Intervista a Elio Ria, autore del libro “In nome del prete”

 ria

a cura di Marcello Gaballo

 

Elio Ria è poeta e saggista, studioso di letteratura francese e poesia contemporanea. Nella sua attività ha sempre privilegiato il rapporto con il Salento: terra colorata, che raggruma esperienze sensoriali e spirituali vibranti nel fondo dell’anima. Tante le pubblicazioni in cui il Salento è messo a nudo sotto la lente dell’Autore, si ricordano tra le altre: Nostro ulivo quotidiano e Il dire ulteriore. Immagini e parole, entrambe curate e pubblicate da Fondazione di Terra d’Otranto, nelle quali esprime anche la doglianza di un popolo che non sa preservare il proprio ambiente dalle contaminazioni di ogni genere, mettendo a rischio la bellezza di una terra, dove ormai impera il diritto di trasformare ogni cosa in consumo turistico, a scapito delle vere tradizioni e della cultura salentina. In molte circostanze è una voce fuori dal coro, in controtendenza alle forme scritturali e pensanti di chi vuole fare del Salento tutto: mercanzia culturale, trasformazione dei luoghi in isole di divertimento, false rimescolanze di tradizioni per edificare industrie turistiche.

Il suo Salento, o meglio la sua idea di Salento è di ricercare nel passato la propria identità, rafforzarla e adattarla con misura nel segmento della contemporaneità, senza eccessi, con doviziosa moderazione di non alterare ciò che sono stati i costrutti della tradizione. In questo contesto, si può inserire il suo ultimo libro In nome del prete, edito da Terra d’ulivi, in cui oltre a dare una disamina della nostra società, parla di un prete che per cinquant’anni svolge la sua attività sacerdotale prima nella città di Nardò e poi a Tuglie (suo paese natio).

Il libro attraverso varie angolature disegna il ritratto del prete, capace di stabilire – almeno nelle piccole comunità del Salento – un rapporto di fede e di fiducia, non una celebrazione di un prete, soltanto un invito a riconsiderare l’uomo in relazione con gli altri ma soprattutto con Dio.

  1. Cosa c’entra il prete con i tuoi interessi letterari?

Il Salento è a immagine del prete. Ogni paese vive in funzione della propria religiosità che – faticosamente ha saputo costruire nel corso dei secoli – con le sue processioni, liturgie e devozioni. Il prete, la chiesa, il campanile, le piazze, le confraternite esplicano la vitalità di una comunità sempre alla ricerca di un appoggio per superare le crisi, le incertezze della vita. Lo scrittore ha anche il dovere di porre attenzione alla cosiddetta ‘letteratura circostante’ per raccontare dettagli, frammenti, ma anche grandi cose che generalmente la letteratura ‘in senso forte’ tralascia.

 

Chi è Don Emanuele Pasanisi

Un prete come tanti altri, diverso come molti o pochi, con una spiccata propensione alla perfezione della liturgia che magnifica Dio. Un prete che nel corso della sua attività non ha mai abbandonato il suo desiderio di servire Dio, fedele all’insegnamento di un grande maestro, Mons. Antonio Rosario Mennona, (Vescovo emerito della Diocesi di Nardo-Gallipoli, deceduto nel 2009), mite e premuroso, colto ed interlocutore con la società e la cultura.

 

La cultura cristiana ha un futuro?

Sì, certamente, a condizione che non sia una cultura egemone, ma in costante dialogo con le culture, portando la sua specificità e al contempo arricchendosi con tutto il buono che offrono le altre culture.

 

Qual è il segreto per comprendere il mondo?

Ogni tanto, chiudersi in sé stessi e aprire una finestra sul mondo.

L’introversione, considerata appannaggio esclusivo dei timidi, dei poeti, degli insicuri, nasconde invece un affascinante mistero della vita. Chiudersi in sé stessi per poi aprirsi al mondo con occhi rivitalizzati, ben disposti a cogliere le sfumature della vita in contrapposizione all’egocentrismo, che impedisce sistematicamente la possibilità di analizzare cose e pensieri che ci riguardano.

La società per convenienza ha deliberato il suo futuro con il pensiero dominante di omologazione, svendendo la propria interiorità. Il compito dello scrittore non è di fare la morale, né di dare indicazioni strategiche per capire le cose del mondo, può fornire al lettore elementi analitici narrativi per una induzione qualitativa alla riflessione.

 

Ritornando al tuo libro, il prete oggi come dovrebbe essere?

