L’itinerario seguito da Federico II salpato da Brindisi il 28 giugno 1228

normanni

Giugno, lunedì 05, h. 09.00. Accoglienza ore 8.45

Brindisi. Palazzo Granafei-Nervegna (g.c.)

Sulla rotta della Francigena del Mare

 

Quando le luci della notte si rifletteranno immobili sulle acque verdi di Brindisi

Lascerai il molo confuso dove si agitano parole passi remi e macchinari

L’allegria starà dentro di te accesa come un frutto

Andrai a prua fra i negrumi della notte

Senza alcun vento senza alcuna brezza solo un sussurrare di conchiglia nel silenzio

Ma dall’improvviso rollio presentirai le cime

Quando la nave rotolerà nell’oscurità serrata

Ti troverai spersa all’interno della notte nel respirare del mare

Perché questa è la vigilia di una seconda nascita

(Sophia de Mello Breyner Andresen, Itaca)

 

Lunedì 5 giugno 2017, in occasione della XXXII Regata velica Internazionale Brindisi – Corfù, la Società di Storia Patria per la Puglia, in collaborazione con  il Circolo della Vela e il Comune di Brindisi, organizza un incontro di studi per la presentazione della Via Francigena del Mare, rotta storica sulla quale si attesta la Regata.

Atti e testimonianze evidenziano come nell’età normanno-sveva l’imbarco dei pellegrini da Brindisi alla volta di Gerusalemme, ad faciendum passagium yransmarinum, proseguisse facendo generalmente tappa a Corfù, Cerigo,  Creta, Rodi, Cipro, per poi approdare a San Giovanni d’Acri. Si tratta dell’itinerario seguito da Federico II  salpato da Brindisi il 28 giugno 1228 per la sua expeditio seu transfretatio in Terram sanctam.  Il I maggio 1229 l’imperatore s’imbarcò ad Acri  per fare rotta verso Brindisi ove giunge il 10 giugno dello stesso anno. Per il viaggio di ritorno sono noti soltanto due scali intermedi, Tiro e Limassol,  ma sembra molto probabile che il tragitto abbia ricalcato quello di andata, che a sua volta aveva seguito il classico itinerario per mare da Occidente verso Levante. Ogni popolo del Mediterraneo è unito dal mare più di quanto non lo sia dalle vie di terra; Platone fa affermare a  Socrate nel Fedone: “ritengo che la terra sia grandissima e che noi, dal Fasi alle colonne d’Ercole, non ne abitiamo che una ben piccola parte, solo quella in prossimità del mare, come formiche o rane intorno a uno stagno”.

La Regata Internazionale Brindisi Corfù ripercorre a vela, oggi come allora, un tratto di quella rotta con l’obiettivo di unire e diventare un punto d’incontro tra i popoli grazie a quello spirito sportivo e agonistico da sempre linguaggio universale capace di creare le più salde e costruttive sinergie tra gli uomini. Sulla stregua di questo ideale, nelle edizioni comprese tra il 2000 ed il 2002, la regata fu rinominata “Regata per i Diritti Umani“, sotto l’egida delle Nazioni Unite.

Il Convegno, che vede anche il patrocinio del consolato di Grecia a Brindisi, prevede la partecipazione di storici e studiosi che presenteranno le evidenze e le testimonianze storiche legate alla Via Francigena del Mare, con l’obiettivo di raccogliere materiale storico-scientifico di supporto alla candidatura della rotta all’Associazione Europea delle vie Francigene e al Consiglio d’Europa per il suo riconoscimento ufficiale.

Nella circostanza sarà avanzata la candidatura  del Sistema difensivo territoriale brindisino quale sito da inserire nella World Heritage List, della Convenzione sul patrimonio mondiale.

 

Comitato Scientifico:

Pasquale Corsi – Università di Bari

Presidente della Società di Storia Patria per la Puglia

 

Pasquale Cordasco – Università di Bari

Direttore del Centro Studi Normanno-Svevi dell’Università di Bari

 

Hubert  Houben – Università del Salento

Professore I Fascia. Ordinario di Storia Medievale, Presidente del Centro Interdipartimentale di Ricerca sull’Ordine Teutonico nel Mediterraneo

 

Luciana Petracca – Università del Salento

Professore aggregato di Storia Medievale; Professore aggregato di Archivistica

 

Giancarlo Vallone – Università del Salento 

Preside Facoltà di Giurisprudenza. Professore I Fascia.  Ordinario di Storia delle istituzioni politiche

 

Maria Stella Calò Mariani –  Università di Bari

Docente emerito di storia dell’arte.

