Tubi

da www.ioarte.org
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L’osceno del villaggio. “Di tutto un pop”

 

di Paolo Vincenti

“La viaggiatrice che attraversò le Halles alla fine dell’estate/ camminava in punta di piedi / la disperazione innalzava al cielo i suoi gigari così belli” . Leggo Breton, fondatore del movimento surrealista francese e di fronte alla mia finestra c’è un cantiere, uno dei pochi ancora in piedi, in questo periodo di crisi edilizia ed economica. Vedo delle impalcature, ormai le 16.30, i muratori hanno staccato e regna la calma assoluta. “La scrittura è tutta una porcheria” dice Antonin Artaud, uno degli esponenti di punta del surrealismo. La poesia fa parte della raccolta “I campi magnetici”(1920), di Breton e Soupault, e penso all’ ècriture automatique, nella quale questi poeti si cimentarono. Oggi sarebbe difficile ripetere certi esperimenti letterari, senza sembrare ridicoli. Non solo per le mutate condizioni storiche e per la mancanza di geni visionari come Picabia,Eluard, Renè Crevel, Max Ernst, ma proprio perché ormai la mort difficile nell’arte si è consumata. Tutto è già stato scritto. “E nella borsetta c’era il mio sogno, quel flacone di Sali / respirati solo dalla madrina di Dio/ i torpori si diffondevano come la nebbia/ al “can che fuma”/ dove erano entrati il pro e il contro/”. Fa scuro e le impalcature davanti a me anneriscono con tutto il resto. Vedo decine di tubi modulari a formare i ponteggi. Così apro Internet e su Google scrivo “tubi”, per vedere cosa viene fuori. Azzardo commistioni (l’ho sempre fatto nelle porcherie che scrivo), come quella “della macchina da cucire e l’ombrello su una tavola anatomica”, su cui Battiato (con Sgalambro) ha costruito un album molti anni fa. Ma non posso tentare di imitare la tecnica degli accostamenti analogici casuali propugnata da Breton.

La prima voce che consulto è: “Il tubo di Pitot”. Esso “è uno strumento utilizzato per misurare la velocità macroscopica di un fluido (tipicamente un gas). Fu inventato nel 1732 dallo scienziato francese Henri Pitot.”(Wikipedia). Pitot in francese si legge “pitò” e solo a pronunciarlo un po’ più lentamente (“ pitooo..”) mi vengono in mente i cartoni animati per adulti “Southpark “(quelli che fanno vedere i sorci verdi al Moige) e il tipico intercalare di uno dei loro scorretti e volgarissimi personaggi: lo psicologo della scuola Mackey. Poi c’è il tubo multistrato: utilizzato dagli idraulici per l’installazione dell’impianto idrico o degli impianti di riscaldamento e idrosanitari o anche per la distribuzione del gas metano. Essi sono di quasi esclusiva competenza degli installatori autorizzati  e devono rispondere a determinate normative europee. Non così invece il semplice tubo monostrato, di plastica o di gomma, utilizzato per l’irrigazione e nel nostro dialetto comunemente (e orrendamente) chiamato “suga”(dal latino sucare, “succhiare” perché serviva per aspirare il liquido, generalmente il vino, dal recipiente). Come molti della mia generazione, sono nativo dialettale, e ricordo le difficoltà e l’imbarazzo, da piccolo, di tradurre in italiano questo sconcio sostantivo. Però penso che un tubo, una “suga”, potrebbe essere oggetto di un quadro di Duchamp come ready made, cioè quegli oggetti banali del quotidiano elevati ad opera d’arte e potrebbe avere la stessa dignità del famoso “Orinatoio”.

Se passiamo alla biologia,  Il tubo neurale è presente sia negli embrioni animali che negli embrioni umani. In questi ultimi, “durante il corso dello sviluppo, l’estremità cefalica del tubo neurale perde la forma cilindrica e si allarga in vescicole encefaliche, abbozzi delle diverse parti dell’encefalo;la restante parte del tubo neurale, discostandosi in misura minore dalla forma originaria, dà origine al midollo spinale.”( da: Wikipedia)

Poi c’è il tubo di Venturi o venturimetro che “è uno strumento che serve a misurare la portata di una condotta. Questo strumento sfrutta l’effetto Venturi e prende il nome proprio dal fisico Giovanni  Battista Venturi.” Venturi però a me fa pensare a due cose diverse ed entrambe variamente collegate all’estetica: ad un manuale sui pittori italiani e alle tette. Sì, il manuale “Pittori italiani d’oggi” (1958), giace riposto e mai aperto nella mia libreria, lascito chissà di quale circostanza della vita, e sul frontespizio c’è scritto “ a cura di Lionello Venturi”. Le tette invece sono quelle di Alessia Venturi ( in realtà Ventura), modella e showgirl che ogni tanto rivedo sgambettante in qualche trasmissione televisiva.

