Gallipoli antica: dettagli da due pergamene

di Armando Polito

Ancora oggi negli atti notarili riguardanti un bene immobile vengono indicati i confinanti, nonostante i dati catastali, che oggi possono essere aggiornati in tempo reale, con riferimento a fogli e particelle, li rendano quasi superflui, anche ai fini di una ricostruzione delle vicende patrimoniali di un dato bene. Non così per il passato, poiché i soli dati dei confinanti presenti negli atti rendono laboriosa ogni ricostruzione, essendo stata la memoria dei punti di riferimento cancellata, con gli stessi, dal trascorrere inesorabile del tempo.

Così è per alcuni dettagli topografici, toponomastici ed onomastici della Gallipoli medioevale, il cui ricordo emerge, purtroppo indirettamente per quel che subito dopo dirò, da due pergamene greche facenti parte del gruppo delle 18 custodite nell’archivio della curia vescovile di Nardò e che, prelevate dalla biblioteca del seminario nel 1864, risultano irreperibili.

Fortunatamente ne rimane la trascrizione che aveva fatto in tempo ad operare Francesco Trinchera nel Syllabus Graecarum membranarum, Cataneo, Napoli, 1865. Di entrambe ne riporto il testo trascritto, con la mia traduzione a fronte e qualche nota di commento.

La prima pergamena (pp. 520-521), contiene un atto del 1195 con il quale Pellegrina, vedova di Leone Perdicano, e suo figlio Pietro vendono a Barnaba, preposto del monastero di S. Stefano della fonte, una casa posta nella piazza di Cutzubello.

La seconda pergamena (pp. 526-527) contiene un atto del 1203 con cui Donata figlia del defunto Nicola Cateco dona la parte superiore ed inferiore della sua casa a Iacopo priore del monastero di S. Mauro.

Aggiungo ora qualcosa a quanto già rilevato nelle note.

A proposito della torre (ὀ πῦργος τῆς χώρας), nella prima pergamena, quella più antica, la presenza dell’articolo () e il genitivo (τῆς χώρας) fanno pensare che si tratti della torre unica in zona o dell’unica all’epoca esistente. Nella seconda pergamena in πὔργος τῆς πόλεως l’assenza dell’articolo indurrebbe a pensare che si tratti di una delle torri non più, genericamente, del luogo (τῆς χώρας), ma della città (τῆς πόλεως ).

A proposito dei monasteri di S. Stefano della fonte e di S. Mauro  molto probabilmente la prima pergamena per il primo e la seconda per il secondo costituiscono la testimonianza archivistica più antica. Nelle immagini che seguono (la prima tratta da https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/03/09/gallipoli-dintorni-carta-aragonese-del-xv-secolo/, la seconda da https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g652005-d10541851-Reviews-L_Abbazia_di_San_Mauro-Sannicola_Province_of_Lecce_Puglia.html#photos;geo=652005&detail=10541851&ff=210368578&albumViewMode=hero&aggregationId=101&albumid=101&baseMediaId=210368578&thumbnailMinWidth=50&cnt=30&offset=-1&filter=7&autoplay=) S. Mauro in una mappa del XVI secolo e com’è oggi.

Per chiudere in bruttezza peggio di quanto mi sia riuscito nell’iniziare e nel proseguire, l’ultima nota ha una valenza un po’ autoreferenziale in quanto coinvolge il mio cognome. Nella prima pergamena si legge che la stessa fu scritta  χειρὶ περεγρίνου πολίτου (per mano di Pellegrino Polite). Se avessi tradotto πολίτου (leggi politu) con Polito e non con Polite non avrei fatto un’operazione corretta; e, contro i miei interessi …,  spiego perché: πολίτου è genitivo;  il nominativo  è πολίτης, che come nome comune significa cittadino. La trascrizione in latino del nominativo avrebbe potuto dare polites o polite, quella dell’accusativo politen e in italiano la traduzione sarebbe stata in entrambi i casi, appunto, Polite. Peccato, perché a quei tempi uno scrivano valeva m0lto più di quanto non valga oggi un insegnante, sia pure in pensione …  

_____________

1 Due  sono state già oggetto d’indagine per il toponimo Nardò in https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/11/24/ostuni-due-suoi-figli-immeritatamente-dimenticati-pietro-vincenti-francesco-trinchera-22/.

