NAUNA: sulla bontà dell’iscrizione ho qualche dubbio, su quella del vino nessuno

di Armando Polito

Nulla sapremmo dell’iscrizione, comunque andata perduta, se non ce ne avesse lasciato traccia Girolamo Marciano (Leverano, 1571-Leverano 1628) nella sua opera pubblicata postuma nel 1855.

Come si legge nel frontespizio, l’opera reca le aggiunte di Domenico Tommaso Albanese (Oria, 1638-Oria, 1685), ma credo, nonostante tali aggiunte formino un tutt’uno col testo originale e sia, perciò pressoché impossibile distinguere il contributo cronologicamente successivo, che tutto ciò che riguarda la nostra iscrizione sia da attribuire al Marciano anche per la maggiore vicinanza geografica di Leverano a Nardò rispetto ad Oria.

Di seguito il testo relativo tratto dalla parte dedicata a Nardò.

 

Il Marciano parla di due tavole di rame e dalla disposizione grafica del testo si direbbe che la prima ne contenesse uno enormemente più lungo. Per ora non procedo alla traduzione ed al commento, anche perché non posso passare sotto silenzio coloro che in varie epoche, dopo il Marciano, di questa iscrizione si sono occupati. Seguirò l’ordine cronologico.

il primo è una vecchia conoscenza di chi si occupa della storia di Nardò, vale a dire Pietro Pollidori (Fossacesia, 1687-Roma, 1748), al quale più di uno in tempi recenti ha rimproverato di aver prostituito il suo talento di storico nella confezione di documenti falsi allo scopo di dare prestigio alle memorie del luogo in cui volta per volta esercitava il suo servizio, in parole povere per assecondare, in modo certo non disinteressato, un deviato (e nefasto per la verità e per la storia) senso dell’orgoglio campanilistico. E tutto questo pure a Nardò, ai tempi di Giovanni Bernardino Tafuri (1695-1760) e del vescovo Antonio Sanfelice (1707-1736).

Suo è un ampio scritto pubblicato nel tomo VII della Raccolta di opuscoli filosofici e filologici a cura di Angelo Calogerà, Zane, Venezia, 1732, pp. 410-496, recante il titolo Expositio veteris tabellae aereae, qua M. Salvius Valerius vir splendidus emporii Naunani patronus decernitur (Saggio sull’antica tavola di rame nella quale si legge Marco Salvio Valerio uomo splendido patrono della piazza commerciale di Nauna). Il saggio è preceduto da una lettera dedicatoria indirizzata all’arcivescovo Carlo Majello recante la data del 13 marzo 1725, che si conclude con l’augurio di un riscontro critico, che, a quanto ne so, non seguì, nel senso  che non ci è rimasto nessun documento in cui il Majello sembri accettare in toto o parzialmente, oppure respingere le argomentazioni del Pollidori.

L’ideale sarebbe stato riportare l’intero saggio, mentre il taglio divulgativo di questo post avrebbe reso sufficiente riportare in sintesi il pensiero del Pollidori. Ho scelto, invece, una strada intermedia perché ritengo che anche i non addetti ai lavori abbiano il diritto di conoscere le fonti originali e non solo la loro interpretazione. Riporterò, perciò, i passi più salienti con la mia traduzione a fronte e qualche nota esplicativa in calce.

 

ll saggio del Pollidori, dunque, non è il frutto di un esame autoptico ma solo uno studio della trascrizione che, secondo lui, presenta prerogative di maggiore fedeltà. A proposito di questa iscrizione si legge che essa risultava già perduta ai tempi del Mommsen (1817-1903). A questo punto tale perdita va retrodatata con certezza al  1725 e, viste le superfetazioni di cui s’è detto a proposito della trascrizione del testo, non è da escludersi che la data della sua scomparsa sia da retrodatare ancora. Rimane plausibile che la trascrizione del Marciano sia autoptica (quando essa venne rinvenuta, nel 1595, l’umanista di Leverano aveva 24 anni),

Dopo l’introduzione che abbiamo visto il Pollidori esamina il testo dell’iscrizione linea per linea, commentandone ciascuna prima di passare alla successiva. Di specifico interesse è la nota alle locuzioni EMPURII NAUNAE  (dell’emporio di Nauna) e, più avanti EMPURII NAUNITANI (dell’emporiio naunitano) perché, essendo stata l’epigrafe rinvenuta a Nardò,  si è pensato che Nauna fosse il nome del porto di Nardò e nel tempo  la si è identificata, giocoforza, con questo o quel punto della lunga costa ricadente nel territorio di Nardò, tenendo conto della presenza o meno di reperti archeologici che giustificassero, oltretutto, la funzione commerciale, per la verità già quasi scontata, direi, a meno che non si tratti di una base militare, per qualsiasi porto. Così, a parte Giovanni Alessio (Problemi di toponomastica pugliese, Cressati, Taranto,1955) che considerò Nauna, connesso con la stessa radice del greco ναῦς (leggi vaus)=nave,  come il nome messapico di Anxa, l’antico nome di Gallipoli, l’identificazione proposta ha riguardato, volta per volta, con riproposizione in qualche caso dello stesso toponimo con motivazioni più o meno diverse, le località che qui indico così come si presentano al visitatore spostandosi da Nardò fino a Porto Cesareo (che ora è un comune autonomo): S. Maria al Bagno, Frascone, S. Isidoro, Scalo di Furno). Per gli autori dell’attribuzione vedi alla fine la bibliografia.

