L’aria quagghiata (L’aria cagliata)

di Armando Polito

Guardando la traduzione del titolo dal dialetto salentino all’italiano si direbbe che la nostra gente è riuscita a compiere un miracolo che, brevettato, chissà quanto potrebbe fruttare economicamente. Non è da tutti, infatti, ridurre l’aria allo stato solido, magari farla a pezzi e venderla al supermercato. Ci sarebbe da chiedersi se viene utilizzato lo stesso caglio che porta dal latte al formaggio, ma, purtroppo le cose non stanno così. Aria quagghiata è, non saprei se per disgrazia o per fortuna, solo una metafora, degna di un grande poeta, tratta dal mondo contadino, per definire l’afa insopportabile (faùgnu; vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/05/06/mamma-mia-cce-faugnu-mamma-mia-che-afa/) che ormai puntualmente ci affligge e costringe ad usare locuzioni come sta squàgghiu (mi sto squagliando; esattamente il contrario dell’aria) o sta scolu (sto scolando), un po’ macabre perché ricordano il medioevale trattamento dei cadaveri prima della loro sepoltura …  Ma quest’anno essa sembra aver anticipato i tempi e accresciuto la sua pesantezza, anche se non ho mai capito in base a quali parametri viene calcolata la temperatura percepita,  complice l’umidità, rispetto a quella effettiva; e questo mi ricorda tanto, ma è solo una mia (?) impressione (?) le statistiche ISTAT …

in compenso riconosco che non ho notato il solito martellamento televisivo stagionale sull’opportunità di bere abbondantemente. Debbo dire che grande fu il mio entusiasmo quando sentii il consiglio la prima volta. Una misura della mia intelligenza che non riusciva a capire l’ovvietà del suggerimento basato sul fatto che l’acqua eliminata col sudore o per altra via che non dico (e per la quale, per la par condicio, non scomodo l’uccellino di Del Piero …) dev’essere ripristinata a tutti i costi in un organismo, quello umano, del quale essa, a tutte le età e sia pure in misura differente, costituisce la componente preponderante? Sarò scemo e ignorante, ma non fino a questo punto e vado a dimostrarlo. Quando si dice Tizio mangia non significa che Tizio è attore di una corruzione o di una concussione, quando si dice Tizio beve non vuol dire che Tizio è particolarmente soggetto al fascino dell’alcol? Allora, che colpa ho io se, amante del buon vino, ho accolto con entusiasmo l’invito a bere contenuto nella raccomandazione? Addirittura, secondo logica (che non mi risulta vigile negli alcolizzati), avevo pure stilato una scaletta del consumo del vino proporzionale alla temperatura e, siccome sono pure furbo (praticamente un ottimo candidato politico …), avevo manomesso il termometro in quell’orologio multifunzione appeso in sala da pranzo che, secondo me, tra fasi lunari, orario scandito dal satellite (non ho ancora capito come funziona, mancando qualsiasi antenna), livello di umidità e temperatura, sembra fatto apposta proprio per rendere più problematica, ai tipi come me,  la manomissione del termometro …

Per un giorno mi è andata bene, poi mia moglie, messa in allarme dai miei barcollamenti, ha pensato bene di eliminare ogni pretestuosa giustificazione legata al modo di dire prima citato con una semplice mossa: l’estrazione delle pile, che, oltretutto, sue testuali parole, mi liberava dalla schiavitù della lettura di uno strumento che non meritavo di usare.

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