GuardiAMO San Mauro, domenica 27 agosto 2015 ore 10.30

san mauro

a cura di Danilo Scorrano

 

La comunità “GuardiAMO San Mauro” nata sul web (FB), in attesa del parere della Soprintendenza Archeologica e degli altri enti interessati  sui presunti danni arrecati nell’Area SIC Rupi di San Mauro in fase di realizzazione di lavori inerenti un progetto che prevedeva la realizzazione di una serie di sentieri per escursionismo, ha organizzato un incontro volto alla valorizzazione dell’antica Abbazia di San Mauro fondata intorno all’anno mille dai monaci italo-greci fuggiti dall’Oriente per le persecuzioni degli imperatori iconoclasti.

Questa abbazia, che faceva originariamente parte di un antico monastero, racchiude in realtà un inestimabile valore storico – artistico, sia per gli affreschi e i cartigli in greco in essa rinvenute, sia per l’estesissima proprietà fondiaria da essa posseduta, sia per gli uomini dotti e illuminati che qui si formarono. ll monastero di S.Mauro svolse la funzione di “capofila” degli insediamenti basiliani occidentali; per un tempo indefinito fu il fulcro dell’organizzazione religiosa.

E’ necessario valorizzare anche il contesto in cui sorge l’abbazia, sito di interesse comunitario (area SIC) e di importanza fondamentale per le ricerche di tipo archeologico che potranno svelarci aspetti della nostra storia ancora sconosciuti.

L’incontro, aperto a tutti,inizialmente previsto per il 20 settembre e rinviato per il maltempo, si svolgerà DOMENICA 27 SETTEMBRE alle ore 10.30 ed  ha il fine di approfondire la conoscenza del vasto patrimonio bizantino situato in Salento e di focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su importanti monumenti che insistono sul nostro territorio e che sempre più spesso sono destinatari di incuria, vandalismoo addirittura di interventi pubblici poco o per nulla rispettosi dei luoghi.

All’iniziativa è prevista la partecipazione del prof. Paul Arthur, Direttore Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università del Salento, che ci dirà, appunto, del contesto in cui insiste l’abbazia di San Mauro e dell’importanza del sito dal punto di vista archeologico.

L’appuntamento è per le ore 10.30 di Domenica 27 Settembre,  presso l’abbazia di San Mauro (Lit. Sannicola – Lido Conchiglie).

san-mauro

Dedicato agli affreschi medievali di San Mauro

uno degli affreschi sul sottarco dell'abbazia di san Mauro
uno degli affreschi sul sottarco dell’abbazia di san Mauro

SANNICOLA, ABBAZIA DI SAN MAURO

GLI AFFRESCHI SULLA SERRA DELL’ALTOLIDO PRESSO GALLIPOLI

Questo terzo volume della collana De là da mar è dedicato ai preziosi affreschi medievali di San Mauro. La chiesa dell’antica abbazia italo-greca svetta tuttora sulla collina dell’Altolido di Gallipoli, lungo la direttrice per le marine di Nardò.

L’importante monumento, per più di un secolo drammatico manifesto della marginalizzazione e dell’incuria del patrimonio storico-artistico meridionale, dopo coraggiose ed estenuanti battaglie civili, appare il protagonista di una rinascita culturale. Il risultato è da ascrivere soprattutto al Comune di Sannicola, il cui territorio comprende l’Altolido gallipolino, che ha acquisito la proprietà della chiesa di San Mauro e ne ha promosso recupero e valorizzazione, azioni emblematicamente rappresentate anche da questo libro.

Questo volume, pure imperniato sulla qualità degli scritti, è dotato di un pregevole apparato iconografico, che esalta i dettagli, nonché di tavole grafiche di esemplare chiarezza. Il suo progetto editoriale conclude idealmente l’esemplare “restauro preliminare”, compiuto dal Comune di Sannicola e affidato allo Studio Costantini, dove gli affreschi sono stati sottratti a uno stato di “caduta spontanea” nonché riconosciuti nella loro reale ampiezza e scansione, e anticipa gli attesi esiti di un intervento degli Uffici periferici del Ministero BB.CC., dove, ripartendo da uno studio progettuale, si disvelano i brani pittorici inediti, già individuati, sotto agli scialbi, nel “restauro preliminare”. In particolare, il volume, multidisciplinare, raccoglie nove selezionati saggi, utili a rendere visibile un “patrimonio latente” sconosciuto e che, prima d’oggi, era, al più, solo sospettabile. Alla rivelazione di questa ricchezza hanno concorso illustri accademici, valenti ricercatori e professionisti di chiara fama.