Sorprende non poco, però, che, a quanto ne so,  nessuno di coloro che si sono occupati dell’iscrizione e di Nauna (a parte il Mommsen, ma en passant, come vedremo) hanno avuto la delicatezza di citare il Pollidori (nonostante abbia anticipato, in modo filologicamente impeccabile, molte osservazioni successive; ma tant’è, basta qualche peccatuccio perché non ti si dia retta nemmeno quando hai ragione …) sul toponimo così scrive (pp. 428-438):

 

Com’è noto, nel 1847 a Berlino presso l’Accademia delle scienze veniva istituito un comitato, guidato da Theodor Mommsen, con il compito di creare una collezione organizzata di tutte le iscrizioni latine pubblicate in passato dagli eruditi in ordine sparso. Nasceva così il C. I. L. (Corpus Inscriptionum Latinarum). Il primo volume uscì nel 1863 e mentre il Mommsen era in vita altri quattordici. La nostra fu pubblicata nel volume IX nel 1883. Di seguito il frontespizio e la relativa scheda, con il testo nella lettura del Mommsen che ancora è quella ufficiale (e resterà tale, credo, in eterno, a meno che non salti fuori all’improvviso, magari da qualche museo straniero …, l’originale).

 

Mi soffermo solo, prima di passare, finalmente, alla traduzione del testo dell’epigrafe su un solo dettaglio descrittivo che la dice lunga sull’acribia che è destinata sempre a subire duri colpi quando manca l’esame autoptico o esso, come nel nostro caso, era ed è ormai impossibile.

Il Mommsen scrive: tabula fastigiata cum foraminibus quattuor pingitur apud Marcianum (scr.) [viene descritta come una tabella terminante a punta con quattro fori [mano] scritto. Sfido chiunque a trovare conferma nel testo, che ho riportato all’inizio, del Morciano.

(Sotto i consoli Antonio Marcellino e Petronio Probino il 6 maggio, mentre il popolo dell’emporio di Nauna chiedeva per acclamazione che dovesse essere offerta a dio una tavola di bronzo incisa del patronato a Marco Sal() Valerio uomo splendido cui già da tempo secondo la voce e la volontà del medesimo popolo è stato offerto l’onore del patronato. Ciò che avvenisse di questa cosa, così della stessa cosa decisero avendo già da tempo il popolo devoto offerto pubblicamente l’onore del patronato a quel Marco Sal()= Valerio i cui immensi benefici offrì non soltanto ai cittadini del municipio ma in verità anche a noi stessi avendo sempre amato anche il nostro emporio così che, dovunque esercitò il potere, ci garantì sicuri e difesi. Per questo è necessario ricompensarlo; e così piace a tutto il popolo dell’emporio di Nauna che sia opportuno dovergli offrire una tavola di bronzo incisa affinché accetti con animo ben disposto quel che gli è stato offerto degnamente in onore dal devotissimo popolo del nostro emporio. Su decreto di Caio Giulio Secondo, del pretore Caio Id() Memio, Caio Ge(= Afrodisio, Caio Pro() degli altri)

Non meno vanti di sorta, ma, a quanto ne so, questa mia è la prima traduzione integrale dell’iscrizione. Lo stesso commento del Pollidori, d’altra parte, riguarda solo i nessi più significativi di ciascuna linea. Probabilmente chi ha tentato l’impresa si è lasciato scoraggiare dalla lezione del Mommsen che, per quanto autorevole, pone più di un problema di ordine grammaticale, D’altra parte sarebbe bastato tener conto di alcune varianti registrate dallo stesso studioso tedesco in calce al testo. Tra l’altro non sono neppure molte, anzi sono soltanto due: onor per onorem e oblatus per oblatum.

