La collezione dei fossili di Pippi Ciullo a Vitigliano

DALL’ATTIVITÁ DI CAVA ALLA VALORIZZAZIONE MUSEALE: LA COLLEZIONE DEI FOSSILI DI PIPPI CIULLO A VITIGLIANO

di Cristina Caiulo*, Stefano Margiotta **

 

Introduzione

Il Museo dei fossili di Vitigliano, frazione di Santa Cesarea Terme, raccoglie l’opera di un instancabile esploratore della sua terra, il salentino Pippi Ciullo. Si deve alla sua curiosità ed alla sua appassionata raccolta di pietre – che durante l’attività di cavatore si trovava tra le mani – se oggi possiamo comodamente ammirare straordinari esemplari di rocce e di fossili, alcuni dei quali incastonati come gemme preziose nelle piccole costruzioni realizzate da lui stesso nel “Giardino delle favole di pietra”.

Museo di Vitigliano

 

Il contesto geologico

Il territorio di Vitigliano è tra i più geologicamente affascinanti della Penisola salentina. Esso custodisce importanti affioramenti che testimoniano gli eventi geologici che hanno caratterizzato questo lembo di terra e gran parte del bacino del Mediterraneo, in un arco di tempo che va perlomeno dalla fine del Cretaceo (circa 70 milioni di anni fa) sino all’Oligocene superiore (circa 25 milioni di anni fa). Non stupisce quindi che proprio da Vitigliano cominci la storia di Pippi Ciullo, perché nella sua terra, o meglio tra le rocce che lo circondavano, egli poteva trovare quei fossili che tanto lo attiravano. La maggior parte dei blocchi che costituiscono le sue abitazioni provengono da cave di calcare cretacico. La più importante di queste cave è posta in località Serra di Poggiardo, a metà della strada provinciale a valenza paesaggistica (SP233LE) che collega gli abitati di Ortelle e Cocumola, laddove affiorano calcari bianchi ben noti alla comunità scientifica per la presenza spettacolare di resti di rudiste (Laviano e Sirna, 1993; Laviano 1996, Sladic-Trifunovic, 1987; Sladic-Trifunovic e Campobasso, 1980).

La successione affiorante ha uno spessore di circa 4m ed è caratterizzata da biocalcareniti bianche e biocalciruditi con tessitura packstone. La stratificazione è mal distinguibile ma a luoghi evidenziata dalla presenza di laminazioni e gradazioni oltre che da brusche variazioni nella granulometria del sedimento. Le litofacies cambiano verso l’alto e lateralmente in calcari organogeni con matrice biocalcarenitica fangosa (Laviano e Sirna, 1993).

Come scritto sopra le rudiste rappresentano l’elemento più significativo della successione. Esse sono generalmente di grandi dimensioni, concentrate in lenti, raramente in posizione di vita e con entrambe le valve conservate. Laviano e Sirna (op. cit.) hanno riconosciuto le seguenti forme: Pseudopolyconites ovalis apuliensis, Pironaea slavonica, Joufia reticolata, Mitrocaprina bulgarica, Sabinia klinghardti, Hippurites colliciatus, Vaccinites ultimus, Favus antei, Radiolites spongicola, Radiolites angeioides, Radiolitella maastrichtiana, Biradiolites chaperi, Biradiolites stoppani, Petkovicia varajana, Bayleia sp., Bournonia excavata.

Da un punto di vista paleoecologico sono state riconosciute forme appartenenti sia al tipo elevato che sdraiato e appoggiato che ben si adattano ad ambienti di elevata energia. Questa osservazione, combinata con i caratteri litologici osservati che mostrano continue interazioni tra fondi stabili (calcari organogeni) e sedimenti mobili soggetti ad idrodinamismo elevato (biocalcareniti e biocalciruditi con matrice fangosa), contribuiscono a definire un ambiente di sedimentazione di margine di piattaforma.

Si segnala inoltre la presenza di altri macrofossili nella successione quali ad esempio bivalvi e gasteropodi ma soprattutto che la cava è la località tipo di Raadshovenia salentina. Frequente infatti è la microfauna caratterizzata essenzialmente da foraminiferi, ostracodi, alghe verdi, echinoidi, Dasicladali. De Castro (1990), per la presenza di Pseudosiderolites vidali e Pseudochubbina bruni riferisce al Campaniano superiore – ?Maastrichtiano inferiore la successione.