Sergio Ortese, direttore della collana e curatore del libro, nel suo contributo chiarisce che sino dal Seicento innumerevoli articoli e saggi hanno preluso alla focalizzazione di un quadro storico-artistico e archeologico oggi scoperto o ancora da scoprire nell’antichissimo sito abbaziale.

Le vicende dell’insediamento abbaziale sono raccontate in un saggio di Mario Cazzato, dove, ripercorrendo i più aggiornati studi sulla civiltà bizantina medievale del Basso Salento, s’individua nell’area di Gallipoli e nel suo entroterra l’origine stessa di un grande fenomeno. Oltre alle vicende storiche sono esaminati alcuni aspetti dell’evoluzione tipologica dell’impianto architettonico.

Marina Falla Castelfranchi, con la sua consueta limpidezza, riesce a circostanziare la fondazione e la decorazione della fabbrica. Inoltre, ribadendo la peculiarità del ciclo gallipolino, di traslare una decorazione nata in chiese a pianta centrale in uno schema longitudinale, punta l’attenzione su alcuni inediti brani del ciclo cristologico. La studiosa attribuisce il ciclo pittorico a «un concepteur di profonda cultura» e, confrontandolo con altri programmi iconografici, giunge a cogliere l’importanza della stagione “bizantina” del Salento nonché a collocare i dipinti alla fine del XIII secolo.

Sempre sul versante iconografico, un saggio di Manuela De Giorgi, interfacciandosi agli esiti del restauro preliminare, riconosce, con dovizia di particolari, il variegato “Santorale” di evangelisti, monaci, vescovi, eremiti e militari, intessuto su absidi, pilastri e sottarchi della chiesa, in un gioco di alternanze e corrispondenze iconologiche. A testimoniare il ruolo di punta degli affreschi di San mauro tra le eccellenze della pittura italogreca interviene un’adamantina lettura stilistica e iconografica di Valentino Pace.

Lo studioso inquadra gli affreschi della chiesa di San Mauro, insieme a quelli della vicina abbazia di San Salvatore, in un «panorama dai vasti orizzonti, partecipi del sistema espressivo dei territori dell’ortodossia, determinato e siglato dall’inerenza ‘greca’ della loro committenza». Quanto alla natura materiale e allo stato conservativo delle superfici, decorate e no, di San Mauro il volume accoglie due contributi del “CNR – Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali” di Lecce: Francesco Gabellone ricostruisce il Monumento con tecniche di laser scanner, fotogrammetria e fotomodellazione 3D, mentre Giovanni Quarta e Davide Melica presentano gli esiti di una notevole indagine diagnostica sugli affreschi.

Centrale l’apporto del saggio (con ricca appendice) di Giuseppe Maria Costantini. Al restauratore e studioso è demandato il compito di illustrare gli esiti dello straordinario intervento di restauro preliminare, dall’indagine critica stratigrafica, un metodo specialistico finalizzato a riconoscere e distinguere tutti gli strati superficiali che costituiscono la storia materiale di ogni singola superficie murale dell’edificio, alla messa in sicurezza degli affreschi, ai saggi di restauro in opera e relative elaborazioni progettuali. In questo volume, le necessarie comparazioni con altri cicli pittorici sono tante, tuttavia è sembrato indispensabile che uno dei monumenti evocati fosse trattato, sia pure sinteticamente, assieme a San Mauro: la vicina San Salvatore, antico complesso abbaziale italo-greco, oggi inglobato in una masseria abbandonata e in fase terminale di degrado; un bene di privati che il mondo della cultura, raccolto attorno al Comune di Sannicola, cerca disperatamente di salvare. Maria Ritana Schirinzi, da sempre interessata a San Salvatore, fino dai suoi studi presso i Laboratori di Restauro in “Architettura Valle Giulia”, fornisce un esame architettonico-urbanistico del monumento nonché un suo accurato rilievo grafico.

Nello stesso capitolo, Giuseppe M. Costantini conduce un sintetico esame tecnologico delle superfici della chiesa, con interessanti esiti diretti o indiretti.

Un libro sugli affreschi dell’abbazia di San Mauro

Abbazia-S.-Mauro-Sannicola
Mercoledì 13 marzo 2013, ore 19, a Sannicola ci sarà la presentazione del volume “Sannicola – Abbazia di San Mauro. Gli affreschi sulla serra dell’Alto Lido presso Gallipoli” a cura di S. Ortese.

