Un dipinto di Paolo De Maio a Latiano

(Fig.1 ) Paolo De Maio, Circoncisione di Nostro Signore, 1751, Latiano, Chiesa del Santissimo Rosario. (Foto concessa da Federica D’Ambrosio)
(Fig.1 ) Paolo De Maio, Circoncisione di Nostro Signore, 1751, Latiano, Chiesa del Santissimo Rosario. (Foto concessa da Federica D’Ambrosio)

 

di Domenico Ble

Una tela del pittore Paolo De Maio, raffigurante la Circoncisione di Nostro Signore, è conservata nella chiesa del Santissimo Rosario a Latiano, edificio, un tempo annesso al convento dei padri Domenicani, edificato alla seconda metà del Cinquecento, rimaneggiata nei secoli successivi.

Gerardo Cappellutti nel suo saggio storico intitolato: l’Ordine Domenicano in Puglia, certifica la presenza dell’ordine domenicano a Latiano ancora nel 1678, riportando: “…La Chiesa ed il Convento che fa corpo con essa si trova sulla strada che va a S. Vito dei Normanni e di là immette nella grande arteria adriatica. Sul portale della facciata, sotto lo stemma dell’Ordine, è scritto a lettere ben visibili: Margaritae semper caritas A. D. MDCLXXVIII…” [1].

Riguardo alla tela non vi è documentazione specifica che certifichi la committenza, ma si può cautamente presumere che siano stati i padri domenicani, presenti nell’annesso convento e titolari della chiesa, a richiedere la pala, su richiesta dell’Arciconfraternita del Santissimo Rosario. Nell’ambito di uno studio sui beni culturali di Latiano compiuto nel 1993, l’opera viene per la prima volta fotografata e attribuita a Paolo De Majo, grazie alla scoperta dell’incisione PAULUS DE MAJO 1751 posta in basso a sinistra nel quadro[2].

Paolo De Maio raffigura la scena sacra della Circoncisione (fig.1), una tradizione ebraica rivolta ai primogeniti di sesso maschile, poiché ogni primo figlio maschio doveva essere consacrato al Signore, il pittore ferma l’evento nel momento in cui sta per avvenire l’azione.

La scena è ambientata in un luogo chiuso: lo si deduce dall’arco a tutto sesto che s’intravede in alto e dal lucernario che cade dal soffitto; sopra un gradino De Maio inserisce i protagonisti dell’evento. Al centro, seduto, l’anziano sacerdote tiene in braccio il bambino Gesù; intorno sei figure partecipano all’avvenimento. A destra con una veste rosa, coperta da un manto celeste, la Vergine Maria guarda il figlio, un po’ più dietro si vede san Giuseppe identificabile dal bastone. A sinistra due giovani con in mano dei candelabri assistono al rituale; in primo piano due uomini, uno inginocchiato con in mano il coltello pronto ad operare la circoncisione, uno che sorregge un vassoio. Al centro della rappresentazione Gesù bambino con le braccia tese e con lo sguardo rivolto verso la madre.

L’opera è ben calibrata nei toni chiaroscurali: lo sguardo dell’osservatore si dirige al centro della tela verso le braccia del bambino, messo in risalto da una luminosità soprannaturale, attraverso il contrasto chiaroscurale la tela appare piuttosto luminosa , con un particolare risalto per la preziosità delle vesti e la plasticità dei corpi. Si viene a creare così un filo diretto con l’esperienza luministica demuriana a cui Paolo De Maio si avvicina.

(Fig. 2) Paolo De Maio, Circoncisione di Nostro Signore, 1771, Chiesa di San Domenico a Barra, Napoli. (Foto pubblicata sul libro di Mario Alberto Pavone, Paolo De Majo, pittura e devozione a Napoli nel secolo dei Lumi)
(Fig. 2) Paolo De Maio, Circoncisione di Nostro Signore, 1771, Chiesa di San Domenico a Barra, Napoli. (Foto pubblicata sul libro di Mario Alberto Pavone, Paolo De Majo, pittura e devozione a Napoli nel secolo dei Lumi)

 

Nel 1772 realizza un’opera con lo stesso soggetto per la chiesa di San Domenico a Barra (fig. 2); confrontando i due dipinti possiamo notare delle differenze strutturali; partendo dall’impostazione spaziale. Il dipinto di Barra rispetto a quello di Latiano ha un’impostazione prospettica monumentale nello sfondo: anche l’organizzazione scenica delle figure è differente, nella tela di Barra la postura dei personaggi cambia, vi è un maggiore ritmo ascensionale e De Maio vi introduce elementi nuovi: l’angelo con l’incensiere e i drappi che scendono dagli angoli. I puttini non sono più collocati a sinistra ma sopra il capo del sacerdote. I personaggi sono semplici, poveri di ornamenti, da qui si deduce che Paolo De Maio ha del tutto abbandonato lo stile baroccheggiante per aderire in pieno a quello neoclassico. La tela del Santissimo Rosario è sicuramente l’esempio che Paolo segue per la realizzazione di quella di San Domenico a Barra (Napoli).

Quest’opera, viene elaborata in un clima culturale orientato al recupero dello stile e dei canoni classicisti del secolo precedente. La tela, non citata da Bernardo De Dominici nelle sue Vite, né da Mario Alberto Pavone nella monografia su De Maio. L’opera rende tuttavia più chiaro quel passaggio centrale che segna la svolta stilistica e pittorica di Paolo De Maio.

 

[1] Gerardo Cappellutti O. P., L’ordine Domenicano in Puglia, C.E.T.I. Editore in Teramo, 1965, cit. p., 34.

[2] Beni Culturali di Latiano, Le chiese e il patrimonio sacro, Vol. III, Biblioteca Comunale di Latiano, 1993, pp. 54-56.

 

FONTI BIBLIOGRAFICHE

Gerardo Cappellutti O. P., L’ordine Domenicano in Puglia, C.E.T.I. Editore in Teramo, 1965.

Beni Culturali di Latiano, Le chiese e il patrimonio sacro, Vol. III, Biblioteca Comunale di Latiano, 1993.

Mario Alberto Pavone, Paolo De Majo, pittura e devozione a Napoli nel secolo dei Lumi, Società Editrice Napoletana, Napoli, 1977.

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