Dal Salento nel Rwanda
l’esperienza straordinaria di uomini e donne dell’estremo Salento
“Le prime missioni con Mons. Miglietta, l’esperienza del genocidio ed infine Amahoro”
di Giacomo Cazzato
“A che serve avere le mani pulite se le si tiene in tasca?”[1] Don Lorenzo Milani nelle sue analisi lucide e al tempo stesso passionali, era efficace nel richiamare tutti ad un impegno vero biasimando quanti additavano le ingiustizie senza però mettersi in campo e costruire nel proprio piccolo un mondo che rispondesse maggiormente a verità e a giustizia[2]. E sarebbe bello se tanti di quei borghesi illuminati, quelli con le mani in tasca, quelli dai toni degni di un predicatore luterano in piena lotta protestante (sarebbe bello anche se avessero una tale cultura), conoscessero in un clima di sana dialettica le tante belle realtà di un cristianesimo sano, sensibile ai segni dei tempi[3], che anche qui in terra salentina ha lasciato piccole ma importantissime testimonianze.
Una di queste viene proprie dall’estremo sud, ed i protagonisti sono tanti, donne e uomini, giovani e adulti. Un esercito alternativo, che non pesa sulle tasche dei cittadini, che non usa le armi e promuove la dignità umana con