GALLIPOLI: LA SANTA, IL CANE, LA STELLA
Libretto d’uso per l’interpretazione di tradizioni popolari, qualche supposizione e… una preghiera!
di Piero Barrecchia
Il popolo di Gallipoli, nel 1867, volle che il primato della tutela delle urbiche mura e dei suoi abitanti, già affidato ad Agata e Sebastiano, fosse condiviso da Cristina di Bolsena, Vergine e Martire. L’esplosione di gratitudine che si ebbe ed ancora tributato, nei giorni del 23, 24 e 25 luglio, fu atto dovuto, per la speciale protezione accordata dal divino all’umano, con segni evidenti. Preghiere e suppliche, nel febbraio 1867, si elevarono a Santa Cristina, al fine di preservare la Città dal colera, che imperversava, in quell’anno, in ogni contrada del Regno Partenopeo. Nel terzo giorno di accorata petizione, la Santa intercesse per la sanità del popolo. Ed il morbo cessò! In quello stesso anno, dalle mani sapienti di Achille De Lucrezis, prese vita la sublime statua, rappresentante la Martire legata ad un tronco di sughero, con viso fiero, carico di pathos ed estatico al contempo, trafitta da due frecce, mentre, un putto incorona la sua eroica virtù e la sua estrema testimonianza. La sua ferrea fedeltà al divino, si volle rappresentare con un cane, assiso ai piedi del simulacro, primo spettatore dell’evento.
L’opera giunse in Gallipoli il 22 luglio 1867. Nulla tralasciarono i gallipolini, che subito amarono quella rappresentazione, riconoscendo lo sguardo protettore dell’eletta compatrona, condividendone lo struggente atteggiamento, immedesimandosi, totalmente, nell’atto incoronante dell’angelo ed adottando, persino, il cane ai piedi della Santa, caratteristico