 

 

Programma

Lunedì 5 giugno 2017

ore 08.45 Registrazione dei partecipanti

 

ore 09.00

Saluti degli organizzatori e delle autorità

 

ore 9.30.

Sulla rotta di levante. da Brindisi a corfù verso gerusalemme

 

Interventi introduttivi

Francesco Rutelli

Coordinatore del Gruppo per le Antiche Vie Culturali e Religiose, in primis la via Francigena, presso il Pontificio Consiglio della Cultura

 

Massimo Tedeschi

Presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene

 

Relazioni

Giuseppe Maddalena Capiferro

Società di Storia Patria per la Puglia

Brindisi e la crociata di Federico II

 

Marco Leo Imperiale

Archeologo medievista – Università del Salento

Diari di pellegrinaggio tardo medievali

 

Giuseppe Marella

Viator Studies Centre  dell’Università del Salento

Da Brindisi a Corfù verso Gerusalemme nel medioevo

 

Luici Oliva

Viator Studies Centre  dell’Università del Salento

Il viaggio petrino dalla Terrasanta a Roma

 

Cristian Guzzo

Società di Storia Patria per la Puglia

I Normanni e le vie di comunicazione nel meridione d’Italia

 

Giacomo Carito

Vice Presidente della Società di Storia Patria per la Puglia

Sulla rotta Brindisi Corfù tra reale e immaginario

ore 11.30

Sulla rotta da levante a ponente.

Presentazione della candidatura  del Sistema difensivo territoriale brindisino quale  sito da inserire nella World Heritage List, della Convenzione sul patrimonio mondiale

 

ore 11.45

Tavola rotonda sulla proposta di candidatura

 

ore 12.30 Coffee break

 

Moderano: Francesca Mandese del Corriere del Mezzogiorno e Giuseppe Rollo della  Società di Storia Patria per la Puglia

Locandina

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6 Commenti a L’itinerario seguito da Federico II salpato da Brindisi il 28 giugno 1228

  1. DOC.: FEDERICO II, DANTE, E KANTOROWICZ, Una nota … *

    “FEDERICO II, IMPERATORE” (1927), “I DUE CORPI DEL RE” (1957). Senza la conoscenza delle opere di Dante, non solo la prima ma neppure la seconda grande opera di Kantorowicz sarebbe stata possibile. Questo è quanto emerso da una mia semplice e recente ricognizione dei suoi due eccezionali lavori. L’orizzonte storiografico di Dante non solo aiuta K. a capire la lezione di Federico II, ma – con l’aiuto di Federico II – a gettare le basi non solo di una straordinaria comprensione dell’opera di Dante, ma anche della sua stessa proposta politicoa e filosofica.

    Un accenno in questa direzione è nella conclusione (qui di seguito ripresa) della spelndida e ricca “voce” “Kantorowicz” di Roberto Delle Donne (Federiciana del 2005, non – non dall’Enciclopedia Dantesca del 1970!!!):

    “[…] Partendo dalla finzione giuridica del corpo doppio del re, enunciata nell’Inghilterra del XVI sec. allo scopo di porre al riparo i diritti della Corona e dello stato dalle pretese di poteri e istituzioni particolari, K. conduce il lettore attraverso i diversi strati ideologici che si erano coagulati in questa teoria. Affronta, attraverso l’archeologia del concetto di incarnazione monarchica, su un arco cronologico che dall’Alto Medioevo giunge al Rinascimento, il modo in cui il pensiero giuridico e politico tardomedievale giunse a concepire l’immortalità della monarchia di là dalla persona mortale in cui si incarna, fornendo così la genealogia della distinzione tra la funzione pubblica e la persona che l’esercita, cardine su cui avverrà il passaggio da una concezione dell’autorità incarnata nel suo titolare all’idea di un potere impersonale, a cui il titolare accede per temporanea delega collettiva.

