La sua falce non risparmia proprio nessuno…

la morte da google immagini, FRIARIELLAND,www.blogchat.it
[1] Da Google immagini: Friarielland : www.blogchat.it

Giorni fa parlavo con mamma al telefono.

Stava  male mamma, molto male…comunque, quando volevo c’era quel filo che mi permetteva di sentirla anche poche parole, ma sapevo che c’era e andava bene così.

Mentre telefonavo, un pensiero improvviso mi colse… sopravvenne inatteso e non mi abbandonò finché, come al solito, non lo riversai su questo foglio.

“Come sarebbe bello “ pensai, se anche dopo la dipartita, rimanesse un filo di collegamento con l’aldilà e si potesse continuare a” telefonare” ai propri cari e risentire la loro voce, percepire il loro respiro e sapere che ancora ci sono per noi…sarebbe bello, bello davvero e tanto confortante per chi resta!

Purtroppo la Morte, per ognuno, quando arriva, arriva e ora che mamma non c’è più, il telefono tace, sussulta la voce del cuore…

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A proposito della morte ecco quanto viene riportato in un brano di Ettore Vernole[2] “La morte nelle tradizioni popolari salentine”[3]:

“ […] Riporto […] integralmente un testo di poesia che ha il pregio di essere dialogata, ha notevoli arguzie nella vana bellicosità di un Pontefice, negli allettamenti che adopera una regina, nell’offerta di denaro per provvista di camicie e fazzoletti per rivestire la Morte effigiata ignuda, nella parola strambottesca “Scardàllasciu”( la quale allude allo  “scardare” delle dita sulle corde della chitarra, ed allo “sciare” dei piedi nella danza, […] ) nei vari e vani tentativi dei medici, neutralizzati dalla miscela della “serpentina”. Era questa serpentana una medicina dell’antica farmacopea, […] a base di effetto vermifugo e soporifero, forse l’erba “serpentaria” ( Aristolochia)[4] dal sugo letale pei rettili e salutare contro le morsicature di essi.

Ecco il testo ( della poesia) nella variante gallipolina:

Nu giurnu a Roma me nci ‘cchia na fiata

e nu forte fracassu jeu nci fici…

lu Papa me mprumise grandi cose

lu lassu n’addu picca a quistu mundu

Jeu nde dissi: Beatissimu Padre

Tu, ci pensi sti cose, si nu pacciu!

– Morte, de fronte a te mintu n’armata,

ogni surdatu ‘te sia nu Satanassu,

e jeu me piju na valente spada,

quando te cucchi, tandu jeu te m’azzu!…

– E jeu portu quistu miu faggione

Ci trunca de vicinu e de luntanu!…

Ippi na chiamata a Burtugallu,

addu nciete forti fràbbrichi de sassu:

Addai nc’era na Rigina ‘ncurunata

Tra musiche, trionfi e scardallasciu,

jeu salii e nde lippi salutata:

– Addiu Signura de stu gran palazzu!

E subitu me oze dumandare:

– dimme ci sinti? Ca jeu n unte sacciu!

– Jeu su la Morte, e su la Morte sgrata,

su banuta ‘te portu ‘nparadisu a spassu!

– Sùbitu me tira una seggia ‘ndurata:

– ‘ssèttate, cuntamu lu tiempu cu passa…

– Tegnu na quanti tate de danaru

ci gnòrima l’ha ‘cquistatu cù suduri:

o Morte te lu oju regalare

cu te faci camise e mucca turi!

– E lu miu caru Re a ci lu lassu?

– Rigina, nun te serve stu lamentu,

ca te lu libbru nun pòzzu te nde scassu,

li danari li dài ‘llu Sacramentu

ca an celu te porta lu Spiritu santu!

Eccu la Morte sgrata se nde scìu

E la Rigina a lu liettu se mintìu:

li mèdici ordinàene la medicina,

la morte nci ‘mbiscava la Serpentaria!

E la Rigìna poi se nde murìu

E lu sou caru Re gran piantu facìu!…[…]

 

Traduzione

 

  – Mi ritrovai una volta a Roma

E successe un gran trambusto …

Il Papa mi promise grandi cose

per  rimanere ancora su questo mondo.

Io gli dissi: Beatissimo Padre

se pensi queste cose siete pazzo!

 – Morte di fronte a te schiererò un’armata,

ogni soldato   un diavolo,

io mi armo di una forte spada

e quando t’avvicini   ti ammazzo!

  – Io posseggo questa   grande falce

Che tronca da vicino e da lontano!…

Ebbi una chiamata in Portogallo

Dove c’è  grandi fabbriche di pietra :

qui c’era l’incoronazione di una regina

Tra musiche, trionfi e balli:

io salii e andai a salutarla:

addio signora di questo gran palazzo!

E subito lei mi chiese:

– dimmi chi sei? Che non ti conosco?

– Io sono la Morte, sono la morte ingrata,

sono venuta per condurti a spasso in Paradiso!

Subito mi scagliò una sedia dorata:

– siediti, contiamo insieme il tempo che passa…

Posseggo tanto denaro

Il mio signore l’ha accumulato con sudore:

o morte te lo voglio regalare

per confezionare camicie e fazzoletti!

– Regina per questa volta fanne a meno!

– e il mio caro Re a chi lo lascio?

– Regina non serve lamentarsi,

dal libro non ti posso cancellare,

il denaro lo darai al Sacramento

che in cielo ti accompagna lo Spirito Santo!

Ecco la morte ingrata se ne andò

e la regina si mise a letto.

I medici ordinarono la medicina

La morte mischiò la Serpentana!

La regina in seguito morì

E il suo caro re  a lungo pianse.

 

 

 

[2] Storico gallipolino, nato a Gallipoli bel 1877

[3] Ettore vernole in Rinascenza Salentina, pag.71-72, biblioteca provinciale Bernardini, Lecce

[4]Da google: Wikipedia : Aristolochia è un genere di piante lianose sempreverdi e decidue e piante erbacee perenni.

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