Ggimentu, gimmientu e ggimintare

di Armando Polito

L’etimologia fa vivere le esperienze più bizzarre e cantonate memorabili. Per esempio: chi sarebbe disposto ad accettare che la voce italiana territorio non derivi da terra e, al contrario che ci siano rapporti tra cemento, cimento e cimentare, cioé le tre voci italiane perfettamente corrispondenti a quelle neretine del titolo? Sulla tutt’altro che probabile derivazione di territorio da terra do appuntamento al lettore interessato sul mio profilo Facebook (aperto a tutti) per uno dei prossimi giorni, mentre per quanto riguarda cemento, cimento e cimentare dirò brevemente che cemento deriva dal latino caementum (deverbale da caedere=tagliare, fare a pezzi), che significava pietra da costruzione, ma anche malta. Cimentare, invece, deriva da cimento (variante di cemento) nel significato antico di mistura per saggiare i metalli preziosi, da cui il significato di cimentare (usato riflessivamente) sinonimo di mettersi alla prova. La voce salentina ggimintare (da cui gimmientu col significato di provocazione e, con vocalismo diverso in funzione di differenziazione semantica, ggimentu col significato di cemento) ha un uso anche non riflessivo col significato di provocare in espressioni del tipo no mmi ggimintare (non provocarmi) e nel proverbio Arata e trairsata ole la terra, amata e ggimintata ole la tonna, del quale mi sono occupato in https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/12/17/ggimentu-e-ggimintare-dalla-speculazione-edilizia-alle-molestie/ in un post del quale quello di oggi può essere considerato integrazione. E di questo debbo essere grato al professor Federico La Sala, il cui commento ad un mio post piuttosto recente (https://www.fondazioneterradotranto.it/2018/06/19/sternatia-un-indovinello-in-griko/) mi ha consentito di aggiungere quanto segue.

Il professore, infatti ricordava che a p. 9 della raccolta del Morosi da cui avevo tratto l’indovinello in griko oggetto del post stesso, si legge ua preghiera infantile. La riporto in formato immagine.

Il testo in griko presenta vocaboli romanzi (quelli che lo stesso raccoglitore ha posto in corsivo) che manifestano una già avvenuta contaminazione tra le due lingue (in scampèfsu, parentu e cimentu il fenomeno coinvolge una sola parola con la radice romanza da una parte e la desinenza grika dall’altra), contaminazione piuttosto strana, perché, al di là dell’evocazione quasi da litania insita nella rima tra parentu e cimentu, il fenomeno sarebbe giustificato solo se non esistessero corrispondenti in griko di queste due voci. Io, ho avuto occasione di dirlo più di una volta,  non conosco il griko; e, allora, qualcuno mi può aiutare? intanto, perché anche il lettore comune possa cogliere i punti in comune, do di seguito la mia traduzione in greco classico.

Τὸν Χριστὸν τὸν θέλω ἐγὼ διὰ κύριον,

τἠν Madonna τἠν θέλω ἐγὼ διὰ μάμμαν,

τὸν ἄγιον Giseppo ἐγὼ διὰ ἀδελφὸν,

τοὺς ἀγίους ὅλους τοὺς θέλω διὰ parentους,

ἵνα με scampωσι ἐξ’ὅλου τοῦ cimentου.

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6 Commenti a Ggimentu, gimmientu e ggimintare

  1. Proprio oggi sul mio profilo Facebook (aperto a tutti) ho postato una richiesta di aiuto per fruire della collaborazione di una vasta platea ai fini dell’individuazione dell’etimo di “territorio”. Indipendentemente dalla qualità e quantità del riscontro, fra qualche giorno, sempre su Facebook,chi ha interesse potrà vedere com’è andata e prendere atto delle mie conclusioni.

  2. Ricordo a Novoli la figlia diceva alla mamma(Me sta cimenta= infastidire ) invece( cimientu = cemento le varianti cemientu a Lecce e cimentu a Salice Salentina.
    in Italiano invece ( si cimentano= prendono confidenza )
    un saluto da Torino
    Ersilio Teifreto

  3. IL “CIMENTO” DELL’ACCADEMIA GALILEIANA E LA “PIETRA” DEI FILOSOFI: “PROVANDO E RIPROVANDO”!

    A riorganizzare le idee, a sollecitare ulteriori riflessioni e approfondimenti sugli importanti e vitali “rapporti tra cemento, cimento e cimentare” (“Ggimentu, gimmientu e ggimintare”), e a non cadere nel delirio di onnipotenza della preghiera nient’affatto evangelica (cfr.:https://www.fondazioneterradotranto.it/2018/06/19/sternatia-un-indovinello-in-griko/#comment-88216 ) e nientaffatto infantile, troppo “infantile” (“Cristo lo voglio io per Padre/ la Madonna la voglio per Madre/ S. Giuseppe lo voglio per fratello,/ I Santi tutti li voglio per parenti / Affinché mi scampino da tutti i cimenti” – vale a dire, i serpenti-parenti), tenendo conto delle precisazioni etimologiche del prof. Polito e
    delle mie “vecchie” note relative al suo articolo “Serpente? Presente” (cfr.: https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/10/04/serpente-presente/#comment-61939),

    RICORDO

    che il motto della ACCADEMIA DEL CIMENTO (“Accademia dell’esperimento” – cfr.: https://it.wikipedia.org/wiki/Accademia_del_cimento#cite_note-2), nel solco del “Saggiatore” di Galileo Galilei, è

    “PROVANDO E RIPROVANDO”.