    Uno degli snodi di questo processo plurisecolare è costituito dall’imperiale “teologia di governo” di Federico II, che per quanto “pervasa dal pensiero ecclesiastico, contaminata dalla terminologia canonistica e infusa d’un linguaggio quasi cristologico per esprimere gli arcani del governo”, non dipendeva più dall’idea altomedievale di una regalità “cristocentrica”, basata cioè sulla credenza che il re, attraverso la consacrazione, divenisse vicario e “imitatore” del Cristo vivente. Il sovrano svevo e soprattutto i suoi consiglieri giuridici derivavano invece la funzione duale dell’imperatore quale “signore e ministro della giustizia” (Kantorowicz, 1957, pp. 97 ss.; trad. it. pp. 84 ss.) dal diritto romano, dalla tradizione della lex regia, aprendo la strada alla distinzione tra Impero e imperatore, già suggerita da Accursio e poi sostenuta più recisamente da Cino da Pistoia.

    È proprio nell’acutezza delle analisi e nell’ampiezza euristica, nella straordinaria capacità di K. di restituire, ricorrendo a fonti straordinariamente disparate, la complessità concettuale del processo storico che segnò il passaggio da un’idea della sovranità secondo cui un individuo rappresenta un essere collettivo a quella secondo cui un essere collettivo rappresenta degli individui, che vanno ricercate le ragioni della sua recente fortuna tra un pubblico non di soli medievisti: nell’opera è possibile cogliere non solo le origini della moderna concezione dello stato occidentale, ma anche individuare a livello embrionale le diverse modalità di evoluzione che essa ha subito nei vari paesi d’Europa.

    Il nucleo germinativo dell’opera, la sua ragion d’essere, non va tuttavia cercato nell’interesse per lo stato, ma per gli uomini mortali che elaborarono “la credenza politica nello Stato moderno e nel suo carattere perpetuo” (ibid., passim). K. ha fondato la sua inesausta ricerca della dignitas perpetua, che “non muore mai”, in tutte le sue manifestazioni nell’universo mentale del Medioevo, muovendo da un ideale umanistico: il corpo mistico del re, che simboleggia la sovranità dello stato, è congiunto a un ideale di optimus homo, simboleggiante a sua volta la sovranità individuale, l’humanitas, la dignità stessa dell’essere uomo che accompagna, come un corpo mistico perenne, ogni singolo individuo, e che fa del principe, proprio perché appartenente all’humana universitas, un homo instrumentum humanitatis. Questa concezione della politica e della responsabilità di chi detiene un ufficio politico K. la ritrova, in un capitolo di straordinaria ispirazione, come categoria fondante dell’umanesimo medievale di Dante. Agli antipodi di quella “orribile esperienza del nostro tempo in cui intere nazioni, dalle più piccole alle più grandi, caddero preda dei dogmi più irrazionali e in cui i teologismi politici divennero autentiche ossessioni che sfidarono i più elementari principî della ragione umana e politica” (ibid., p. XVIII; trad. it. p. XXX), l’idea dantesca di humanitas potrebbe far risuonare la sua eco anche nel nostro presente. È questo un aspetto non secondario del lascito spirituale di K., ancora valido per tutti coloro che vogliono leggere e pensare, vivere e agire in accordo con il proprio pensiero”.

    Si tenga presente, per capire bene e meglio, che l’ultimo capitolo (l’ottavo) dei “Due corpi del re” è intitolato ” La regalità antropocentrica: Dante “!!! Nel “Federico II, Imperatore” (un’opera che non solo getta luce sulla filosofia degli anni Venti del XX secolo in Europa, ma illumina meglio e tutto il percorso e l’orizzonte storiografico-filosofico dello stesso Kantorowicz, e sollecita a rileggere il suo lavoro del 1927 e del 1957 in modo unitario!), con grande chiarezza, così scrive:

    “(…) Si tenga presente che Federico II visse alla fine del secolo che conosceva la giustizia come unico fine dello stato – fine, del quale, come si sa, gli statisti del rinascimento si occuparono ben poco. Federico era nato nel tempo della massima fioritura del «secolo giuridico», che chiudeva un millennio dedicato alla ricerca della giustizia, e che senza dubbio ebbe tanta influenza su Federico, quanta egli ne ebbe poi sulla giurisprudenza: si pensi soltanto alla visita dello Staufen a Bologna, al giurisperito Roffredo di Benevento, alla fondazíone dell’università di Napoli.

    A buona ragione s’è definito «epoca del diritto» quel secolo (1150- 1250) che chiude il medioevo, perché dai giorni di un Graziano e di un Irnerio, da quelli che segnarono una notevole ripresa del diritto romano da parte del Barbarossa (simbolo dello spirito del tempo), a nessun’altra ricerca scientifica il mondo aveva mostrato effettivo interesse come allo studio del diritto – il che certo non impedì che l’interesse si tramutasse in pazzia: come dimostra l’aver cominciato, verso la fine del XIII secolo, a mettere in versi le Institutiones di Giustiniano, allo stesso modo che si è fatto ai giorni nostri con la Critica della ragion pura di Kant.

