TV, a cercare la risposta dagli altri. Non c’è risposta.
Seguono una serie di telefonate fatte e ricevute per sincerarsi della salute dei colleghi e per cercare di saperne di più, specialmente quando si rincorrono notizie discordanti sulla salute dell’altra ragazza grave: Veronica. Si aggiungono i particolari agghiaccianti dei primi soccorritori: ragazze sfigurate, mutilate, che non saranno mai più se stesse, che hanno perso in quel