    Solo su questa strada, valendosi “del proprio intelletto senza la guida di un altro”, con l’uso della propria “bilancetta”, è possibile trovare all’interno dalla caverna la “pietra da costruzione” (“lapis philosophorum”), “l’uscita dallo Stato di minorità” (Kant: http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=4829) e, al contempo, la facoltà di saper distinguere “come va il cielo” e “come si va in cielo” (Galileo Galilei).

    Federico La Sala

  4. PROVANDO E RIPROVANDO. LA STELLA E IL NARDO ….

    SICCOME sul piano antropologico, filosofico e teologico-politico, ancora (dopo duemila anni e più dalla nascita di Cristo) molta è la confusione – proprio per la non volontà di accogliere l’indicazione galileiana e ben distinguere il “come va il cielo” dal “come si va in cielo” – su quale sia il “modello” di “sacra” famiglia (ricordare la “vecchia” preghiera dei bambini, già citata: “Cristo lo voglio io per Padre/ la Madonna la voglio per Madre/ S. Giuseppe lo voglio per fratello,/ I Santi tutti li voglio per parenti / Affinché mi scampino da tutti i cimenti”), in occasione delle celebrazioni per i genitori (Louis et Zélie Martin) della carmelitana Teresa di Lisieux (Teresa di Gesù Bambino), canonizzati da papa Francesco nel 2015 (cfr. https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/il-giubileo-degli-sposi-santi), ricordando che nello stemma episcopale dello stesso papa c’è la STELLA e il NARDO (cfr.: https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Francesco#Lo_stemma_papale) per manifestare la propria devozione a MARIA e GIUSEPPE, c’è da augurarsi che un giorno (non lontano) si arrivi a un grande “anno giubilare” per i genitori del Bambino Gesù e, finalmente, in Spirito pieno di Grazia (“Charis”) e di Grazie (“Charites”)*, si giunga a scrivere una BUONA PREGHIERA, degna della BUONA NOVELLA e di tutti i bambini e di tutte le bambine dell’Universo….

    Federico La Sala

    *SUL TEMA, cfr. le mie note all’art. “L’affresco di Sant’Agostino nella cattedrale di Nardò” (https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/08/28/laffresco-di-santagostino-nella-cattedrale-di-nardo/#comment-63559).

  5. DOC.:

    IL NARDO. Il profumo di nardo…..

    di Filippa Castronovo (“Conoscere la Bibbia”, 02 Apr 2015) *

    Il nardo è un olio profumato di altissimo valore. Nella Bibbia è simbolo dell’amore fedele fino a dare la vita. Un semplice vasetto di questo olio profumato, infatti, costava più di trecento denari, quasi quanto lo stipendio annuale di un salariato.

    Per tale motivo nella Bibbia il profumo del nardo esprime l’amore che non ha prezzo e si realizza diffondendosi…

    Nel libro del ‘Cantico dei Cantici’ il simbolo del nardo indica un amore immenso,
    * http://www.paoline.it/blog/bibbia/169-il-profumo-di-nardo-simboli-biblici.html

  6. DOC. 2: “LA STELLA E IL NARDO ” DI PAPA FRANCESCO…

    Catechesi sul “Padre nostro”: 7. Padre che sei nei cieli*

    […] Proseguiamo le catechesi sul “Padre nostro”. Il primo passo di ogni preghiera cristiana è l’ingresso in un mistero, quello della paternità di Dio. Non si può pregare come i pappagalli. O tu entri nel mistero, nella consapevolezza che Dio è tuo Padre, o non preghi. Se io voglio pregare Dio mio Padre incomincio il mistero. Per capire in che misura Dio ci è padre, noi pensiamo alle figure dei nostri genitori, ma dobbiamo sempre in qualche misura “raffinarle”, purificarle. Lo dice anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, dice così: «La purificazione del cuore concerne le immagini paterne e materne, quali si sono configurate nella nostra storia personale e culturale, e che influiscono sulla nostra relazione con Dio» (n. 2779). […]

    […] Il dio greco dell’amore, nella mitologia, è quello più tragico in assoluto: non si capisce se sia un essere angelico oppure un demone. La mitologia dice che è figlio di Poros e di Penía, cioè della scaltrezza e della povertà, destinato a portare in sé stesso un po’ della fisionomia di questi genitori. Di qui possiamo pensare alla natura ambivalente dell’amore umano: capace di fiorire e di vivere prepotente in un’ora del giorno, e subito dopo appassire e morire; quello che afferra, gli sfugge sempre via (cfr Platone, Simposio, 203). […]

    * PAPA FRANCESCO – UDIENZA GENERALE – Aula Paolo VI – Mercoledì, 20 febbraio 2019 (TESTO INTEGRALE, ->: https://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2019/documents/papa-francesco_20190220_udienza-generale.html).

    Federico La Sala

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