Il Salento e… la polvere nascosta sotto il tappeto

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di Pier Paolo Tarsi

Ai pugliesi, e in particolare ai salentini (li osservo da anni, fidatevi di quello che dico), piace vivere nel meraviglioso mondo di Amelie. Gli addetti ai lavori lo sanno bene, li hanno compresi bene e fanno di tutto per tenerli in quel recinto incantato e carezzevole come fruitori e amplificatori di una immagine che compiace i locali mentre trascina turisti e muove in parte l’economia. Non bisogna negare infatti che tutto ciò ha i suoi lati positivi: chi scrive ha fatto il commesso abbastanza a lungo per non sapere che il venditore più convincente è quello intimamente convinto del valore di quanto propone. Pubblicate un video che celebra le bellezze nostrane o le ricchezze enogastronomiche di questo lembo e vi ritroverete un esercito di gente sinceramente convinta che con quello appesta i social o gli smartphone degli amici lontani, persino quelli degli zii emigrati che torneranno in estate. Ora, questa orda di fondamentalisti convinti in buona fede della propria rappresentazione porta benefici indiscutibili, e porterebbe sostanzialmente quelli se fosse minimamente consapevole del suo carattere riduttivo, parziale, soprattutto strumentale e immaginifico.

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Gli stessi salentini che spediscono e condividono tera-giga di video in cui si celebra tanta bellezza (indiscutibile seppur patinata) detestano infatti che si ricordi loro che quell’idea somiglia alla sala con la polvere nascosta sotto il tappeto in occasione delle visite degli ospiti: una polvere che va sicuramente tenuta nascosta all’invitato, ma che prima o poi bisogna adoperarsi a spazzare via! Niente, non vogliono saperne della polvere, di vivere nella regione con l’aria più inquinata d’Italia secondo tutti i dati ufficiali, non vogliono sentirsi dire che calpestano una terra di fuoco, deturpata dall’abusivismo, consumata da modelli di sviluppo anacronistici, asfissiata dai fumi dell’Ilva, dal carbone di Cerano, violentata dai pesticidi, insomma, una terra ferita che ha le stesse prospettive di un malato terminale. Niente, a loro basta la prospettiva in cui li pone il video del giorno, detestano anzi chiunque li riporti ad una immagine più realistica e comprensiva sulla quale dovrebbe innestarsi una qualunque possibilità di un futuro. Questo esercito, apparentemente innocuo nella sua buona fede e persino utile a smuovere l’economia, finisce dunque per fare il gioco di una certa politica che della rimozione ha fatto il suo atteggiamento premiante e vincente: la macchia, il lato oscuro, il problema sono tratti da rimuovere e affibbiare ai perdenti che ne parlano, oscuri sentimenti e presagi non contemplati e non compatibili con un intaccabile e ottuso ottimismo in cui pascere elettori al motto renziano de “al bando i gufi”. A proposito, oggi è questo il video da gustare, la Puglia di oggi è quella del Bit, siamo salvi anche oggi da quella reale:

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