L’asilo di Donna Emma

asilo di donna emma

di Giuliana Coppola

 

“Non possiedo galloni di penna da richiamo, né, tanto meno, di fonte di cultura e di opinione. Sono soltanto un comune narrastorie… e così osservo, rifletto su ciò che accade: chiaramente, snocciolo un rosario senza fine di vicende, minuscole ed enormi….”: questo scrive Rocco Boccadamo, in Spagine della domenica n. 60 (Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri di Lecce), parlando naturalmente di sé e m’ha fatto pensare, naturalmente, che se la Madonna di Marittima legge questa spagina – anche la Madonna, io penso, s’interessa ai fatti nostri – lei, la Madonna, rifletterà su questa storia e non sarà molto d’accordo con Rocco; infatti, prima di lui, nessun narrastorie con galloni di penna da richiamo l’ha mai notata e quindi descritta su trainella, mentre, davanti a puteca, gustava profumo di vino; chè là sostava, attendendo mesciu Miliu; lui sì chè s’era bagnate le labbra, parcheggiando Madonna su trainella. Bastano i particolari, a volte, per guadagnarsi tanto di galloni al merito, perché non ci si stanchi mai di snocciolare quest’altro “rosario senza fine di vicende, minuscole ed enormi” che Rocco Boccadamo ci regala e che oggi ha per titolo “L’asilo di donna Emma”. “Asilo”: chissà se deriva da auxilium, questo sostantivo; l’ho continuato a pensare mentre, pagina dopo pagina, incontravo le storie, i personaggi, i profumi di terra mia e non solo, le sfumature dei monti d’Albania, il sorriso di boccioli senza tempo, Abano e l’abbraccio dei fanghi mescolato all’abbraccio dei ricordi; asilo – auxilium della memoria; la scrittura in aiuto alla memoria, perché non svaniscano stati d’animo, sensazioni, emozioni, il passo di un nipote alla scoperta di mondi nuovi, mano nella mano del nonno osservatore e narratore; in aiuto alla memoria si snocciola il rosario di Rocco, che non annoia mai perché non è come un ripetere continuo di ave, padre e gloria, ma è un rinnovarsi di volti, luoghi, tradizioni e voci e sinfonie, quelle che per un istante gli sono appartenute e che Rocco decide di regalare agli altri perché diventino patrimonio di comunità e non se ne perda il profumo.

Ecco perché, io penso, la Madonna della trainella di mesciu Miliu, di tanto in tanto se la va a rileggere la sua storia a pagina 79 di “L’asilo di donna Emma”; ha voglia anche lei che tutto sa e tutto può, di staccare un attimo gli occhi dal male del mondo; di sorridere un attimo e di pensare ad “una notte leggera” prima che ritorni il rito d’una processione, d’un canto, d’una preghiera; rosario di nostalgie e di pensieri ed è ancora una volta scrittura di Rocco che se li guadagna sul campo i suoi galloni, in questo suo andare con la mente, con l’anima e col cuore, lungo le strade dell’esistenza che non stanca mai se si riesce a guardarla nella minuzia, appunto, di un particolare per scoprire quella smagliatura nella rete dei misteri che lei ci offre; così varia l’esistenza da meritare d’essere raccontata; in questo momento mi perdo nella nuvola di fumo del mezzo sigaro toscano che Stinu ‘u Pativitu “gustava, fumava e consumava col contagocce”; ritorno a leggere la storia per risentirne profumo; mi sarebbe piaciuto regalare a Stinu, giorno dopo giorno, la sua porzione di quel cibo che non ha mai potuto gustare, perché non glielo permettevano i suoi spiccioli….

Un’altra pagina, fra le tante, da leggere e meditare e snocciolare come grani di un rosario diverso, il rosario della vita.

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5 Commenti a L’asilo di Donna Emma

  1. Cara e Gentilissima Amica Giuliana, con piacere colgo la tua presenza su Fondazione di Terra d’Otranto e con piacere leggo la tua pagina dove il rosario dei ricordi si snocciola leggero.

  2. Sono allergico alle recensioni, eppure mi tocca, in un certo senso, fare la recensione della recensione senza aver letto l’opera recensita! Poteva farlo solo un pazzo come me, che è rimasto colpito dalla suggestiva etimologia ipotizzata per “asilo”. Dico subito che, se fosse derivato veramente da “auxilium”, per leggi fonetiche tanto note agli specialisti che qui ritengo superfluo ricordarle, avremmo dovuto avere (oltre il più fedele “ausilio”) “ossilio” e non “asilo”. La parola che, giustamente l’autrice del post ha, per così dire, estrapolato dallo stesso titolo per cogliere l’essenza del testo, deriva, invece, dal latino “asylum”, che, a sua volta è dal greco “ἄσυλον” (leggere àsiulon), composto da “α” privativo=senza+”σῦλον”=sequestro per risarcimento, preda, bottino. Insomma, alla lettera “asilo” significa “cosa inviolabile”. Un significato, dunque, molto più pregnante di “aiuto”, dal momento che su questa terra l’unica cosa inviolabile rimasta è, forse, la memoria individuale.

    • Caro amico Armando, mi fa tanto piacere che tu abbia letto recensione, mi fa piacere anche che tu ti sia soffermato sulla derivazione etimologica di un temine da me usato. Conosco bene per il mio amore per il greco e il latino l’etimologia esatta, ma mi piaceva tanto in quel momento creare un senso diverso, poetico e metaforico per le pagine di Rocco e per tutti i bimbi di donna Emma “aiutati” da lei ad entrare nel solco dell’esistenza. Grazie per le tue precisazioni etimologiche che amo molto.
      Giuliana Coppola

  3. memoria individuale inviolabile… Come dovrebbe essere l’asilo. E qui potremmo divagare sull’asilo come diritto, come accoglienza, come tendere la mano… situazioni che dovrebbero essere (tutte) inviolabili proprio per loro natura. Ho letto (come spesso mi accade) Giuliana che ha parole leggeri e pungenti, ironiche a tranchant, poesie e metafora che si inseguono nella ricerca del nuovo etimo…. Però abbiamo violato (noi inteso in senso lato) l’inviolabilità della parola e dell’asilo . Abbiamo tolto la a privativa… Forse ha ragione Polito (mi spiace che abbia ragione accidenti) pare proprio che l’unica cosa inviolabile ce la portiamo dentro. Comunque grazie a voi per gli stimoli a comprendere, capire, leggere, rileggersi, guardasi dentro. Au revoir.

  4. il pacchetto aperto …di Giuliana Coppola: certe storie hanno una razionalità compiuta, vive, per l’intelligenza dell’uomo (-e…quanto bisogno oggi nel tradurre) pure se affacciano quel tipo di umanità spesso determinata “dal cuore”; ma, è il vigile stato della memoria che poi occorre e fa speranza a rivalutarci- grazie Giuliana.

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