Edito da Lupo nella collana De là da mar saranno presenti, oltre l’editore Cosimo Lupo, gli autori Mario Cazzato, Giuseppe M. Costantini, Manuela De Giorgi, Marina Falla Castelfranchi, Francesco Gabellone, Davide Melica, Sergio Ortese, Valentino Pace, Giovanni Quarta, Ritana Schirinzi.

Introducono Giuseppe Nocera (Sindaco di Sannicola), Danilo Scorrano (assessore alla Cultura di Sannicola).
Presentano Gioia Bertelli (prof. ordinario di Storia dell’Arte Medievale presso l’Università degli Studi di Bari), Antonio Cassiano (Direttore del Museo Sigismondo Castromediano), Regina Poso (Ordinario di Storia del Restauro dell’Università del Salento).

uno degli affreschi sul sottarco dell'abbazia di san Mauro
uno degli affreschi sul sottarco dell’abbazia di san Mauro

Il ruolo dei Domenicani nella città di Gallipoli

di Gino Schirosi

Finora non era stato mai abbastanza riconosciuto quanto importante fosse stato il ruolo dei Padri Predicatori Domenicani in più di tre secoli e mezzo di presenza a Gallipoli. E quale fosse stato il contributo del loro impegno di predicazione e insegnamento nell’influire positivamente, forse ancor più dei Francescani, nel tessuto civile della nostra comunità, nell’evoluzione culturale della società, nella formazione dei giovani anche fuori dalle fasce elitarie, nella preparazione delle professioni e del clero, nel cammino dottrinario della Chiesa locale e persino nel radicamento istituzionale così come nella stima e nel favore popolare.

La storia dei P.P. Domenicani ebbe inizio nella primavera del 1517, allorché, grazie ai buoni uffici del governo spagnolo presso le autorità locali, raggiunsero Gallipoli invitati a fondare una loro comunità sulle estreme mura di ponente.  A reggere l’esigua diocesi gallipolitana (l’isola abitata ed il contado) era il cardinale Francesco Romelino, chiamato a ricongiungersi con l’Eterno Padre proprio l’anno successivo.

Erano trascorsi quattro anni dopo l’ultimo ufficio liturgico in lingua greca celebrato in cattedrale, da quando, chiusa la lunga parentesi bizantina, si avviava anche qui il rito latino, già in uso a Nardò e consolidato dai Normanni con feudatari e vassalli locali.

I Domenicani sostituirono l’ultimo abate di S. Mauro, appartenente ai monaci orientali di rito greco seguaci di S. Basilio, ormai in via d’estinzione nell’occidente cristiano. I frati si avvicendarono nel prendere possesso dell’antico cenobio greco-orientale, il “Magnum Monasterium Sanctae Mariae Servinarum Sancti Basilii”, citato in una bolla di papa Gregorio IX (m. 1241). Era stato distrutto, pare, durante l’assedio rovinoso di Carlo II d’Angiò (1284). Passarono ai frati di S. Domenico tutti i beni, già dei monaci Bizantini del monastero basiliano, presenti a Gallipoli dal sec. VIII dopo le persecuzioni iconoclastiche. Il patrimonio, con l’avallo delle autorità ecclesiastiche, fu trasferito alla diretta amministrazione dei nuovi arrivati.

La scienza teologica con lo studio e la disciplina caratterizzava l’Ordine domenicano che ha avuto il più rilevante influsso nella storia della Chiesa, nella cultura e nella società, se nell’era moderna è stato sempre protagonista nel bene e nel male. Neppure si dimentichi la feroce critica dantesca messa in bocca al grande domenicano S. Tommaso, celebratore di entrambi gli archimandriti fondatori dei due Ordini paralleli, ma inflessibile denigratore dei

San Mauro con il tetto rosa

di Gianni Ferraris

L’uomo ha raccolto tutta la saggezza dei suoi predecessori,

e guardate quanto è stupido

(Elias Canetti)

San Mauro con il tetto rosa. Parto dal bell’articolo pubblicato oggi, sabato 17 su Paese Nuovo, a firma Francesco Pasca (il sorriso rosa di San Mauro)  per comprendere, almeno per tentare di farlo. “Spero in un inizio di questo tipo se si vorrà raccontare un luogo. E’ così che vorrei iniziasse la nuova storia dell’abbazia di San Mauro… nella fattispecie di quel che oggi è un composto rudere onorato dal restauro posto “ieri” da altre motivazioni sulla Serra Salentina, sul gigante millenario che non è dato, né curato mai tingersi di verde, di spontanea macchia mediterranea…” prova ne siano le (artatamente) bruciacchiate sterpaglie attorno alla chiesetta che possono preludere ad un tentativo di cementificazione ulteriore della costa salentina.  E termina l’articolo con parole di liberazione autentica “Potessi farei tinteggiare di rosa il mondo, per ripulirlo con il Nuovo che non è questo Nuovo.”

