Fede e tradizione nella settimana santa a Tutino

di Fabrizio Cazzato


La Settimana Santa è una delle ricorrenze dell’Anno Liturgico più sentita e celebrata nelle varie parrocchie e chiese confraternali della nostra città di Tricase. Il momento più suggestivo delle celebrazioni religiose esterne si ha nel corso della giornata del Venerdì Santo, con la processione dei Misteri avviata dalla chiesa di San Domenico; anche il Venerdì antecedente la Domenica delle Palme, quello denominato di Passione o dei Dolori, vede la comunità di Tutino recarsi in silenzioso raccoglimento con la statua dell’Addolorata alla chiesetta extraurbana della Pietà.

Grazie alla solerte organizzazione delle nostre Confraternite si può constatare una fattiva partecipazione ai santi riti degli iscritti ai pii sodalizi e dell’intero popolo tricasino.

Le sei Confraternite attive di Tricase contano ormai, rispetto al passato, pochi aderenti, per lo più anziani e il cambio generazionale è molto lento e faticoso. Tuttavia queste aggregazioni laicali cercano in tutti i modi di testimoniare la fede guardando al futuro, resistono alla globalizzazione culturale presente e non dimenticano il passato con le loro tradizioni e la loro storia plurisecolare.

Alcune di esse, fondate verso il XV secolo, quindi prima della Controriforma del Concilio di Trento (1545-1563), sono scomparse e forse riaffiorate nei secoli successivi.

La confraternita più antica di Tricase (e della Diocesi di Ugento) è la Congregazione laicale dell’Immacolata e San Nicolò di Tutino, già presente  nel “500 di cui il testo redatto  delle regole ai confratelli nel 1649 risulta essere il più antico che si possa conoscere delle Diocesi dell’estremo Salento.

Essa ebbe anche una forte azione moralizzatrice della sua attività religiosa, devozionale e penitenziale, espressa attraverso la preziosa rappresentazione della Passione di Cristo, raffigurata in ventiquattro formelle del bellissimo affresco recentemente restaurato, consistenti nella recitazione visiva dei testi evangelici della Passione di Gesù.

Questo tipo di devozione personal-popolare, che solitamente si svolgeva negli oratori confraternali, fu via via sostituite da vere e proprie performance recitative (tragedie), fino a giungere alle processioni con le statue raffiguranti i vari personaggi della Passione, Gesù Cristo e l’Addolorata.

Quest’ultima è la protagonista assoluta del Venerdì Santo. Con il lungo velo poggiato sulla testa e il suo voluminoso abito nero, sfila nel suo incedere lento tra le orazioni dei fedeli, per le vie della nostra città.
Sarebbe opportuno osservare con degna nota la statua “ a manichino “ dell’Addolorata conservata nella chiesa di San Gaetano di Tutino (sede della Venerabile Confraternita dell’Immacolata e san Nicolò), la quale appartiene alla vasta produzione della statuaria processionale pugliese e che ricalca in un certo modo i ricami a caratteri profani delle madonne vestite della Catalogna e dell’Andalusia spagnola.

Tale genere di statuaria è conosciuta col termine di “Madonna vestita” (tra queste ricordiamo la statua della Madonna Immacolata in S. Angelo e le statue della Madonna del Rosario e dell’Addolorata in San Domenico), in quanto leggera e maneggevole, destinata all’uso processionale e che veniva generalmente portata dalle donne.

Il più diffuso modello del genere è la statua della Madonna (ma ci sono anche statue di santi), realizzata in legno o cartapesta per quanto riguarda testa, braccia e mani, mentre il corpo è un semplice “manichino vestito”.

In prossimità dei riti pasquali, la statua viene sottoposta al rito della vestizione; l’evento commovente è un rituale privato e quasi segreto, privilegio di poche consorelle (e in alcuni casi di una sola). Le donne si riuniscono intorno alla statua spogliandola, togliendole l’abito giornaliero, facendole indossare (a partire dalla biancheria intima) gli abiti solenni e sontuosi della cerimonia.

L’abito  finemente ricamato in filo d’oro e pietre preziose dell’Addolorata di Tutino, indossato in occasione dei riti della Settimana Santa appartiene alla tipica tradizione sartoriale della manifattura salentina ottocentesca. Venne realizzato da tal Teresina da Taranto agli inizi del ‘900 e commissionato per devozione di Addolorata Alfarano.
Amorevolmente custodito dalla Confraternita l’abito della Vergine, in raso di seta nera, è costituito da un’ampia gonna e da un corpino; su di esso si sviluppa un ricamo in oro eseguito con punto steso e punto lamellare con disegni floreali a racemi e volute, di chiaro rimando alle forme rinascimentali. Sul petto è mostrato in evidenza un cuore trafitto da una spada in gemme rosse.

Il volto sofferente ed intenso ha un roseo incarnato (sicuramente lucidato a cera) e la sua triste bellezza è segnata da lacrime realizzate in resina, tanto da far brillare i suoi occhi in pasta vitrea; il lungo velo, poggiato sulla testa, nasconde una vera capigliatura legata a treccia. L’abito è completato da un velo in seta nera, realizzato nello stesso periodo, con puntina da piccola frangia in oro, sul quale si distribuiscono alcune stelle ricamate in filo oro a punto lanciato.

Grazie all’impegno e alla dedizione della signora Maria Meraglia,  con la collaborazione della confraternita stessa, in occasione della visita dei “sepolcri” del giovedì santo, è quasi un obbligo per i fedeli sostare in preghiera anche al cospetto della Pietà, allestita nella chiesa di san Gaetano a Tutino (foto in basso).

l’esterno della chiesetta di Tutino innevata (2017) (tutte le foto sono di Fabrizio Cazzato)
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2 Commenti a Fede e tradizione nella settimana santa a Tutino

    • Grazie Francesco anche per il tuo impegno per la difesa della nostra entità rionale di Tutino.

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