Mesagne e la sua Accademia degli Affumicati (2/5)

di Armando Polito

Alla carta 336v bianca segue la 337r, dove inizia il commento ai dati delle carte precedenti.

I L’offuscato,col motto Post nubila Phoebus11. Volle forse quel dotto Accademico colle Nuvole, che dileguate vengono dal Sole, ivi espressate, alludere all’utile e vantaggio di quella Accademia, la12 quale  faceva dileguare l’ignoranza, che in quel tempo eravi.

II L’oscuro, col motto Prope micabit.13 Contiene l’emblema una lucerna ardente; coll’espressato motto si volle alludere come da quell’Accademia, ed assemblea di quell’illuminati soggetti, che la componeano, ne ricevea maggior luce, ed utile chi l’era vicino, e più d’appresso. (B)14         

III L’oppresso, col motto Latior dum premor15. Non se li può à quel simbolo da me dare veruna interpretazione dà che dello stesso non se ne distingue il contenuto.

IV L’imperfetto, col motto Labore perfectio.16 Si volle nella figura ivi espressata d’una Ruota attinente all’arte di un Vasaio, sopra di cui vedesi unvaso di creta alludere [parola aggiunta nell’interrigo] come colla fatiga, e collo studio si puoi pervenire all’intelligenza di quelle scienze che imperfettamente si sanno, alludendosi [segue una parola cancellata] anche all’utile, e vantaggio, che ne deriva dalla frequenza delle assemblee accademiche.

V Il volubile, col motto Motus est vita viventi.17 Che colla Banderuola posta sopra di una torre,s’abbia voluto simbolizzare il moto e la volubilità, si capisce benissimo, non che il motto espressato, che viene ad essere uniforma à quanto fù scritto dal Romano Oratore I.Tusc. Cap. 23: Quod animatum est, id motu cietur interiori; mà qual mai ne fosse stato l’oggetto, ed à qual cosa quelle parole, debbansi riferire, ingenuamente confesso di non capirlo.     

 

carta 338r

VI L’irresoluto, col motto Non nisi igne18. La figura che ivi si vede sembra un lambicco, da cui colla forza del fuoco vien tratto lo spirito del liquore contenuto in quel vaso. Si volle nello stesso simbolizzare che in quelle Accademiche assemblee tutto ciòcche diceasi, e proponeasi, veniva con ogni esattezza, e scrutinio esaminato, e discusso, adattandosi al noto proverbio Passar per lambicco.

VII L’indeterminato col motto Quo me vertam nescio.19 La figura ivi espressata di un’uomo in piedi sopra una strada; vedonsi li quattro principali venti che dai quattro lati della medesima gahliardamente soffiano. Con quell’emblema chi non vede, che s’abbia voluto alludere alla forza delle raggioni, che da quei Accademici adduceansi sopra dei problemi, che da quel Principe venivano loro proposti per lo scioglimento? Le quali essendo tutte egualmente forti, e convincenti per ciò indeterminato trovavasi a quali di quelle dovea appigliarsi? (A) 

VIII Il variabile col motto Alieno vultu.20 Vedesi in questa impresa uno specchio. Alcuni dotti scrittori, che sopra l’Imprese anno parlato, sono stati di sentimento, che le medesime esser debbono non troppo chiare, ne troppo oscure, essendo stato il fine, per cui introdotte furono, di significare con diletto, e vivamente di una cosa: onde l’oscurità  quando è poco, può con faciltà aiutare l’intelletto; così all’incontro quando è molta, lo stanca, e caggiona più tosto noia, ed essendo così dovrebbe dirsi più tosto Enimma, che altro non significa,che parlar oscuro, come dottamente ne scrisse Monsignor Paolo Aresi vescovo di Tortona, nella sua Opera dell’Imprese sacre l. 121, e rapportando quanto fù scritto dal Bargagli, sopra l’Impresa continente certi mazzi di carte, poste nelle fiamme, attorno alle quali leggevasi il motto ARDORIS ROGUS22, e che per potersene esprimere il proprio significato disse il citato Bargagli, che bisognava di scrivere sopra quelle

(A) il Ch. And[rea] Alciati nell’Emblema V[III]23 volendo additarsi la natur[a] di coloro che, irresoluti eD indeterminati quasi sempre sono a qual partito appigliarsi, quell’Emblema egli l’esprimè alla figura del trivio di mercurio sopra di cui il dotto Claudio Averroe spiegando e dilucidando la parola “In trivio” dice: Ii dicuntur versati in trivio, qui in deliberando de re aliqua, sunt suspensi et anxii.24 Onde più uniforme sarebbesi da quell’Accademico il divisato Emblema, sempre che con quell’espresso altro non s’avesse voluto indicare.      