Prima che il lettore resti ubriacato da schede, citazioni, immagini, traduzioni, varianti, congetture e simili, è tempo che io riservi la sua residua sobrietà alla bottiglia di vino NAUNA che all’inizio campeggia accanto alle tavole di bronzo (naturalmente, fittizie). A questo punto qualcuno mi rinfaccerà l’intento pubblicitario del post. Ebbene, sì, lo confesso. tra me e il titolare dalla cantina neretina che lo produce è stato stipulato appena l’altro ieri in località Masserei (praticamente in casa mia …), alla presenza del notaio Se fossi fesso, ti direi chi sono (non esiste cognome più lungo e, come se non bastasse, fornito pure di virgola) un contratto che prevede a mio favore la fornitura gratuita di tale vino vita natural durante nella quantità di una bottiglia al giorno (la penale per la mancata osservanza prevede un risarcimento di tre bottiglie per ognuna non consegnata o, in alternativa, una somma pari al decuplo del prezzo corrente (che non è certo, e, onestamente, non può essere, popolare).

Anche se per ogni giorno che mi resta, appena sveglio, sarò costretto a toccarmi, mi piace pensare che il titolare, invece, per qualche tempo non si toccherà, ma si morderà le mani con cui ha firmato quel contratto, pensando che gli sarebbe costato molto meno, indipendentemente dal rispetto dei patti, rivolgersi alla migliore agenzia pubblicitaria …

Un’ultima riflessione: Nauna si legge Naùna oppure Nàuna? – Ecco il solito maniaco erudito da strapazzo; questa questione dell’accento fa il paio con “il Brexit o la Brexit?” per il quale, addirittura è stato scomodato un referendum tra i lettori (https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/07/04/anchio-indetto-un-referendum/) – potrebbe osservare qualcuno dei pochi lettori, forse, arrivati fin qui. Nel fare presente che il referendum scade alle ore 24 di domenica 10 c. m., che non indirò un’altra consultazione, che respingo l’erudito (con i tempi che corrono è un’offesa) ma accetto, in un sussulto d’insolita umiltà il da strapazzo …), che nella ricostruzione della verità non solo storica ogni dettaglio formale (anche una virgola, un articolo, un accento) è prezioso, dico solo, a proposito di quest’ultimo dilemma, che la plausibilissima ipotesi dell’Alessio [dal greco ναῦς (leggi vàus)], ripresa poi dal Ribezzo, imporrebbe la lettura Nàuna (essendo au dittongo, come avviene per l’italiano causa), anche se l’esperienza mi dice che la pronuncia più corrente è, forse, Naùna, perché, non sapendo che au è dittongo, la parola è considerata trisillaba e nella scelta prevale una tendenza quasi istintiva legata alla maggiore musicalità di una  parola piana rispetto ad una sdrucciola.

 

BIBLIOGRAFIA  (alla fine di ogni volume citato riporto l’identificazione proposta, laddove compare, di Nauna).

Francesco Ribezzo, Nuove ricerche per il C. I. M., Roma, 1944, p.187, nota 1. (S. Maria al Bagno, identificazione ribadita nello studio successivo)

Francesco Ribezzo, L’arcaicissima iscrizione messapica scoperta a Nardò e il suo “Portus Nauna”, in Archivio storico pugliese, V, 1952, pp. 68-77. (S. Maria al Bagno)

Mario Bernardini, Panorama archeologico dell’estremo Salento, bARI, 1955, p. 60 (S. Maria al Bagno).

Giancarlo Susini, Fonti per la storia greca e romana del Salento, Accademia dell’istituto delle scienze, Bologna, 1962, p. 91 (Scalo di Furno).

Alfredo Sanasi, Ricerche archeologico-topografiche su Neretum inetà romana, in La Zagaglia, anno VI, N. 21, 1964, pp. 36-40 (S. Maria al Bagno)

Maria Teresa Giannotta, Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia e nelle Isole Tirreniche, XII, Pisa-Roma, 1993, alla voce Nauna, pp. 314-316.

Cesare Marangio, CIL IX, 10 e il porto di Neretum, in L’Africa romana. Lo spazio marittimo del mediterraneo occidentale: geografia storica ed economia. Atti del XIV convegno di studio Sassari, 7–10 dicembre 2000, a cura di Mustapha Khanoussi, Paola Ruggeri e Cinzia Vismara, Carocci, Roma,  2002 (S. Maria al Bagno, identificazione ribadita nello studio successivo)

Cesare Marangio, Porti e approdi della Puglia romana, in I porti del Mediterraneo in età classica, Atti del V Congresso di Topografia Antica, Roma 5-6 ottobre 2004, Rivista di topografia antica, XVI, 2006, pp. 101-128  (S. Maria al Bagno).

Rita Auriemma, Chiara Pirelli e Gabriella Rucco, Il paesaggio come museo. Archeologia della costa di Nardò, in Notiziario numismatico dello Stato. Serie “Medaglieri italiani”, n. 8, 2016, pp. 144-150  (Frascone).

 

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