L’associazionismo giovanile negli anni 70 a Spongano

di Giuseppe Corvaglia

Negli anni ’70 i giovani a Spongano, sperimentarono una modalità di aggregazione ancora nuova che, con nome anglofilo, chiamarono Club. All’epoca, sembrava non facessero più presa né le esperienze associazionistiche tradizionali come l’Azione Cattolica, i partiti politici, le Confraternite, né quelle più moderne, figlie del ’68, come il Circolo Studentesco Ricreativo.

L’esigenza dei giovani era quella di avere un posto, diverso dal bar o dalla piazza, dove stare insieme a chiacchierare su quanto succedeva nel paese o su quello che capitava a scuola oppure ancora un luogo dove scambiarsi opinioni, confrontarsi e divertirsi in vari modi con poco. Una sorta di “nido” che li facesse sentire a proprio agio, a “casa propria”, senza gli occhi degli adulti addosso che dicessero cosa fare o cosa non fare.

I giovani si associarono per classi d’età o per interessi comuni: fra questi non era trascurabile quello di incontrarsi con le ragazze per conoscersi meglio, senza fomentare chiacchiere.

Allo scopo recuperarono vecchie case non più abitate, talvolta con pavimenti sconnessi o pareti scrostate, e ne fecero accoglienti luoghi di ritrovo e aggregazione.

Club Universal 1977

 

Queste associazioni prosperarono a Spongano mantenendo una sana laicità sia nei riguardi della Chiesa, sia nei riguardi delle Istituzioni e dei Partiti, che non significava rifiuto o rivolta nei loro confronti, ma solo sana voglia di sentirsi liberi e indipendenti. In ogni club c’erano militanti di destra, di centro e di sinistra, anche agguerriti, e ragazzi che della politica non si interessavano affatto, ma tutti convivevano senza problemi di sorta.

Il Club era un posto riservato, ma sapeva accogliere e questo lo si vedeva nella frequentazione di amici dei soci oppure, in estate, quando arrivavano dei ragazzi forestieri che trovavano nei club un punto di riferimento per incontrare amici nel breve periodo delle vacanze sponganesi: era così che nascevano amicizie care e solide.

In queste associazioni, i giovani, spesso minorenni, riuscivano con i propri risparmi a pagare l’affitto, a comprare uno stereo, i dischi, gli addobbi e le prime luci psichedeliche, aggiustate alla bell’e meglio dal componente del club più esperto o dall’amico che si interessava di elettronica.

Nei Club ci si autogestiva, si cresceva, si cercava una propria emancipazione per liberarsi dalla angusta realtà di un paesino, facendo insieme esperienze importanti. Si ascoltava soprattutto musica che spesso esprimeva emozioni e sensazioni meglio di tanti discorsi.

Anche l’approccio con l’altro sesso era facilitato (senza che venissero meno un essenziale rispetto e un sufficiente pudore), ma trovavano posto pure la discussione e il confronto fra pari, la responsabilità di tener fede agli impegni presi e di portare a termine un lavoro, nonché la possibilità di creare cose nuove spesso proposte alla comunità, vivacizzandone la vita routinaria.

In questo modo scaturirono momenti che portarono queste piccole comunità a uscire dalla monotonia di tutti i giorni e a esporsi al pubblico con attività come il teatro della Nuova Compagnia del Teatro Popolare o gli Scuola-quiz del Club Jolly o i Piccolo Festival del Club Royal o, ancora, la Corrida del Club Universal.

Ogni club cercava di organizzare eventi, spettacoli, iniziative, per esprimersi al meglio e per caratterizzarsi rispetto agli altri gruppi, ma anche per rimpinguare le casse del club stesso e trovare le risorse per i propri progetti (per quanto ci si inventasse anche alternative come per esempio una stagione di coltivazione di tabacco posta in atto dal club Jolly). Il fulcro di questi spettacoli era la Sala Parrocchiale, ma talvolta gli eventi erano accolti anche nel Cinema Italia di via Ariosto.