I giovani, plurale,   arduo e troppo complesso per una sola persona, foss’anche un artista delle tinteggiature, hanno osato sfidare ed hanno dato visibilità, oltre che suscitare l’indignazione collettiva, ad una chiesetta abbandonata nonostante restauri fatti negli anni, hanno osato osare l’impossibile. Confesso

Il rosa di San Mauro

di Elio Ria

sanmauro-pink

La chiesa di San Mauro, austera, solitaria e guardinga. Un monoblocco di cristiane speranze, scarno, allocato sulla “rupe dritta”, fra sassi secolari e sterpi spinosi. Il Sud ha tanto da raccontare di chiese e di santi. Sciocchi noi a non sapere ascoltare. Stupidi a non apprezzare la bontà di una chiesa così singolare e umile. L’attrazione del mare è più forte e la chiesa vive il tempo dell’eternità, sconquassato nei mesi estivi dai rumori della discoteca sita a valle, sulla strada  Sannicola-Lido Conchiglie.

Questa chiesa che per secoli ha vissuto nell’anonimato di un luogo, fra tante difficoltà, ha saputo resistere all’incuria degli uomini. Oggi però è alla ribalta della cronaca per un atto vandalico perpetrato da ignoti disonesti.

Quando ho letto sul sito Spigolature salentine la notizia che il tetto della chiesa era stato imbrattato da vernice rosa, istintivamente ho sorriso. Ciò non sia inteso però come atto d’irriverenza. Ho invero ritenuto il gesto inusuale e inaspettato e sotto certi aspetti simpatico, perché colorare di rosa il tetto di una chiesa è in sé un fatto originale. Ovviamente  questa mia riflessione è da condurre alle concezioni e forme proprie  della mia poetica e non vuole in nessun modo giustificare l’atto. Quanto è stato fatto alla piccola chiesa è deplorevole e inqualificabile. Forse l’autore del gesto voleva lasciare una traccia di sé, un segno che potesse soddisfare la sua voglia di testimoniare qualcosa, come a volere dire “io ci sono”, “sto qui”.  Forse ha voluto emulare qualcuno che solo pochi giorni fa si è distinto a Roma per un altro gesto simile. È necessario capire e intervenire per aggiustare meccanismi perversi di rappresentazioni di follie individuali e collettive.

Ora la chiesa di San Mauro è in sofferenza, e solo Dio nella sua infinita bontà può perdonare l’uomo che ha sfigurato il monumento e il paesaggio rupestre. Gli uomini facciano il proprio dovere, attivandosi immediatamente per riportare le cose come erano prima, affinché la chiesa possa continuare a perpetuare il sentimento religioso di quei monaci basiliani che intesero tanti secoli fa erigere con la pietra dura e forte della terra del sud.

L’abbazia di San Mauro il giorno dopo

panorama dall’abbazia di San Mauro. Sullo sfondo la città di Gallipoli

di Marcello Gaballo

Non mi dò pace. Inutilmente cerco di darmi una spiegazione sul gesto inconsulto commesso nella giornata del 15 settembre ai danni del monumento insigne che da secoli domina il bellissimo tratto di costa ionica tra Gallipoli e Lido Conchiglie.

Alla cura meticolosa e sacra dei monaci italo-greci di rito bizantino che vi hanno officiato per secoli subentrò l’abbandono per oltre un secolo. Qualificati mercanti nel frattempo strappavano alcuni dei bellissimi affreschi che la decoravano. Finalmente il recupero da parte dell’amministrazione di Sannicola, nel cui territorio ricade il bene, con tentativi di rivitalizzazione dell’ameno luogo. Denaro speso per proteggerlo, per restaurarlo nelle parti più

San Mauro. Il Gruppo Archeologico di Terra d’Otranto si costituisce parte civile

 

a cura del Gruppo Archeologico di Terra d’Otranto 

 

All’indomani della denuncia contro ignoti presentata dal Comune di Sannicola (Le) proprietario dell’abbazia bizantina di San Mauro, nel tratto costiero S. Maria al Bagno – Gallipoli, a seguito dell’ignobile atto vandalico che ha colpito la chiesa abbaziale tingendone il tetto e le murature di vernice rosa, il Gruppo Archeologico di Terra d’Otranto esprime tutta la propria indignazione per il grave gesto, che testimonia ancora una volta lo stato d’emergenza in cui versano i beni culturali della Nazione.

