Il Salento nei ricordi e nella fantasia di un invidiabile ottantenne: intervista a Ercole Pignatelli

1

di Gianluca Fedele

 

Che gli avvenimenti casuali siano i migliori nella vita è proprio vero, come d’altronde lo è stata l’occasione di realizzare questa intervista del tutto inaspettata quanto desiderata.

Lunedì 27 aprile, presso I Teatini a Lecce, si è inaugurata l’esposizione temporanea “1953-2015 Un lungo viaggio ininterrotto” dedicata al maestro Ercole Pignatelli. Il mio amico Davide Sambati, suo grande estimatore, mi propone di accompagnarlo e io accetto di buon grado.

Parcheggiamo l’auto e in leggero ritardo rispetto all’orario di inizio ci avviamo attraversando Porta Rudiae. Quando ci accingiamo a entrare nella sala che ospita l’evento è Paolo Perrone, da buon padrone di casa, che sta introducendo la mostra e inoltre facciamo in tempo ad assistere a un simpatico siparietto tra pittore e sindaco sulla scottante questione dell’ingresso veicolare all’interno del centro storico di Lecce, dove persino gli astanti non fanno mancare i loro vivaci interventi.

Terminata la presentazione in molti accerchiano l’artista per un saluto o un autografo mentre altri si dissolvono per osservare le opere esposte. Tra gli intervenuti riconosco l’assessore del mio paese, Maurizio Leuzzi, e quasi scherzando gli domando: “Secondo te il maestro me la rilascia un’intervista?”. Non ho quasi terminato la domanda che ho già un appuntamento. Nel frattempo a noi si erano uniti lo stesso Pignatelli e Claudio Quarta; quest’ultimo propone la sua azienda vitivinicola quale location per l’incontro e anche se ci capisco poco annuisco soddisfatto.

Il giorno dopo, alle 17:00, siamo a Guagnano (LE) presso Cantina Moros dove a minuti sarà presentata la nuova collezione delle pregiate etichette “Vite d’Artista” realizzate in edizione limitata con logo disegnato proprio da Pignatelli. Successivamente un rinfresco per celebrare anche l’ottantesimo compleanno dell’artista che qui sembra essere di casa, tant’è vero  che i quadri a sua firma presenti nella prestigiosa struttura sono diverse decine. Per gentile concessione di seguito potremo ammirarne alcuni. Inoltre nella sala convegni di questa ex cantina sociale ha realizzato l’enorme murale “Germinazioni 3”.

Terminato il ricevimento, e dopo un calice di ottimo vino rosso, finalmente ci isoliamo dalla calca e iniziamo a chiacchierare.

 

Funambolo (coll. priv.)
Funambolo (coll. priv.)

D.:

Non vorrei avviare questo incontro con una domanda ma con una riflessione che talvolta faccio con me stesso e cioè questa: ho come l’impressione che chi ha vissuto il dopoguerra abbia respirato un’aria differente rispetto a quella degli anni successivi dove l’arte non era finalizzata a se stessa ma complementare ad altri interessi culturali e soprattutto fermenti sociali. È così?

R.:

Ciò che avviene oggi qui, nel Salento, oramai non mi appartiene in quanto mi sono stabilito a Milano e da decenni non leggo più il polso della vostra realtà locale. Di sicuro, da quello che posso percepire durante le mostre che organizzo, la provincia di Lecce si è evoluta sotto l’aspetto artistico e culturale rispetto al passato e io di quel passato posso raccontarti le mie esperienze; dalla famiglia alla scuola, dal bar alla piazza.

Provengo da un’ottima famiglia e anche grazie a mio nonno, che era medico, da ragazzo ho avuto la fortuna di avere dei rapporti assidui con artisti di notevole calibro quali Lino Suppressa – che ritengo essere stato uno dei maggiori talenti del Salento – Nino Della Notte, Luigi Gabrieli e Aldo Calò. Quest’ultimo è stato anche mio insegnante di scultura.

Ma il sodalizio più intenso e importante l’ho avuto col mio coetaneo di Trepuzzi (LE) Bruno Orlandi.

 

Germinazioni 3 (sala convegni cantina Moros)
Germinazioni 3 (sala convegni cantina Moros)

D.:

Ho già letto di questa intensa amicizia tra voi due. Un artista scomparso giovanissimo, tra l’altro. Che ricordi conservi di lui?

R.:

Orlandi è morto a Udine, appena ventiquattrenne. Come accadeva a tanti, me incluso, che durante il servizio militare dichiaravano di essere pittori, egli venne sfruttato come imbianchino. Purtroppo soffriva di otite, con conseguenti vertigini, e un brutto giorno cadde da una finestra del quarto piano dove stava lavorando.

