Tricase, ieri e oggi

di Armando Polito

Tutti, anche gli astemi, sanno che il vino col tempo migliora, ma non bisogna esagerare perché anche il più robusto dopo un certo numero di anni si deteriora. Per questo quando mi capita tra le mani una bottiglia di annata notoriamente felice, ritenendo da criminale correre qualsiasi rischio, me la scolo senza perdere tempo, da solo o in compagnia. Certo, ci sono le bottiglie da collezionista, il cui valore, direttamente proporzionale alla data d’imbottigliamento, non è destinato ad essere apprezzato dalle papille gustative, ma dalla sensibilità di chi, magari senza potersi permettere di essere un collezionista, in una semplice, impolverata ma preziosa  bottiglia è in grado di leggere la storia, grande o piccola che sia. In fondo lo stesso avviene con una cartolina antica. Essa, a suo tempo non spedita, può essere stata a suo tempo riposta distrattamente in un cassetto e in questo caso corrisponde alla bottiglia non consumata messa da qualche parte, perché vederla in giro dava fastidio e poi dimenticata (rischio inesistente in casa mia …); in altri casi  la mancata spedizione della cartolina può essere stata causata anche dalla sua bellezza, per cui si è pensato di conservarla, senza, però, alcuna volontà collezionistica, senza, cioè, considerarla come un piccolo investimento sulla sua futura rarità (questo farebbe il paio con la bottiglia di vino la cui forma e/o la cui etichetta hanno esercitato la loro seduzione (io, se ancora non s’è capito, non mi lascio sedurre da vetro e carta …). Lascio alla fantasia del lettore immaginare altre situazioni che non siano quelle, pressoché infinite, legate al caso. Mi son lasciato ubriacare dal semplice concetto di bottiglia dimenticandomi di quelli del tempo e della storia che, pure, all’inizio, avevo sbandierato. Avrei pure potuto risparmiare al lettore questa introduzione e entrare subito in argomento, ma essa rappresenta un disperato, forse l’ultimo appello a partecipare, magari solo inviando alla redazione qualche vecchia foto della nostra terra, oppure una recentissima scattata nella stessa prospettiva di quelle antiche che ho già presentato. Oggi, oltretutto, il discorso sarà più articolato del solito, pur rendendomi conto che i ritmi del nostro tempo consentono al massimo di dare uno sguardo più o meno fugace ad un’immagine, non di dedicare qualche minuto alla lettura di riflessioni su di essa, non fosse altro che per la voglia di cogliere in castagna l’autore e, sacrosantamente, sputtanarlo.

L’immagine che segue, tratta, insieme con la successiva, da http://www.ebay.it/itm/TRICASE-Piazza-Vittorio-Emanuele-II-/170591611757?hash=item27b80d6b6d:m:mJnEWpGbjI2LLlq94bjj40Q,  è una cartolina raffigurante quella che all’epoca era piazza Vittorio Emanuele II e che oggi è piazza  Giuseppe Pisanelli1.

Il verso ci consente di dare una collocazione temporale alla rappresentazione del luogo e di fare altre riflessioni, nella speranza che qualche lettore integri quello che non son riuscito a leggere (l’ho indicato con il punto interrogativo).


La cartolina, indirizzata alla Gentilissima Signorina Sig.na ? Palese Trieste V. Macchiavelli (sic!) N° 16 I° p.,  reca il seguente messaggio: Tanti saluti da tuo zio ?

Il timbro, duplicato, reca la dicitura TRICASE (LECCE) nel margine e al centro, su tre linee, 17 LUG O7. La cartolina, dunque, risulta spedita il 17 luglio 1907. Il bollo d’arrivo è assente e ciò che appare nel’angolo superiore del retto è costituito dalle tracce d’inchiostro del bollo superiore del verso assorbite dalla carta, come dimostra l’immagine successiva, ove ho invertito orizzontalmente la prima (quella del retto) per mostrare la sua perfetta sovrapponibilità alla seconda.