Il sito appena descritto è stato dichiarato geosito (cioè sito di importanza geologica) nel censimento eseguito da Universus per conto della Regione Puglia, in adempimento della Legge n. 33 del 2009 che ha per oggetto la tutela del Patrimonio Geologico e Speleologico.

Lungo il percorso che porta al secondo affioramento che qui si descrive potrete in più luoghi individuare dei giacimenti a rudiste nei banchi calcarei, sino a quando non intersecherete la strada che collega Vitigliano a Cerfignano. Il taglio stradale infatti mostra litologie maggiormente calcarenitiche – sabbiose e, soprattutto, un’associazione fossilifera diversa da quelle osservate in precedenza.

Lungo la strada a valenza paesaggistica che collega Cerfignano a Vitigliano, nei pressi di questo ultimo, affiorano su entrambi i lati della strada i Calcari di Castro che qui mostrano spessori di circa 5m). Il taglio stradale permette di osservare le numerose colonie di coralli in posizione di vita, immerse in una sabbia bioclastica fortemente bioturbata, priva di qualsiasi struttura, sciacquata e ridistribuita verso terra dal fronte della scogliera come accade attualmente ad opera di tempeste e forti mareggiate.

Il sedimento è costituito principalmente da un packstone/grainstone ricco in resti di coralli, alghe corallinacee, bivalvi, gasteropodi, echinidi e foraminiferi. Sembrano esserci zone a maggiore concentrazione di coralli in posizione di vita (probabilmente piccoli patch-reefs o chiazze coralline) che si alternano a zone dove sabbia e detrito sono più abbondanti. Dal punto di vista paleontologico, i coralli sono sicuramente i fossili più rappresentati e ben visibili. Si tratta esclusivamente di esacoralli (ordine Scleractinia) quasi tutti di tipo coloniale; rarissime le forme solitarie. Su un totale di circa 300 esemplari visti in affioramento, un buon 30% è costituito da Porites, il 15% da Favites, il 13% da Tarbellastrea e l’11% da Pavona. Le colonie coralline appaiono piuttosto sviluppate in dimensioni e assumono le forme di crescita più varie: si passa da colonie dall’abito massivo-globoso, a colonie dalla forma colonnare, digitata-ramificata fino a colonie di tipo laminare.

Oltre alle forma di crescita che costituisce una peculiarità del sito, si possono osservare altri aspetti interessanti come le bande di crescita ognuna delle quali corrisponde al livello occupato dal bordo calcinale del corallo durante la crescita, oppure le numerose tracce di organismi litofagi che hanno infestato alcune colonie coralline.

Questi coralli sono l’eccezionale testimonianza della scogliera che nel corso dell’Oligocene (circa 25 milioni di anni fa) si instaurò lungo la parte meridionale – orientale della penisola salentina costituendone, in questi luoghi, l’ambiente di retroscogliera: qui, a seguito di onde di tempesta e forti mareggiate, il sedimento del fronte della scogliera veniva ridistribuito verso l’interno (Bosellini et al., 1992,1993,1994).

I siti di interesse geologico di Vitigliano non si esauriscono agli affioramenti cretacici ed oligocenici: particolarmente importante la vora di Vitigliano, detta anche dei tre ponti (Figura 6). Questa cavità carsica, che si estende per almeno 225m di ramificazioni e per 37m di dislivello secondo le ricerche degli speleologi, raccoglie le acque di una vasta area afferente oltre che quelle che vi confluiscono a mezzo di tre canali. Parzialmente occlusa dalla vegetazione, l’esplorazione della vora è comunque assolutamente sconsigliata se non con le relative autorizzazioni ed in compagnia di personale speleologico qualificato.