Di tutti i personaggi che ho sin qui menzionato Bruno Orlandi aveva sul serio la stoffa per diventare un grandissimo pittore; aggiungo senza riserve che, pur essendomi coetaneo, lo percepivo già allora come maestro per me. A sedici anni sapeva disegnare come un antico e se non avesse avuto questo infame destino chissà cosa sarebbe stato in grado di fare in età più matura.

 

Nocturn lucent - particolare (coll. priv.)
Nocturn lucent – particolare (coll. priv.)

D.:

Dove si riunivano gli artisti leccesi in quegli anni?

R.:

Ricordo che in Piazza sant’Oronzo c’era il “Cin Cin Bar” dei fratelli Guido ed era un posto ben frequentato. In quel luogo si riunivano Della Notte, Calò, Gabrieli ma anche Raffaele Giurgola, mio docente all’Istituto d’Arte della materia di “disegno ornato”. Suppressa invece si aggiungeva alla comitiva quasi sempre nei fine settimana perché gli altri giorni lavorava, essendo impiegato presso la Banca d’Italia.

Io, ragazzino rispetto a loro, restavo affascinato dai discorsi che si facevano e dai commenti alle notizie che provenivano dal settentrione d’Italia e dall’Europa in merito ad alcuni nomi già noti come Guttuso o Picasso. Altre volte venivano anche a casa mia per trovare mio nonno e osservando le mie opere non si sottraevano nel dare giudizi o suggerimenti.

 

Paesaggio leccese (coll. priv.)
Paesaggio leccese (coll. priv.)

D.:

Tra questi artisti qual è quello per il quale conservi un ricordo particolarmente felice?

R.:

Non posso scordare i commenti sempre benevoli di Luigi Gabrieli nei miei confronti e nei confronti del mio amico Bruno Orlandi quando sosteneva di averci presi entrambi sotto la sua ala protettiva. Ho sempre ritenuto importanti i suoi giudizi perché venivano da un artista che ammiravo; non esagero asserendo che se Gabrieli fosse vissuto a Milano sarebbe stato considerato ai livelli di Carrà. E non scordo neppure la sua disponibilità nel foraggiare i nostri talenti quando, in orario extrascolastico, riapriva le aule di disegno solo per noi, per permetterci di usufruire dell’attrezzatura dell’istituto, che non potevamo permetterci in casa, e dipingere liberamente. Slanci di generosità che probabilmente nessun altro ci avrebbe concesso.

 

Paesaggio incandescente (coll. priv.)
Paesaggio incandescente (coll. priv.)

D.:

Non si era “liberi” durante le ore di insegnamento?

R.:

Purtroppo per noi in quegli anni avevamo un preside che definire un tiranno è riduttivo, ma cosa peggiore non capiva nulla di pittura. E anche alcuni maestri di materie importanti come “Figura” e “Decorazione” erano decisamente mediocri; nelle loro ore di lezione eravamo infatti costretti a riprodurre continuamente gli stessi soggetti – il più delle volte sculture anonime in gesso – come se ritrattistica e chiaroscuro fossero l’unica cosa importante nell’insegnamento dell’arte. Io e Orlandi vivevamo malissimo questa situazione e così, durante l’ultimo anno, decidemmo di andare a dipingere per conto nostro: armati di fogli, colori, pennelli e panini con la frittata partivamo a piedi per le campagne di San Cataldo dove trascorrevamo l’intera giornata realizzando acquerelli. Un po’ come faceva Edoardo De Candia.

 

D.:

Un personaggio controverso, De Candia. Lo conoscevi?

R.:

Era un vagabondo! Nel ’54 lo portai con me a Milano per cercare di risollevarlo dai suoi guai. All’epoca avevo preso in affitto una stanza in via Munzio Clementi, lo stesso appartamento dove poi venne a fotografarmi Ugo Mulas. Ti dico solo che quando andai alla Biennale di Venezia lo invitai ad accompagnarmi ma non volle venire; un’opportunità sprecata la sua perché io lì conobbi Virgilio Guidi. Al rientro la padrona di casa mi minacciò che avrebbe sfrattato anche me se non lo avessi fatto andare via.

Aveva delle ottime qualità ma anche tanti vizi.

 

Nudo nell'interno - 2002 (coll. priv.)
Nudo nell’interno – 2002 (coll. priv.)

D.:

La scelta di Milano, come città per favorire la carriera artistica, è stata casuale?

R.:

Già Suppressa mi aveva paternamente esortato a trasferirmi fuori; mi disse che se fossi rimasto a Lecce avrei rischiato, nella migliore delle ipotesi, di imboccare la strada dell’insegnamento. Fu un pronostico agghiacciante per me che non avevo neppure voglia di pigliarmi il diploma, figuriamoci diventare insegnate. Così partii prima per Roma, ma non mi piacque. A Milano invece trovai tutto ciò che andavo cercando. Il resto della storia la conoscete già…

 

D.:

Anche se da decenni non vivi più a Lecce si percepisce un legame importante con la tua città di origine e lo vediamo nei motivi architettonici e vegetali che ritornano frequentemente. Che vuol dire avere origini salentine?