“ Il tubo di Crookes è un particolare tubo a vuoto di vetro, a forma di cono, che presenta 3 elettrodi : 1 anodo e 2 catodi. Deve il suo nome al suo inventore, il fisico William Crookes, e rappresenta l’evoluzione del tubo di Geissler e il precursore del tubo catodico”. Crookes mi riporta per assonanza ai cookie del pc, quelli che indicano tutte le preferenze di navigazione che abbiamo e che si usa disattivare per mantenere una certa privacy; ma anche al Cuki, cioè il contenitore di fogli di alluminio per alimenti, ma anche agli adesivi per dentiere di una vecchia pubblicità (Kukident).

Di fronte al tubo catodico, ovviamente, si apre un mondo, solo a pensare a quanta e quale fantasmagorica varietà abbia accompagnato negli ultimi cinquant’anni la vita degli italiani, elettrizzati, annoiati,stimolati,infreddoliti,depressi, felici, addormentati o catatonici, davanti all’elettrodomestico amico (“ la televisione, che felicità, nuova dimensione della civiltà”- Edoardo Bennato). E mi vengono in mente, come in un Blob schizoide montato dai più diabolici Ghezzi e Giusti: Fantastico 8, Mondiali di Argentina dell’86, Che tempo fa, Almanacco del giorno dopo, Sanremo ‘87, Aboccaperta, Mi manda Lubrano, Il postino, Avanzi, Maurizio Costanzo show..

Ma quando uno dice tubi, quelli a cui immediatamente pensa sono i cosiddetti “tubi Innocenti” (dal nome della famosa ditta meccanica milanese,poi anche produttrice automobilistica con la prima Mini Minor): i tubi cioè comunemente utilizzati in edilizia nella costruzione di ponteggi. E quando guardo il cantiere edile di fronte a me il mio cervello va a quel famoso scatto in bianco e nero in cui si vedono degli operai in un grattacielo di New York sospesi su una trave d’acciaio ad una altezza vertiginosa. La foto è del 1932 e gli operai, in pausa pranzo, erano quelli che lavoravano alla costruzione del Rockfeller Center. I tubi possono avere mille usi. E a questi si è ispirato il gruppo musicale italiano “Marta sui tubi”.

Poi abbiamo i tubi led, cioè le lampade tubolari al neon che, sebbene poco attraenti esteticamente, hanno il vantaggio di illuminare a giorno qualsiasi ambiente, di un bianco che più bianco non si può. Un tubo è quello che porta, o meglio dovrebbe portare, il gas dall’est europeo in Italia, via Grecia e Albania, attraverso il Canale d’Otranto: e questo mi fa pensare alla TAP e alla guerra ideologica che si è scatenata qui nel Salento fra sostenitori del gasdotto, cioè la join venture delle multinazionali che lo realizzeranno e chi lo avversa, cioè quasi tutto il territorio con in testa il comune di Melendugno. Il dibattito è aperto e le telecamere dei tg pronte a immortalare scontri verbali e fisici fra i manifestanti. Torno a Breton: “I piccioni viaggiatori i baci di soccorso / si univano ai seni della bella sconosciuta / dardeggiati sotto il crespo dei significati perfetti / una fattoria fioriva dentro Parigi / e le sue finestre si affacciavano sulla via lattea/”

Tube”, cioè “tubo”, comunemente chiamano nel Regno Unito la metropolitana, underground: un termine quest’ultimo ( coniato da Duchamp negli anni Sessanta)che mi fa immediatamente pensare alla cultura “underground”, cioè a quel vasto movimento giovanile di controtendenza che fra gli anni Sessanta e i Settanta dagli States al Regno Unito, ma anche all’Italia, ha fatto sfaceli, fra fiori e cannoni, sesso e mariuana, radio libere ma libere veramente e stampa alternativa. E cogitando così, mi viene in mente il gruppo dei Velvet Underground e la copertina del loro primo album con quella famosa banana disegnata da Warhol.   Con la testa che penzola fra tubi e tubi, mi sovviene lo Youtube su cui posso rivedere le puntate perse delle trasmissioni televisive, soprattutto i litigi e le risse, i video musicali, convegni e presentazioni di libri, interviste e filmati amatoriali di svalvolati in cerca del loro quarto d’ora di celebrità.

Elucubrando, attraverso una serie infinita di tubi, esco infine dal tunnel della mia neurolabile serata e mi ritrovo, non so come, a mangiare una pizza e bere una birra al pub “Al tubo” di Catania.

 

in “S/pagine”, 11 gennaio 2015

 

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