Il prete è un uomo che ha studiato per fare il prete. Ha bisogno anche lui di una comunità che lo sostenga e lo supporti nella sua attività di pastore, allo stesso modo di Dio che ha bisogno degli uomini. Non è un compito facile il suo in una società in cui i cambiamenti sono repentini e fortemente influenzati dal nichilismo e dalla voglia di arraffare tutto il piacere possibile in breve tempo. Un inferno la nostra società, contraddistinta da una scarsa attenzione all’uomo e a Dio. Il prete deve comprendere ma al contempo agire con fermezza attraverso la parola di Dio a far crescere la fede e il sentimento di amore verso sé stessi e il prossimo. Guida e sostegno a quel cambiamento esistenziale che definisce la nostra persona, sia in termini di unicità che di appartenenza comunitaria.

 

Come definiresti la società odierna?

Sfiduciata e caratterizzata da uno stato di precarietà esistenziale. Indifferente alla propria tragedia di autodistruzione. Incapace di elaborare un presente che sia equilibrio di sostanza e di spirito per un futuro dignitoso.

 

Papa Bergoglio è un papa innovatore?

Papa Francesco esercita il potere con sicurezza. Mira essenzialmente a muoversi verso una Chiesa più compassionevole e meno attaccata alle regole. Difensore dell’ambiente e di poveri. Attento osservatore della realta e della vita dell’uomo:

La vita dell’uomo non è solo una cronaca asettica di avvenimenti, ma è storia, una storia che attende di essere raccontata attraverso la scelta di una chiave interpretativa in grado di selezionare e raccogliere i dati più importanti. La realtà, in sé stessa, non ha un significato univoco. Tutto dipende dallo sguardo con cui viene colta, dagli “occhiali” con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa. Da dove dunque possiamo partire per leggere la realtà con “occhiali” giusti?

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 51ma GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI (24 gennaio 2017)

 

Come giudichi il tuo libro?

Dovrà giudicarlo il lettore. In questo libro ho cercato di radiografare un’idea di parrocchia e di vita della comunità, affinché i cristiani non si accontentino di sfiorare la religione con la presenza saltuaria a qualche rito festivo. Ci vuole più impegno e più passione. Il torpore esistenziale, di cui tutti siamo vittime, ha assunto una rilevanza nell’agire umano molto preoccupante. Vi è la necessità di svegliarsi e di decidere di fare finalmente qualcosa di buono per noi e per tutti coloro che verranno. In fondo non mettiamo mai in discussione noi stessi, non riflettiamo spesso sul fatto che, con i nostri comportamenti, noi stessi tolleriamo e ogni tanto agevoliamo direttamente la corruzione, il malaffare, l’ipocrisia, l’indifferenza verso i valori umani, civili e religiosi, l’invidia, l’arrivismo sociale.

Ecco, ho pensato di potere dire qualcosa che possa dare una svolta al nostro cammino di prepotenza e di superbia.

 

Quando verrà presentato ufficialmente il libro?

A Tuglie, il 18 settembre 2017, nella chiesa della Madonna del Carmine, con la partecipazione di S.E. il Vescovo Mons. Fernando Filograna, Padre Roberto Francavilla e Giuseppe Mormandi.

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2 Commenti a Intervista a Elio Ria, autore del libro “In nome del prete”

  1. DARE UNA SVOLTA AL NOSTRO CAMMINO DI PREPOTENZA E DI SUPERBIA….

    Richiamando le considerazioni a margine dell’affresco di sant’Agostino nella cattedrale di Nardò (cfr.: https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/08/28/laffresco-di-santagostino-nella-cattedrale-di-nardo/ ), mi piace ricordare che la cattedrale fu elevata a Basilica minore nel 1980, proprio durante l’episcopato di Antonio Rosario Mennonna, da papa Giovanni Paolo II.

    BUON LAVORO E AUGURI PER LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO!!!

    Federico La Sala

  2. DOC.: Francesco e Bartolomeo: che Dio ci aiuti a salvare la sua creazione

    Il Papa e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli firmano insieme il messaggio in occasione della Giornata di preghiera per la Salvaguardia del creato. Ricordano che i primi a pagare le devastazioni ambientali sono «i popoli più vulnerabili» e quelli che vivono in povertà «in ogni angolo del mondo». Appello ai potenti: non ci può essere soluzione alla crisi ecologica se la risposta non è concertata e collettiva

    di Gianni Valente *

    Città del Vaticano. La terra ci è stata affidata dal Creatore come un dono mirabile.

    Leggi l’articolo:
    http://www.lastampa.it/2017/08/31/vaticaninsider/ita/vaticano/francesco-e-bartolomeo-che-dio-ci-aiuti-a-salvare-la-sua-creazione-ahznbzubTG9m8RuSB5L3cO/pagina.html

    Federico La Sala

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