Alezio e la palma che, forse, non c’è più

di Armando Polito

Ciò che sto per dire sarebbe valido per qualsiasi nostra città o cittadina ma il caso ha voluto che oggi la protagonista fosse Alezio, grazie alle due foto, sovrapponibili, che seguono, la prima risalente, credo, agli anni ’60, la seconda tratta ed adattata da GoogleMaps. In esse appaiono riprese via Cavour e Piazza Regina Margherita.

 

Temo che, per farla completa, manchi una foto recente e, per colmare questa eventuale lacuna, confido nell’aiuto di qualche lettore locale. Nel frattempo motiverò le ragioni della mia non documentata (e mi auguro che rimanga tale) paura.

Per farla breve:  la palma che si vede nella seconda foto è rimasta vittima anch’essa del  famigerato punteruolo rosso, cioè, in ultima analisi, della  globalizzazione?  Se è così non sarà morta, forse, invano, a patto che si abbia il tempo per una riflessione semplice e banale ma, paradossalmente,  imprenscindibile, proprio perché scontata e, dunque, apparentemente non degna d’attenzione.  Già, la globalizzazione inventata non da qualche vegetale o da qualcuna delle cosiddette bestie, ma dal peggiore degli animali, cioè dall’uomo, che nella sua immensa ipocrisia, pensa di giustificare il fenomeno nascondendo il concetto concreto del profitto dietro quello astratto di fratellanza, guardandosi bene dal tradurre quest’ultimo in fatti concreti, giacché è proprio la sua depravata ed ipocrita astrattezza che lo rende compatibile col profitto.

La globalizzazione e l’esportazione della democrazia mi appaiono come la versione moderna di fenomeni antichi come la colonizzazione e l’evangelizzazione (in quest’ultimo caso di popoli cosiddetti primitivi ma in molti casi più civili di noi e dai quali, se non avessimo provocato la loro integrazione e in non pochi casi la loro estinzione, avremmo avuto molto da imparare, con un semplice, fugace contatto ispirato, e condotto, unicamente dalla voglia di conoscere l’altro). Solo che questa volta la diffusione planetaria rischia di concludersi, se non si cambia rotta al più presto, con la distruzione del pianeta  e di ogni specie vivente, compresa la nostra.

E per evitare tutto questo, magari, c’è chi in Italia pensa (e, forse, forte del suo cognome, l’avrà pure dichiarato ma me lo sono perso …) che basti un semplice sì all’imminente referendum …

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