Da tempo denunciamo ripetutamente lo stato di abbandono e negligenza di chi, pur avendo l’obbligo di provvedere alla cura e salvaguardia dei monumenti, di fatto non reputa necessario procedere ad azioni all’uopo mirate, e che costituisce la base su cui si sviluppano gli atti vandalici che tristemente registriamo in maniera ripetuta.

Augurandoci che le forze di pubblica sicurezza concludano nel tempo più breve le indagini e si giunga all’identità dell’attentatore, sin d’ora comunichiamo la nostra intenzione a costituirci parte civile nel processo a

Incredibile scelleratezza nei confronti dell'abbazia di San Mauro!

 

 

 

VIOLATA L’ABBAZIA SAN MAURO!

 

di Danilo Scorrano

L’antica abbazia bizantina di San Mauro la scorsa notte è stata imbrattata da vernice rosa shocking.

Il tetto completamente dipinto e le facciate esterne rigate dalle scolature è questa la sconcertante scena presentatasi davanti agli occhi dei carabinieri di Sannicola e degli assessori del comune accorsi sul posto appena ricevuta la segnalazione. Prontamente si è provveduto a denunciare l’episodio alla

Antico esempio di aridocoltura nei pressi della chiesetta bizantina di San Mauro

L’Enigma di San Mauro! Forse un antico esempio di aridocoltura nei pressi della chiesetta bizantina di San Mauro in Gallipoli

di Oreste Caroppo
Serra dell'Alto in località San Mauro, la chiesa di San Mauro in alto, sul rilievo collinare. Il vallone alto, costellato di cumuli di pietre a secco, è quello che si intravede al centro in fondo, tra la chiesetta a destra, e l’albero alloctono di eucalipto sulla sinistra, alla stessa quota o poco più in basso della chiesetta. La foto è di Oreste Caroppo ed è stata scattata il 13 agosto del 2007, verso le ore 15

 

Nei pressi dell’antica chiesetta bizantina di San Mauro sulla Serra dell’Altolido, non lontano da Gallipoli, lungo la litoranea Gallipoli-Santa Maria al Bagno, a circa 70m di altezza sul livello del mare, ed in territorio del Comune di Sannicola, si osserva, sul costone roccioso della chiesetta che degrada verso il mare, poche decine o centinaia di metri, grossomodo a Nord, di questa, e più o meno alla stessa quota, una singolare distesa rocciosa, quasi in una sorta di largo alto vallone sempre nel versante del costone roccioso che guarda e degrada verso il mare, il Golfo di Taranto, (mare poco distante e che domina tutto il bel panorama che lì si gode).
In questo enigmatico campo, a pochi metri l’uno dall’altro, si elevano cumuli di spietramento a centinaia; alcuni cumuliformi, altri a forma di muraglioni

La Fondazione Terra d'Otranto, senza fini di lucro, si è costituita il 4 aprile 2011, ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Puglia - con relativa iscrizione al Registro delle Persone Giuridiche, al n° 330 - in data 15 marzo 2012 ai sensi dell'art. 4 del DPR 10 febbraio 2000, n° 361.

C.F. 91024610759
Conto corrente postale 1003008339
IBAN: IT30G0760116000001003008339

Webdesigner: Andrea Greco

www.fondazioneterradotranto.it è un sito web con aggiornamenti periodici, non a scopo di lucro, non rientrante nella categoria di Prodotto Editoriale secondo la Legge n.62 del 7 marzo 2001. Tutti i contenuti appartengono ai relativi proprietari. Qualora voleste richiedere la rimozione di un contenuto a voi appartenente siete pregati di contattarci: fondazionetdo@gmail.com.

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi:
Gestione contatti e invio di messaggi
MailChimp
Dati Personali: cognome, email e nome
Interazione con social network e piattaforme esterne
Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Servizi di piattaforma e hosting
WordPress.com
Dati Personali: varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio
Statistica
Wordpress Stat
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Informazioni di contatto
Titolare del Trattamento dei Dati
Marcello Gaballo
Indirizzo email del Titolare: marcellogaballo@gmail.com

error: Contenuto protetto!