    Tale degenerazione indica che nel campo in oggetto non resta più nulla da fare. Non che la scienza del diritto si esaurisse con quel secolo: solo, la materia era stata dai glossatori assiduamente e sempre più sterilmente perorata, e, d’alÍo canto, si schiudevano al rinascimento nascente tanti e infinitamente più importanti spazi scientifici, che la cultura profana non poté più, come al tempo di Federico II, essere identificata con quella giuridica. La scienza giuridica, però, che consiste nello studio delle leggi, conraddistingue la nascita d’uno spirito non teologico, anzi essenzialmente laico.

    D’altra parte, la chiesa stessa aveva mantenuto, nel campo del diritto, una posizione di guida: tutti i papi più importanti di questo secolo – Alessandro III, Innocenzo III, Onorio III, Gregorio IX, Innocenzo IV – furono giuristi, anzi la conoscenza del diritto canonico diventò elemento essenziale della teologia, o meglio: teologia e scienza giuridica vennero a pericolosi conflitti nell’ambito della chiesa, e la seconda ne patì gravi danni. Sdegnato di ciò, Dante maledisse i Decretali perché papa e cardinali, a furia di studiatli sino a consumarne i «vivagni», dimenticavano Nazareth” (Ernst H. Kantorowicz, Federico II, Imperatore, [Kaiser Friedrich der Zweite, I-II, Berlin 1927-1931] Garzanti, Milano [1976] 1988, pp. 212-213).

    *

    FEDERICO LA SALA (“KANTOROWICZ, UN GRANDE (E IGNORATO) LETTORE DI DANTE. Una nota” – http://www.lavocedifiore.org/SPIP/forum.php3?id_article=5726&id_forum=2635841)

  2. ma questa immagine non si riferisce a Federico II Hohenstaufen, bensi di Roberto il Guiscardo e del fratello Ruggero conte di Sicilia, i due condottieri d’Altavilla che unificarono tutte le terre del Sud Italia e crearono lo Stato indipendente che durerà fino al 1861.

  3. MA DI QUALE IMMAGINE, DI QUALE ICONA si parla: è quella collegata al post sul profilo di Facebook?

      • DOC.: Da Canterbury a Roma – fino a Santa Maria di Leuca, e a Gerusalemme *

        Sulla via Francigena, ora anche in treno

        Accordo Trenitalia-Aevf. 50 mila pellegrini in Italia nel 2016

        di Daniela Giammusso *

        ROMA – La Via Francigena a piedi, come i pellegrini mille anni fa, in bici, a cavallo. Ora anche in treno con sconto dedicato. E’ il nuovo accordo fra Trenitalia e Associazione Europea delle Vie Francigene per una riduzione del 10% sul biglietto a pellegrini e turisti che utilizzino i treni Regionali per spostarsi lungo il tratto italiano del cammino, tra Valle d’Aosta e Roma, con ben 22 stazioni coinvolte.

        ”L’Enit punta molto su questo tipo di prodotti turistici che esaltano caratteristiche che ha solo l’Italia – racconta il direttore esecutivo Giovanni Bastianelli – La presenza diffusa sul territorio di tanta attrattività, dai beni culturali al paesaggio e il cibo”, ”passare per le strade dei borghi, brand apprezzato in tutto il mondo, sono tutte esperienze uniche e straordinarie” di un modo più ”lento, ecologico e sostenibile” di godere il nostro paese. ”La via Francigena – spiega il presidente dell’Aevf, Massimo Tedeschi – è un asse europeo di 1800 km, da Canterbury a Roma. Ora è in atto l’estensione in Puglia, fino a Santa Maria di Leuca. Nel 2016 si stima in Italia l’abbiamo percorsa in 50 mila. La maggior parte va a piedi, un quinto dei viaggiatori in bici, ma è sempre più apprezzato anche il treno’…

        Leggi qui il resto dell’articolo:

        * ANSA, ROMA 09 giugno 2017: http://www.ansa.it/canale_viaggiart/it/notizie/evasioni/2017/06/09/sulla-via-francigena-ora-anche-in-treno_f59d7973-ff6e-437d-afaa-a43557c0f14a.html

        Federico La Salaeggi qui il resto:

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