R.:

Sono via da sessant’anni ma ritorno di continuo nel Salento perché tutto sommato sono un romantico. Se sei nato qui il sangue nelle vene è quello; anche se vai a New York non cambi. E l’ho avuta la possibilità di andarci in America quando Franz Kline mi disse: «Vieni! Ti porto a conoscere i miei galleristi della “Sidney Janis Gallery”». Poi lui morì dopo un paio d’anni ma io non fui comunque allettato dalla proposta. Sapevo che mi sarei dovuto snaturare seguendo ciò che avrebbe preteso da me quel tipo di mercato che osannava Andy Warhol. Io dipingo masserie circondate dal mare, palme e melograni così come da ragazzo dipingevo l’ex liceo Palmieri dal terrazzo della mia abitazione. Anche questo sono io!

 

Pergolato - 1955 (coll. priv.)
Pergolato – 1955 (coll. priv.)

D.:

Anche quei serpenti che affiorano dalle viscere della terra appartengono alla simbologia rurale?

R.:

Dobbiamo contestualizzare un elemento così evocativo e pregno di significati in una terra come la nostra che è il risultato di millenni di stratificazioni evidentissime, persino nelle cosiddette “tagghiate”, e che è stata oggetto di importanti studi; addirittura il De Nittis nell’Ottocento scrisse di quella tragedia che fu la siccità e la conseguente moria delle vacche. Il mio paesaggio, che è un luogo ideale posto su una zolla di terra e protetto anche da una campana di vetro, è minacciato dal serpente che, uscendo alla ricerca dell’acqua, dall’esterno tenta di lesionare questa difesa per distruggerlo.

 

D.:

Questi paesaggi “ideali” sono spesso ingentiliti dalla presenza di palmizi ma nella realtà il punteruolo rosso oggi ha stuprato in maniera irreversibile il panorama di molte città. Qual è il tuo pensiero a tal proposito?

R.:

Purtroppo questo fenomeno non è circoscritto solo alle palme ma vale la stessa cosa per gli ulivi con la Xylella o per gli agrumi con la Fumaggine. La colpa è di chi dovrebbe garantire il controllo dell’ingresso di prodotti alle frontiere perché ormai è risaputo che i parassiti responsabili di queste epidemie sono stati importati dall’estero. Pur non simpatizzando per il movimento della Lega Nord oggi posso confermare che Bossi aveva ragione quando ammoniva sul non aprirsi troppo.

 

Proliferazione (coll. priv.)
Proliferazione (coll. priv.)

D.:

Ieri sera, durante la presentazione della mostra, ho assistito a un divertente scambio di opinioni tra te e il Sindaco Perrone: lo redarguivi sulla questione della viabilità. Gli artisti, secondo te, dovrebbero essere coinvolti dalle amministrazioni nella progettazione delle città?

R.:

Gli artisti da questo punto di vista sono una risorsa e avrebbero tanto da dare ma purtroppo non vengono ascoltati. In quel caso mi sono permesso di avanzare una battuta per via dei rapporti personali di stima e amicizia che coltivo sia con Paolo Perrone che con Raffaele Fitto. Raffaele lo tenevo per mano quando aveva nove anni e io andavo a Maglie a trovare il padre, il caro amico Totò Fitto. Ma oggi, che sono degli amministratori, più che appuntargli la mia personale visione delle cose non posso fare. Ci sarebbero tante idee da mettere in piedi per esaltare quel meraviglioso centro storico e far guadagnare alla città di Lecce dei bei soldini, oltre che adeguarla del punto di vista della vivibilità. Ora, pur rendendomi comunque conto delle diverse difficoltà che sicuramente esistono, specie quando si tratta di cambiare le abitudini di quindicimila persone – tanti sono gli abitanti del borgo antico leccese – non posso non pensare alla realtà di città come Zurigo, che conosco benissimo e dove ho realizzato delle lunghe mostre. Lì le auto che si vedono in circolazione sono veramente pochissime e l’uso dei mezzi pubblici e delle biciclette è molto diffuso. È quindi solo una questione di cultura ed educazione al bello.

 

Siccità - Oasi (coll. priv.)
Siccità – Oasi (coll. priv.)

D.:

Io sono di Nardò come il pianista Francesco Libetta. Con quest’ultimo so che hai partecipato a un Music Action Painting. È importante l’interazione tra le arti?