 

carta 339v

carte gettate al fuoco la nota, cioé Lettere di Amore, per poterle distinguere da altre carte, e scritture, che altre cose contener poteano. Quanto di sopra hò notato, potrebbe adattarsi all’impresa, poco prima addotta, dello specchio, col motto alieno vultu, che l’Accademico volle nominarsi il Variabile; si capisce benissimo che abbia voluto addattarsi allo specchio, il quale se bene on se stesso non sia egli variabile, varia però à noi trasmette l’imagine dgli oggetti che se li presentano successivamente, avendone voluto dedurre la sua incostanza, e varietà nella scelta delle raggioni, che in quell’Accademia venivano proposte sopra dei problemi. Ma per le parole Alieno vultu? Potrebbe più giustamente quel motto riferirsi ad una maschera, che al divisato specchio.

IX L’immaturo col motto Omnia cum tempore.25 Vien’in quella impronta simbolizzato un pomo acerbo. Si sà che ohni frutto immaturo, rendesi col tempo maturo. Si volle collo stesso alludere à alcuni Neofiti, li quali ammessi in quell’Accademia, aveano l’audacia di entrare nelle discussioni, ed arringhi, che nella medesima teneansi.  Si potrebbe parimenti quel motto riferire à quelle questioni problematiche, le quali non ben digerite, ed immature, indi col tempo dilucidate venivano. 

X L’inaridito col motto Combusta reviviscunt.26 Vedesi l’albero della Palma, in parte abbrugiato, ed in parte verdeggiante. Si vollero simbolizzare con l’esposto motto, e colla Impresa della Palma le scienze, che un tempo in Mesagne fiorirono, le quali bene indi poste nell’oblio, e quasi seppellite, pure ritornate alla luce, ed ad una nuova vita, mercè dell’Accademia introdotta, essendo l’albero della Palma caratteristico di Mesagne, facendone la propria Impresa, come nell’esposta MESSAPOGRAPHIA è stato dimostrato; potrebbesi per ciò anche quel simbolo riferire alle di lei vicende passate, cioè alle sofferte destruzioni, ed al risorgimento indi avutone. 

XI Il ventoso col motto Repercussus extollor.27 Un pallone

 

carta 340r

mandato in alto. Il citato Monsignor Aresi nel lib. 2 nelli capitoli X e XIII fece parola del pallone mandato in alto colli rispettivi motti: Per te surgo Concussus surg, che equivagliono à quello di sopra esposto, soggiunguendo il citato scrittore à questo, che fosse stata l’impresa dell’Almirante di Chabod significante Per lo ridire delle azzioni, che si veggono fare alle loro figure, come relevasi dalla pag. 52 loc. cit. 

XII L’inabile col motto Ad fabrilia ineptus.28 Viene nell’emblema espressato un pezzo di legno, posto ak fuoco, volendosi collo stesso significare essere quello inservibile all’Artefice. L’Accademico, che volle dirsi L’inabile, volle per effetto di sua umilt far presente all’assemblea,ed à quei dotti Accademici che la componeano, che sebbene in quella fosse stato annoverato, pure inabile egli riputavasi à poter produrre colle sue forze cosa di buono.

XIII Il simulato col motto Non fidas.29 Espressata vedesi in quella impresa una nave immezzo al mare, che stà in calma. Il di sopra citato Monsignor Aresi nella divisata sua opera, appoggiato sull’autorità del Bargagli, di Giovio, del Ruscelli, e di altri scrittori dice, che due sensi devonsi ritrovare nella dilucidazione delle Imprese, uno letterale, lìaltro metaforico ò allegorico, adducendo l’esempio dell’Impresa del Sole, col motto Non mutuata luce, di cui portandone la dilucidazione dice che il senso letterale sia, che il Sole hà luce da se, e che non la prenda da altri, come la Luna e le Stelle; il metaforico sia, che quel Principe, oer cui quell’Impresa fù fatta, hà la sapienza, e ricchezze da se, e non da altri. Ciò premesso, per lo spiegamento dell’esposto motto, Non fidas, facile rendesi lo scioglimento del senso letterale, giacché ugn’uno sà, non devesi all’incostante mare fidare, non ostante che in una perfettissima forma; mà il senso metaforico ove mai s’asconde? Il nome di quell’Accademico assunto di Simulato, se bene nel senso letterales si riferisca al