L’itinerario proposto, così riccamente geologico, non potrà che stimolare la fantasia dell’esploratore nell’immaginazione dei paesaggi che un tempo dovevano caratterizzare questa porzione di territorio e trova giusta meta proprio nel “giardino delle favole di pietra” di Pippi Ciullo. Ciullo era affascinato dalla ricchezza paleontologica delle rocce che estraeva nonché dall’incredibile varietà di forme che queste assumevano tanto da raccoglierne le più singolari ed utilizzarle per la costruzione dei trulli che oggi possiamo osservare. In essi, incredibilmente incastonati, l’esploratore potrà divertirsi ad individuare splendidi esemplari di rudiste ed ammoniti (Cefalopodi) per poi godersi, dal ciglio della scarpata che delimita la Serra di Poggiardo, lo splendido panorama del tratto costiero di Santa Cesarea (Margiotta, 2016).

Pippi Ciullo nelle parole del figlio Angelo

Pippi Ciullo nasce a Vitigliano, frazione di Santa Cesarea Terme in provincia di Lecce, il 27 luglio del 1940 e scompare nel 2003. Dalle parole del figlio Angelo si delinea la figura di questo cavatore di pietre, che sin da piccolo mostra una passione per le pietre fuori dall’ordinario, tanto da iniziare a raccogliere quelle che gli apparivano più belle già dall’età di tredici anni.

Sig. Angelo, innanzitutto la ringrazio molto per la disponibilità e passo subito alle domande. Che cosa dicevano in famiglia di questa particolare e precoce passione di Pippi?

In realtà mio padre per un certo periodo smette di portare a casa le pietre, anche se continua a fare il cavatore fino ai diciassette anni, perché in effetti la cosa appariva un po’ fuori dal comune ai suoi familiari. Poi parte per fare il militare e dopo, come tanti salentini primi di lui, va a lavorare in Svizzera. Quando torna nel Salento, nel 1969, decide di comprare proprio la cava dove aveva lavorato da ragazzo ed inizia l’attività di commercio della breccia. A questo punto si risveglia in lui l’antica passione e intorno alla metà degli anni Settanta ricomincia a raccogliere le pietre.

Quando suo padre inizia a capire che quelle pietre non erano solo belle ma anche interessanti dal punto di vista geologico?

Dobbiamo arrivare agli anni Novanta prima che alla raccolta si affianchi anche lo studio di libri sui fossili e sulle stratificazioni geologiche nel Salento.

Nel frattempo la raccolta cresce e si arricchisce di meravigliosi esemplari …

… e lui comincia ad usare le pietre per realizzare con le sue proprie mani delle piccole costruzioni a secco: è il primo nucleo del “Giardino delle favole di pietra”, a cui si dedicherà pienamente dopo la morte della moglie nel 1990, costruendo nel tempo anche i muretti a secco di confine dei terreni in località Porto Miggiano ricevuti dalla famiglia in assegnazione con la Riforma Agraria, e dove ha raccolto anche rocce zoomorfe di grandi dimensioni. Alla metà degli anni Novanta prende forma l’idea di creare un «museo naturale», come lo chiamava lui, e da adesso in poi tutto il suo tempo lo dedica a finire i muretti di confine e a realizzare due specie di piccole “pagghiare”, le tipiche costruzioni contadine del Salento, nelle cui pareti possiamo ammirare straordinari esempi di rocce, fossili e coralli.

A questo punto anche l’erudizione di Pippi è cresciuta e lui è finalmente consapevole anche dell’importanza di quelle pietre e di quelle rocce.

Infatti, proprio questa consapevolezza lo porta a cercare il supporto culturale e scientifico di studiosi con i quali misura le proprie conoscenze sull’origine geologica e sulla importanza paleontologica degli esemplari raccolti, acquisite dal confronto tra letture solitarie e indagini visive degli stessi esemplari, alcuni dei quali racchiudono fossili di eccezionale rilevanza anche dal punto di vista storico. Come logica conseguenza di questa consapevolezza prende piede l’idea, già realizzata nel «museo naturale», di creare una raccolta strutturata da ospitare in un museo più tradizionale, da mettere a disposizione del territorio e di tutti i visitatori del Salento.

Quando nasce il Museo dei fossili a Vitigliano?