R.:

Francesco è un carissimo amico; in quell’occasione eravamo ospiti di Nicola Montinari nella sua villa. Da quando dipingo ho sempre un sottofondo musicale. Pur conoscendoli a memoria i miei preferiti restano Bach, Beethoven, Vivaldi, Stravinskij e non oltre. Sono amante della musica seria, quella che l’ascolti e ti trasmette qualcosa.

 

D.:

Di alcuni dipinti mi attraggono certe cromie quasi fluorescenti. Quanto conta la materia per la buona riuscita dell’opera?

R.:

Nel ’58 smisi di dipingere a olio per una serie di motivi sia pratici che estetici: in primo luogo perché mi dava fastidio e mi danneggiava la salute e poi perché il colore asciugava male. Inoltre c’è che l’olio di lino col tempo ingiallisce e l’esempio viene dalle opere del 1700 ormai annerite. Se invece prendiamo il Cristo morto del Mantegna, realizzato tre secoli prima, noteremo immediatamente delle tinte perfette poiché si utilizzavano tempere all’uovo e colla di coniglio. Personalmente, essendo meridionale, da sempre nella mia pittura e nella conseguente ricerca della gamma cromatica tendo a dare la massima luce e le massime ombre.

 

Logo Vite d'Artista
Logo Vite d’Artista

D.:

Sul tuo ultimo catalogo ho visto una cosa che mi ha fatto sorridere e cioè dei modelli F24 sui quali hai dipinto dei vasi di fiori. Da dove viene la scelta di utilizzare questi atipici supporti?

R.:

Molto semplice: il mio gallerista gli ha venduti tutti a commercialisti!

 

D.:

Veramente divertente! Consiglieresti a un ragazzo che intraprende la carriera artistica di affidarsi a un gallerista?

R.:

Certamente! Direi che è fondamentale, almeno per incominciare a muovere i primi passi. Il mio primo gallerista l’ho avuto a diciott’anni ed era il veneziano Carlo Cardazzo, il più grande col quale io abbia mai collaborato. Subito dopo ho avuto Giorgio Marconi, Tega, Sapone. Attualmente non sono legato a nessuno da questo punto di vista ma comunque le mie opere sono trattate da diverse pinacoteche a Milano, Nizza, Zurigo, etc..

 

D.:

So che anche i tuoi figli sono dei creativi, in particolare Luca che ha seguito pienamente le orme paterne. Come hai reagito quando ti hanno comunicato di voler lavorare nel campo artistico 

R.:

Per risponderti avrei bisogno di molto più tempo. Posso solo dirti che personalmente sono stato felice per loro; oggi più di allora perché mietono successi in tutto il mondo e mi  fanno sentire estremamente orgoglioso. Daniele, il primogenito, dopo aver fatto ventisei esami alla Bocconi per fare Economia e Commercio ora è regista e filmmaker per inseguire il sogno di fare cinema; Luca è un brillante pittore della sua generazione; Francesco si occupa di fotografia. Non potevo sperare di meglio.

 

D.:

Quali sono i tuoi propositi per il futuro?

R.:

Oggi compio ottant’anni e come si fa di solito a quest’età ho iniziato a scrivere un libro di memorie curato da Sebastiano Mondadori per l’editore Johan & Levi. Dovrebbe uscire a novembre. Nello stesso periodo, finito l’Expo, sarò anche impegnato alla Triennale di Milano dove avrò a disposizione la Sala Impluvium.

Dopo, francamente, non lo so cosa farò.

Condividi su...

Un commento a Il Salento nei ricordi e nella fantasia di un invidiabile ottantenne: intervista a Ercole Pignatelli

Lascia un commento

La Fondazione Terra d'Otranto, senza fini di lucro, si è costituita il 4 aprile 2011, ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Puglia - con relativa iscrizione al Registro delle Persone Giuridiche, al n° 330 - in data 15 marzo 2012 ai sensi dell'art. 4 del DPR 10 febbraio 2000, n° 361.

C.F. 91024610759
Conto corrente postale 1003008339
IBAN: IT30G0760116000001003008339

Webdesigner: Andrea Greco

www.fondazioneterradotranto.it è un sito web con aggiornamenti periodici, non a scopo di lucro, non rientrante nella categoria di Prodotto Editoriale secondo la Legge n.62 del 7 marzo 2001. Tutti i contenuti appartengono ai relativi proprietari. Qualora voleste richiedere la rimozione di un contenuto a voi appartenente siete pregati di contattarci: fondazionetdo@gmail.com.

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi:
Gestione contatti e invio di messaggi
MailChimp
Dati Personali: cognome, email e nome
Interazione con social network e piattaforme esterne
Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Servizi di piattaforma e hosting
WordPress.com
Dati Personali: varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio
Statistica
Wordpress Stat
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Informazioni di contatto
Titolare del Trattamento dei Dati
Marcello Gaballo
Indirizzo email del Titolare: marcellogaballo@gmail.com

error: Contenuto protetto!