 

carta 341v

mare, quando dimostra essere in calma, pure nel senso metaforico, mal si adatta allo stesso Accademico, non dovendosi presumere, che abbia voluto manifestare col medesimo l’interno suo carattere, di essere nell’apparenza quieto, e pacifico, e nel di dentro maligno, onde giustamente potrà dirsi un Enimma.

XIV Segue Il tormentato, col motto Purgatur, non comburitur.30 Ciocchè nel di lui Emblema si vede, abbenché non sia con chiarezza espressato, potrebbe riferirsi all’oro, ò qualche altro metallo simile, che nel crogiuolo, si purifica, ma non s’abbrugia  

XV Il cadente, col motto Lucet et luget.31 Ci rappresenta l’impresa un candeliere colla candela acces. Una simile ne viene rapportata dal Capaccio ne’ suoi Apologi, che viene ad essere la sessanta [segue parola cancellata], volendo con la stessa alludere che Non il morire, il morir male è vergogna, facendovi li seguenti versi:

 

Era già per morir al verde giunta

la candela e morendo

raddoppiava la luce à maggior possa

e fugli detto perché ciò facesse?

Perché (diss’ella) l’onorata morte

ai celesti splendor fà più spedita

e onora al doppio la passata vita.

 

L’immortal Metastasio nella sua drammatica opera del Temistocle, seguendo quanto dal di sopra citato Autore fù scritto, anch’egli fà dire allo stesso Sia luminoso il fine del viver mio,qual moribonda face scintillando s’estingua, cet. Per la dilucidezza intanto del motto Lucet, et luget, credo che possa adattarsi quanto dal sudetto Capaccio fù scritto riguardo all’emblema della candela accesa, che dà luce maggiore [sovrascritto nell’interrigo in sostituzione di parola cancellata] nell’atto di spegnersi [seguono alcune parole cancellate]. Il senso letterale non hà bisogno di altra maggior chiarezza; non così però il metaforico, mentre volendosi questo riferire al medesimo Accademico, che si denominò Il cadente, sembra inverisimile, ch’egli stando già per finir li suoi giorni, avesse voluto far intendere, che più luminoso sarebbe il suo fine. Mà qualunque stata mai fosse la di lui mira, io dico, che se il lodato Metastasio 

 

Per la prima parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2018/01/24/mesagne-la-sua-accademia-degli-affumicati-15/

Per la terza a parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2018/02/01/mesagne-la-sua-accademia-degli-affumicati-35/

Per la quarta parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2018/02/06/mesagne-la-sua-accademia-degli-affumicati-45/           

Per la quinta parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2018/02/13/mesagne-la-sua-accademia-degli-affumicati-55/  

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11 Dopo le nubi il sole.

12  la aggiunto nell’interrigo.

13 Brillerà vicino.

14 A differenza di (A) non è una nota ma corrisponde al n. III che è stato collocato, dopo che chi copiava si è accorti di averlo saltato, nel margine sinistro del foglio.

15 Più ampio mentre sono premuto.

16 Con la fatica la perfezione.

17 Il moto è vita per chi vive.

18 Non se non col fuoco.

19 Non so dove io mi diriga.

20 Con volto estraneo.

21 Opera (titolo Emblemata) uscita per i tipi dell’erede di Pacifico Pontio e Battista Viccaglia a Milano nel 1625.

22 Rogo dell’ardore.

23 Anfrea Alciati (1452-1550) fu uno dei maggiori eruditi del secolo XVI; oltre ad Emblemata pubblicò Digestorum libri XII (1527), De formula romani Imperii libri duo (1559) e De plautinorum carminum ratione libellus (1568).

24 Si dice che si trovano in un trivio coloro che nel dover prendere una decisione su qualche cosa sono indecisi e ansiosi.

25 Ogni cosa a suo tempo.

26 Le cose bruciate riverdeggiano.

27 Abbattuto mi risollevo.

28 Inadatto ai lavori manuali.

29 Non fidarti.

30 Si purifica, non si brucia.

31 Risplende e piange.

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