Dopo la sua scomparsa nel 2003 l’idea di un museo vero e proprio inizia a concretizzarsi con la decisione dell’Amministrazione di Santa Cesarea Terme di trovare un edificio dove allestire la raccolta. La catalogazione degli esemplari inizia nel 2007 a cura del Museo di Storia Naturale del Salento di Calimera, ed in particolare di Luigi Merico, finchè nel 2008 il Sindaco dell’epoca decide di mettere a disposizione i locali al piano terreno di un edificio antico di Vitigliano, Palazzo Gargasole, dove il 21 dicembre nasce il piccolo Museo a lui dedicato e tuttora visitabile (Figura 9, 10).

E ora chi porta avanti la “missione” di Pippi Ciullo …

Mio padre ha fatto un inestimabile regalo al Salento ed io ho preso l’impegno di tutelare il patrimonio che ci ha lasciato e per il quale ha dedicato tante energie e tanta passione. Il mio obiettivo è mettere a disposizione di tutto il territorio il Museo dei fossili in un nuovo e più adeguato allestimento, obiettivo che l’Amministrazione comunale ha condiviso con la disponibilità di alcuni ambienti al piano primo del Palazzo Gargasole, nei quali speriamo presto di poter ospitare la collezione, magari anche ampliata con ulteriori e splendidi esemplari.

 

Palazzo Gargasole a Vitigliano

Il Palazzo Gargasole è un pregevole edificio la cui originaria costruzione, pesantemente rimaneggiata ai primi del Novecento, risale al XVII secolo.

Con gli interventi effettuati intorno al 1933 il prospetto principale ha subito un arretramento, con conseguente allargamento della sede stradale che oggi si apre in uno slargo denominato piazza Umberto I, da cui si accede al Palazzo attraverso il portale d’ingresso fuori asse rispetto alla composizione architettonica.

Il prospetto principale è articolato orizzontalmente su due livelli: al piano terra il suddetto portale è inserito in una tessitura a bugnato liscio rettangolare, al piano nobile è sovrastato da una graziosa loggia che si ripete sul lato destro del balcone centrale dalla balaustra in pietra a colonnine spanciate come quelle delle due logge.

Attualmente appare un tutt’uno con l’adiacente e coevo Palazzo Ciullo, del quale rispetta proporzioni ed allineamenti; il prospetto laterale su via Regina Margherita è liscio e privo di decorazioni, e segue l’andamento non rettilineo tipico della viabilità di epoca medievale.

La lettura verticale della facciata ci rimanda un’immagine simmetrica tripartita di chiara impostazione Neoclassica: le partizioni laterali, uguali tra loro, ospitano ciascuna un portone inquadrato in un arco ribassato e strombato al piano terra ed il citato loggiato al piano primo, nel quale si apre una portafinestra a edicola; la partizione centrale, leggermente agettante, contiene inferiormente un semplice ingresso, più piccolo rispetto ai laterali, e superiormente il citato balcone su cui si apre una portafinestra sovrastata da un timpano ad arco spezzato.

Nelle sale al piano nobile gli ambienti presentano tutti volte a stella finemente decorate eccetto una, con una volta a botte con testata a padiglione, più grande rispetto alle altre. I pavimenti musivi che distinguono i vari ambienti propongono decori a motivo geometrico con inserti floreali, tipici del periodo, che si può ipotizzare possano essere frutto delle abili mani dei fratelli Peluso, Antonio e Ippazio Luigi, maestri di quest’arte e particolarmente attivi all’epoca.

Palazzo Gargasole rappresenta un importante riferimento culturale locale in quanto ospita al suo interno anche la Biblioteca Comunale ed il Museo degli Orologi e delle Torri Civiche; quest’ultimo conserva orologi dei primi del Novecento che hanno accompagnato per quasi un secolo lo scandire del tempo sulle Torri municipali delle tre località di Santa Cesarea Terme, Vitigliano e Cerfignano.

 

Conclusioni

Attualmente le intenzioni dell’Ammnistrazione comunale sembrano ben orientate alla valorizzazione del territorio non solo dal punto di vista meramente turistico ma anche da quello della conoscenza più approfondita delle caratteristiche intrinseche del territorio stesso.

Con valorizzazione noi intendiamo non solo mettere in atto una politica culturale che susciti una sempre più diffusa attenzione da parte degli studiosi nei riguardi della zona di cui si tratta in questo testo, ma anche porre maggiore cura nella progettazione della fase successiva allo studio e alla ricerca, che è quella della disseminazione dei risultati e della fruizione museale da parte di tutti del patrimonio materiale già a disposizione e/o riscoperto.