La spinta a realizzare questi eventi era sì un’esigenza economica, ma anche l’intenzione di trovare una propria peculiarità, cercando, magari, un approccio culturale che non fosse solo di semplice intrattenimento.

La Nuova Compagnia del Teatro Popolare, che aveva sede in una casa di via Chiesa, quasi all’angolo con la farmacia, scelse il teatro. Inizialmente propose una commedia, inventata dagli stessi componenti: U Furese, firmata da Claudio Casarano e Italo Stefanelli, ma realizzata con il contributo di tutti i componenti. Successivamente misero in scena altre rappresentazioni teatrali leggere, come U Requenzinu ‘nnamuratu, o drammatiche, come Una madre d’Italia e la Passione di Gesù.

La NCTP in una rappresentazione de U Furese con Claudio Casarano protagonista

 

Il Club Jolly, ubicato in via San Leonardo, si inventò gli “Scuola-quiz”, ispirandosi al famoso “Chissà chi lo sa” di Febo Conti. I ragazzi del club selezionarono delegazioni di classi della Scuola media per sottoporle a domande di cultura generale e scolastica, sfruttando anche la grande simpatia che il pubblico aveva per i quiz e la inevitabile competizione che si veniva a creare fra i concorrenti, solleticando pure la vanità dei genitori che accorrevano a fare il tifo per i loro piccoli campioni.

Il Club Royal, situato in via Giovanni XXIII, toccò lo stesso tasto, ammiccando alla sensibilità dei genitori, facendo gareggiare con canzoni dello zecchino d’oro, e non solo, piccoli cantanti in erba in eventi chiamati “Piccolo festival”.

Nessuno dei componenti del club allora suonava, ma si ingegnarono e coinvolsero Uccio Zippo con la sua chitarra (chi potrà dimenticare la mitica Apache!) e quella che allora si chiamava Musical Band, realizzando spettacoli sicuramente gradevoli e partecipati.

Le edizioni del “Piccolo Festival” potevano sembrare una cosa semplice da fare, ma richiedevano un’organizzazione non indifferente: occorreva reclutare i “mini cantanti”, vincendo la resistenza dei genitori, andare a prenderli per le prove e riportarli a casa, essendo essi piccoli, e tutto questo significava mostrare impegno e un adeguato senso di responsabilità.

La Corrida Sponganese

 

Il Club Universal, che aveva sede in un vicoletto di Via Chiesa, riunì per la maggior parte musicisti in erba che già si erano aggregati a formare la Musical Band e poi la Mini Orchestry per cui impostarono i loro eventi sulla musica.

Lo spettacolo più riuscito, che poi diventò una tradizione, fu laCorrida Sponganese”, che riscosse grande successo e portò alla ribalta personaggi di cui, all’epoca, i più ignoravano le qualità artistiche.

I concorrenti cantavano, suonavano, sfoggiavano una discreta, quando non ottima, abilità, ma talvolta alcuni competitori, se pure mostravano scarse doti tecniche o artistiche, ispiravano una simpatia e una verve comica ineguagliabili, suscitando curiosità e raccogliendo il plauso del pubblico.

Talvolta il concorrente riusciva ad aggregare una claque che travalicava gli angusti confini della famiglia. Ricordo ancora oggi lo straordinario numero di tifosi che accorse ad applaudire Vittorio Papa: familiari, colleghi di lavoro, simpatizzanti, portandolo, con il loro sostegno appassionato, alla vittoria finale.

Spesso questo tifo “popolare” poteva anche penalizzare chi era più bravo tecnicamente, ma non riusciva a captare la benevolenza del pubblico, come capita, ancora oggi, di vedere alla Corrida televisiva dove è il pubblico a decidere le sorti della gara.

