Il popolo degli ulivi c’è, ieri a Veglie nessun albero tagliato

Giovanna sul trespolo dell'ulivo

di Paolo Rausa

 

Il presidio del popolo degli ulivi è consistente, più di un centinaio di aficionados, tanto da consigliare il commissario straordinario per l’emergenza xylella, Giuseppe Silletti, di interporre una tregua, dopo le prime ‘eradicazioni’ di ieri a Oria, nel brindisino.

C’è determinazione fra gli ambientalisti, agricoltori, salutisti, artisti e tutti gli altri che a vario titolo si sono dati convegno qui a Veglie, località Sferracavalli, estrema propaggine della provincia leccese. Non c’è aria di vittoria, ma di attesa. Sanno che l’avversario non demorderà e che ricorrerà, coma ha già annunciato, a tagli indiscriminati senza prima preavvertire dove le ruspe e le seghe elettriche si macchieranno di questa grave colpa. ‘Disastro colposo’ – azzarda Gino Ancona di Bitonto. E’ qui per capirne di più su questo batterio che provoca una reazione ‘forsennata’ da parte delle autorità, anzi arriva al paradosso di esprimere solidarietà e non condanna alla Xylella, perché – come ha illustrato qualche giorno fa a Vernole il prof. Xiloyiannis Cristos – è stato condotto un esperimento in California, iniettando il batterio in un ulivo, senza provocare disseccamenti. E’ stato ieri a Oria, ha provato inutilmente a protestare, anche vivacemente. 5 ulivi secolari hanno ‘perso la vita’: questa la sua espressione di cordoglio. E’ preoccupato soprattutto per l’assenza di vita nelle campagne di Veglie, come ieri a Oria. Nessuna formica, nessun uccello, nessuna lucertola: ‘Eppure è primavera!’. Sembra che il terreno sia inerte e ricco solo di veleni.

Giovanna attrae subito la mia attenzione. E’ rannicchiata sul primo ulivo della serie di questo campo che dovrebbe subire la stessa sorte di quelli di Oria. Eppure non si notano rami disseccati. Non si comprende la strategia di fare terra bruciata di questo territorio se non con la volontà di demarcare una linea di sicurezza, di contenimento per assecondare la volontà, pare, dell’Europa di istituire una zona di quarantena. Così stabilirebbero le norme quando entra nel territorio comunitario una epidemia sconosciuta. Giovanna racconta la sua origine da un paesino lucano assillato dalle perforazioni petrolifere, della sua fuga a Melendugno dove ha scoperto con suo grande disappunto il progetto della Tap, il collegamento con il gas del Kazakistan, e ora non mancava che questa follia della Xylella. Quest’albero, su cui medita, è la sua vita dice. Per lei è naturale, difende se stessa e qui rimarrà fino a mezzanotte, quando scadrà la notifica.

Mimmo è imponente, arriva da S. Pietro Vernotico, un’esperienza  con le malattie tumorali al polmone e alla laringe, la lotta ancora senza risultati per imporre il registro delle malattie. Nella Valle della Cupa arrivano i miasmi della centrale a carbone di Cesano,  dell’Ilva di Taranto e dei fumi di Marghera.

Stefano del ‘Coordinamento Agricoltura è salute’ di Lecce racconta di come si è evoluta la protesta e di come abbia coinvolto molti più cittadini. Come Donato, che racconta del ruolo nella sua band di chitarrista, basso, tastiera e batteria, della sua fatica di operaio, dei libri che ha portato con sé e che offre a Giovanna appollaiata sull’albero per confrontarsi sulla natura e sulla possibilità di vivere senza soldi – il suo sogno -, dei giovani di Collemeto. Il presidio si anima all’arrivo di Raffaele Nestola, nerochiomato, chitarrista dei Negroamaro. Gli chiedo che ci fa qui. Si ferma a pensare. Si commuove. Racconta della sua vita in campagna, del significato che hanno assunto per lui gli alberi di ulivo, che hanno modellato il nostro territorio. Oronzo e il figlio, trappitari, assentono.

Temono il danno economico di questo fenomeno e soprattutto quello di immagine. ‘Una grande prova di orgoglio e di dignità questa di oggi del popolo degli ulivi’ – mi confida Sergio Storace, professore di filosofia in pensione ma rimasto filosofo nell’anima. Farebbero bene i politici e la comunità di scienziati a tenere in conto questo popolo che non si arrenderà. Lo deve agli ulivi, alla propria vita, alle generazioni future.

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Un commento a Il popolo degli ulivi c’è, ieri a Veglie nessun albero tagliato

  1. tutto il mio sostegno, con tutto il cuore sono con voi. Gli ulivi devono essere protetti dai demoni che si sono incarnati per distruggere il bene dell’umanità, il NOSTRO bene

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