Il museo dei fossili a Vitigliano può rappresentare un sito centrale di raccordo dell’importante patrimonio geologico che la frazione di Santa Cesarea ed il Comune stesso (ricordiamo che nel territorio sono presenti anche le sorgenti termali) custodisce nelle sue rocce. Per questo è necessario che i siti di interesse geologico brevemente descritti siano tutelati e valorizzati. Allo scopo di divulgare e promuovere tali peculiarità si potrebbe realizzare un sito web tematico particolarmente indirizzato a turisti e visitatori. Il sito potrebbe fornire anche proposte di itinerari naturalistici, culturali ed enogastronomici aggiornando il visitatore ad esempio su iniziative in programma sul territorio (feste patronali, sacre, spettacoli) ma anche fornendo interessanti spunti per fruire e conoscere la zona in modo sostenibile, nel rispetto dei luoghi e dell’ambiente.

In sintesi il Museo dei fossili di Vitigliano potrebbe accogliere una stazione multimediale nella quale dovrebbe essere presente un:

  • portale ossia un sito che consenta sia di accedere alle informazioni di ciascun sito sia alle attività di informazione e divulgazione che ai sentieri che verranno ideati;
  • webgis cioè di un applicazione contenuta nel portale che consentirà la consultazione mediante browser web su una mappa interattiva delle informazioni relative ai singoli siti;
  • database ossia un’applicazione del portale che consente la gestione in apposite schede di tutti i siti scelti
  • sistema di link ossia di collegamenti ai siti tematici più importanti che trattano il territorio di Vitigliano e Santa Cesarea.

Tutti gli applicativi dovrebbero essere realizzati con software open source ed i contenuti del sito saranno accessibili anche a tablet android, smartphone e dispositin iOS (iPhone e iPAD).

Inoltre in ciascuna delle aree individuate potrebbero essere installati dei sistemi tipo QR-CODE che indirizzano al sito tematico. Inoltre all’interno dei Qr code potrebbero essere immessi testi, numeri di telefono, o sms: questi saranno leggibili da qualsiasi smartphone o tablet.

 

Bibliografia

F.R. Bosellini, C. Perrin, The coral fauna of Vitigliano: qualitative and quantitative analysis ina back reef environment (Castro Limetsone, Late Oligocene, Salento Peninsula, Southern Italy). Bollettino della Società Paleontological Italiana 33(2): 171-180, 1994

F.R. Bosellini, A. Russo, Stop 2-Vitigliano: la facies di retro scogliera. XII Convegno Società Paleontologica Italiana. Guida alle escursioni. Conte Editore, 33-34, 1993

F.R. Bosellini, A. Russo, The Castro Limestone: stratigraphy and facies of an oligocene fringing reef (Salento Peninsula, southern Italy). Facies, 26: 145 – 166, 1992

P. De Castro, Osservazioni paleontologiche sul Cretaceo della località tipo di Raadshovenia salentina e su Pseudochubbina n.g. . Quad. Acc. Pont. , 10:116pp, 1990

A. Laviano, G. Sirna G., I calcari a rudiste di Poggiardo. Guida alle escursioni. XII Società Paleontologica Italiana, 21-27, 1993

A. Laviano, Late Cretaceous rudist assemblages from the Salento Peninsula (Southern Italy). Geologica Romana, 32: 1-14, 1996

S. Margiotta, Salento da esplorare, Capone Editore, 176pp., 2016

Sladic-Trifunovic, Pironea Pseudopolyconites Senonian of the Apulian plate: paleobiogeographic correlations and biostratigraphy. Memorie Soc. Geol. It., 40: 149-162, 1987

M. Sladic-Trifunovic, V. Campobasso, Pseudopolyconites and Colveraias from Maastrichtian of Poggiardo (Lecce, Puglia), Italy. Ann Geol. Pen. Balkanique, 43-44: 273-286, 1980

 

già pubblicato nel volume “Pietra su Pietra” a cura di Mario Spedicato, Lecce, Grifo, 2017.

Tutte le foto sono di Cristina Caiulo

 

* architetto, libera professionista

** DISTEBA, Università del Salento

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