Mini Orchestry a un Carnevalissimo

 

I componenti del club Universal che suonavano erano Nicola Paoli clarinettista e poi batterista, Raffaele Rizzello clarinettista e sassofonista, Giuseppe Guida Trombone, concertatore e curatore delle parti, Raffaele Corvaglia che suonava il flicorno soprano, Franco Marti che suonava la tromba e il sassofono soprano, e il sottoscritto, Giuseppe Corvaglia, che suonava il flauto traverso e il sassofono, per una breve stagione.

A questi si aggiungevano Carmelo Paiano e Vittorio Donadeo, più di una volta presentatori degli spettacoli proposti, Giacomino Picci e Luigino Rizzo, spesso protagonisti di esilaranti scketch, Walter Erriquez, risorsa per la soluzione di problemi tecnici ed elettrici, Pino Ragusa, esperto, per quella cerchia, di musica rock e assiduo lettore di “Ciao 2001”, Nino Giannuzzo, Vito Lazzari, Alfredo Rizzello, Giorgio Buffo, Salvatore Gambino, Giovanni Marti. Ognuno trovava il modo di essere utile, anche perché l’organizzazione di questi eventi non era solo quello che si vedeva sul palco, ma anche: predisporre le prove, cercare gli sponsor, provvedere alla stampa dei manifesti, trovare l’amplificazione, magari senza pagarla, spostare gli strumenti, interloquire con la SIAE, contrattare la gestione del teatro… la buona riuscita dell’evento era il risultato del gioco di tutta la squadra e questo valeva per tutti i Club e per tutti gli eventi.

Oltre alle varie Corride, il Club organizzò anche serate di intrattenimento in occasione del Carnevale (Carnevalissimo) sulla scia di uno spettacolo organizzato inizialmente dal Club Royal con il medesimo obiettivo: guadagnare creativamente soldini per il club.

Negli ultimi tempi, il complesso nostrano venne integrato da elementi esterni e poi subentrarono gli S.R.C. (Società Riunita in Concerto), un gruppo pop-rock di Marittima che ha curato le musiche delle ultime edizioni della Corrida sponganese.

Un’altra cosa che il Club Universal organizzò fu un torneo di Calcio (ripetuto per 3 o 4 anni) che però non riuscì a vincere mai, nonostante giocassero fra le sue fila giocatori di buona caratura, per la bravura di una squadra chiamata Imperador (praticamente un club senza sede), ma anche per le puntuali autoreti di un socio, che puntualmente infilzava il proprio portiere, ma poi si faceva perdonare con le splendide prestazioni da libero.

Un anno fu pure ingaggiato come “commissario tecnico” Salvatore Corvaglia, gloria del calcio locale, ma non ci fu niente da fare: l’Imperador, che ha rifornito di calciatori le squadre locali, era più forte, calcisticamente, si intende.

Ai Club citati è giusto aggiungere anche il Club Genesis sito in via Congregazione, che non si espresse con particolari eventi pubblici come gli altri club, ma mostrò una maggior apertura nella cerchia dei soci ivi comprese le ragazze che negli altri club erano di casa come frequentatrici, ma non come socie.

Ognuna di queste associazioni ha accolto tanti piccoli uomini vogliosi di crescere, di trovarsi, di sentirsi grandi, mostrando fantasia e creatività, capacità e operosità, impegno e senso di responsabilità, qualità che poi nella vita servono sempre.

Bei ricordi di una specie di Happy Days casareccia senza Fonzie.

 

Foto da raccolte di Raffaele Corvaglia, Felice Rizzello, Raffaele Rizzello

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Un commento a L’associazionismo giovanile negli anni 70 a Spongano

  1. SONO STATI DEGLI ANNI BELLISSIMI CHE I NOSTRI FIGLI NON VIVRANNO PURTROPPO CERA UN RAPPORTO SPECIALE CON TUTTI E CI SI DIVERTIVA CON POCHE LIRE ED ANCHE SENZA E TRA DI NOI AMICI CERA VERAMENTE UN RAPPORTO SPECIALE DI AMICIZIA

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