Quando il Regno di Napoli finiva a Napoli, o quasi …

di Armando Polito

Ha suscitato proteste, per i miei gusti troppo blande, soprattutto da parte della politica nostrana, la recente decisione di Trenitalia di far arrivare due volte al giorno da Milano a Bari dal prossimo 20 settembre il suo Frecciarossa (mi ricorda tanto Testarossa, il modello di Ferrari prodotto dal 1984 al 1996 e mi auguro che la tecnologia ferroviaria, nonostante gli innegabili progressi, non sia rimasta al livello di quella automobilistica di quegli anni …). Non riesco, però, a capire (lo dico, beninteso, sarcasticamente) dove stia lo scandalo, visto che almeno ora il meridione d’Italia ha spostato in poco più di tre secoli (altro che teste rosse e frecce rosse … nemmeno una tartaruga sarebbe stata capace di tanto!) i suoi confini non geografici da Napoli a Bari. Non è un caso, infatti, che il famoso Grand Tour, esperienza obbligata per i giovani e meno giovani aristocratici (e chi, sennò) europei del XVIII secolo, si concludeva di regola in Italia, come ci mostrano le numerose relazioni a stampa che di quella moda (oggi pomposamente la chiamiamo turismo culturale) ci hanno lasciato il ricordo. Era, però, come se i viaggiatori evitassero più o meno accuratamente di esplorare l’Italia di quel tempo nelle sue parti più basse, oltre Napoli e dintorni per essere preciso, anche se chi vi abitava non credo provasse una sorta di pudore geografico nell’esibirne le bellezze e paesaggistiche e culturali. Il documento manoscritto di anonimo che oggi rendo pubblico in alcuni suoi passaggi fondamentali è senz’altro di parte, ma conferma una tendenza politica che è rimasta intatta nel tempo  e prolifera incontrastata tuttora, anche, va detto, per colpa di noi semplici cittadini dell’estremo sud d’Italia. Il documento, non sempre, come vedremo, ortograficamente ineccepibile, a cominciare dal titolo, può essere letto integralmente da chiunque ne abbia voglia all’indirizzo http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b90618179/f61.image.r=relation.langEN.  Custodito a Parigi nella Biblioteca Nazionale di Francia (Dipartimento dei manoscritti francesi, n. 14666), esso reca il titolo Relation de touttes1 les cours d’Italie, faitte2 en 1692 (Relazione di tutte le corti d’Italia fatta nel 1692).Dopo che nei fogli precedenti si è parlato della corti di Savoia, Genova, Lucca, Firenze, Parma, Modena, Mantova, Venezia e Roma, dal foglio 54r inizia la parte dedicata al Regno di Napoli, della quale riporto gli stralci promessi con la mia traduzione.

57r Il Regno di Napoli è diviso in dodici province, che sono: la Terra di Lavoro, Il Principato Citeriore, la Basilicata, Le due Calabrie, la Terra d’Otranto, la Terra di bari, la Capitanata, la contea di Molise e i due Abruzzi. Vi sono 21 arcivescovati e 123 vescovati. La giustizia vi è amministrata da un Presidente, 3 Uditori reali, un procuratore ed un Avvocato fiscale. Di tutte queste province, che sono molto fertili, la migliore è quella di Lavoro, altrimenti chiamata la Campania, dove è situata Napoli e si può dire, senza esagerare, che questa è la più bella e la più deliziosa parte del mondo. 

57v, passim Napoli è la sola città del Regno che sia degna di considerazione. Vi si contano circa trecentomila anime … Gli altri porti [prima aveva parlato di quello di Napoli, ad onor del vero in termini negativi: Le port est mauvais, et n’est proprement q’un Plage. Les gros vaisseaux n’y peuvent mouiller qu’au dehors du mole, et ils ne fauroient le faire sans danger, quand la Besche3, ou le vent de sud ovest regne. La darce4 des galeres est petite et elles sont fort tourmentées de ce même vent (Il porto è cattivo e propriamente non è che una spiaggia. I grossi vascelli non possono stare alla fonda che all’esterno del molo ed essi non avrebbero interesse a farlo senza pericolo quando regna il libeccio o vento di sud-ovest. La darsena delle galee è piccola ed esse sono molto tormentate da questo medesimo vento)] del Regno sono Baia, Gaeta, Taranto, Otranto, Brindisi e Trani.

Dopo aver parlato (sempre nel 57v) del porto di Baia [est le meilleur port de la côte de Naples (è il miglior porto della costa di Napoli)], pur con qualche limite [l’entrée est difficile et on est obligé de remorquer les batimens qu’on veut y introduire (l’entrata è difficoltosa e si è obbligati a rimorchiare i bastimenti che vi si vuole far entrare)] e di quello di Gaeta [n’est pas praticable que par les galeres (è praticabile solo dalle galee)] tocca a noi.

58r

Taranto ed Otranto sono poca cosa per il porto come pure per le fortificazioni. Brindisi all’imboccatura del golfo di Venezia era in passato un buon porto  ma è stato impaludato dagli spagnoli. Vi sono guarnigioni spagnole nel castello e nella città.

E oggi? Nihil sub sole novum, niente di nuovo sotto il sole, anche se il nostro ha ben poco da invidiare a quello altrui e anche se la tratta Bari-Lecce col Frecciarossa potrebbe ampiamente compensare in soli tre mesi la presunta sua scarsa redditività per la restante parte dell’anno. Forse nel 2050 la situazione cambierà …

* E ci siamo fatti scongelare solo per vederlo? Andiamo a farci un giro!
* E ci siamo fatti scongelare solo per vederlo? Andiamo a farci un giro!

 

* Sei rimasto tirchio esattamente come eri prima del congelamento!
* Sei rimasto tirchio esattamente come eri prima del congelamento!

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1 Errore per toutes.

2 Errore per faites.

3 Errore, dovuto ad errata discrezione dell’articolo (labeche>la beche), per la labeche.

4 Errore per darse.

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