Prima di passare ad altro voglio spendere qualche parola sul francobollo. Esso presenta l’effigie di Emanuele III (re d’Italia dal 1900 al 1946) con decorazione floreale e fa parte di una serie di undici, con valori da 1 centesimo a 5 lire. Nella serie, che ho riprodotto di seguito, il nostro è il primo della terza fila2.


Ciò che ora mi accingo a fare non è una violazione della privacy, al contrario è un omaggio alla memoria di chi ha mi ha reso possibile scrivere queste poche righe e mi sento un po’ come, immagino,  l’archeologo che ha appena aperto una tomba …).  Mi sono permesso, con l’immagine tratta da GoogleMaps, di tentare di individuare il domicilio della destinataria, sempre che la numerazione sia rimasta immutata. Il civico 16 attuale di via Niccolò Machiavelli a Trieste è quello che ho indicato con la freccia.

Termino la parte dedicata alla piazza di Tricase con la sua immagine attuale tratta ed adattata anch’essa da GoogleMaps e con un collage comparativo.

Ora dalla piazza ci spostiamo al porto con un’immagine tratta dal profilo Facebook di Salento come eravamo, ove compare datata al 1932.

È evidente che questa volta non abbiamo davanti agli occhi una cartolina ma una foto privata e la data potrebbe essere stata ricavata da qualche annotazione sul retro o essere frutto di una deduzione di chi l’ha inviata; ma su quali base oggettive? Va da sé che l’individuazione della marca (la getto lì: Atala o Bianchi?) e del modello (stavolta non ho niente da gettare …) della bicicletta da parte di qualche esperto non guasterebbe. Per questo il 1932 andrebbe, almeno per ora, accettato con beneficio d’inventario. Chiudo con la stessa sequenza di immagini prima adottata per la piazza.

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1 (Tricase, 1812-Napoli 1879). Deputato nel Parlamento napoletano nel 1848, per i suoi sentimenti antiborbonici fu costretto a fuggire prima a Civitavecchia, successivamente a Genova, Londra e Parigi. Tornato a Napoli nel 1860, fu nominato da Garibaldi ministro di Grazia e Giustizia ma durò in carica solo ventidue giorni;  deputato al parlamento (1860-67), fu ministro di Grazia e Giustizia e Culti nel ministero Farini e in quello Minghetti. Fu autore del primo codice di procedura civile del Regno d’Italia entrato in vigore nel 1865, opera rivalutata in tempi recenti perché ritenuta più liberale del codice del 1940 giudicato da alcuni eccessivamente autoritario se non ideologicamente vicino al fascismo.

2 Nuovo ha una valutazione, a seconda del livello di conservazione, tra i 61 ed i 150 euro; il valore dell’usato precipita ad 80 centesimi.

 

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2 Commenti a Tricase, ieri e oggi

  1. Mi azzardo io, sulla bicicletta. Direi che da come la si puo vedere è certamente una bicicletta di marca. Le marche che hai citato tu, vanno bene per quell’epoca. Non so se nel meridione erano arrivate le biciclette francesi marca “Becan” che tra l’altro in Piemonte hanno dato il nome alla “bicicletta”. In piemontese bicicletta si diceva “becana” “Col lì a viagia ‘n becana” “Quello lì si muove in bicicletta”. Oltre non mi azzardo!

  2. Bella la tua nota sulla “Becan”, ma bisognerebbe immaginare che il proprietario fosse senz’altro abbiente. Riguardo la bicicletta di Tricase e penso che allora si poteva lasciare incustodita, non solo a Tricase, qualsiasi cosa, anche un oggetto, come il nostro, per quei tempi, prezioso. Col passare degli anni cominciò a sparire la pompa in dotazione; oggi dopo un secondo è sparita l’intera bicicletta e gli autori beccati possono sempre invocare lo stato di necessità che, interpretato estensivamente (non ci sarà bisogno, dunque, di un’apposita legge …), fra poco coprirà pure il tentativo di liberarsi dalla noia o quello di provare nuove emozioni …

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