La Terra d’Otranto in un portolano del 1521, il progetto Sarparea e … Lino Banfi

di Armando Polito

Il documento è custodito a Modena nella Biblioteca estense universitaria, dal cui sito (http://bibliotecaestense.beniculturali.it/info/img/geo/i-mo-beu-alfa.o.3.15.html) ho tratto le immagini che seguono. Prima di cominciare mi pare doveroso mettere in risalto l’enorme merito, nello squallore quasi generale, che questa istituzione ha acquisito mettendo in linea la digitalizzazione del suo patrimonio, manoscritti, come nel nostro caso, compresi. Ma a me, abituato da tempo a pontificare (secondo chi non gradisce …) inutilmente su lacci, lacciuoli e laccetti che soffocano il settore, ha fatto particolarmente piacere leggere il seguente avviso: Condizioni di utilizzo. L’uso di testi e immagini presenti sul sito della biblioteca è libero – entro i termini della licenza CC – solo per scopo personale, privato e non commerciale. In caso di uso pubblico non commerciale è sufficiente indicare la provenienza con un collegamento alla homepage questo sito. Per qualsiasi altro scopo, o per ottenere immagini a risoluzione superiore, si prega di seguire le indicazioni nella pagina Riproduzioni e/o scrivere a b-este.urp@beniculturali.it.  

Parole illuminate? No, sono gli altri che neppure sanno cos’è la luce e, tra l’altro, il loro materiale è digitalizzato ad una risoluzione tanto ridicola da renderlo in pratica illegibile nei dettagli e, se vuoi immagini di risoluzione superiore (ma che, probabilmente non può competere con quella, già di ottimo livello, offerta, gratuitamente, da questa biblioteca), devi pagare.

Il manoscritto del quale esaminerò la parte che riguarda il nostro territorio è un portolano, tipo di documento al quale ho già dedicato qualche altro post1, del cartografo messinese Iacopo Russo. Si compone di 12 tavole pergamenacee rimontate su cartone, ognuna con un fregio vegetale ai lati esterni e in corrispondenza della cerniera con il disegno di un perno girevole.

La carta 1v si presenta così:

Passo al dettaglio elaborato.

ananso=Egnazia    brindisi=Brindisi   castro=Castro   cavo santa maria=capo di Santa Maria di Leuca   cavo ovo=Torre dell’Ovo o Torre Ovo4     flumi tara=fiume Taras  galipolli=Gallipoli  gaugito=Guaceto   huxento=Ugento  lalechi=Lecce   otranto=Otranto   petrolla=Petrolla  roca=Roca   taranto=Taranto    torri de mar=?    vilanova=Villanova

Per quanto riguarda torri de mar=? rinvio a https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/09/07/la-terra-dotranto-in-un-portolano-del-xvi-secolo/; comunque, la sua posizione sulla riva orientale del fiume rappresentato (che è il Vasento, anche se il suo nome non risulta scritto, a differenza del fiume Taras) conferma l’appartenenza del toponimo alla Terra d’Otranto e probabilmente il seppellimento suo (o di quelli che erano i suoi resti) sotto il cemento del Torreserena Club Village. Probabilmente qualche marcio e ottuso ambientalista dirà che si tratta di un delitto legalizzato, ma chi ancora conserva un barlume di lucidità e di buon senso riconoscerà che è molto meno grave non rispettare quattro pietre, per giunta in crollo, pur cariche di storia che un intero oliveto vivo (ogni riferimento al progetto Sarparea non è casuale ma causale).

E qualcuno si azzardi pure a dire che, sfruttando l’onda del momento, ho mescolato anche in questo post il profano con il sacro (da noi si dice cce centra lu culu cu li quattru tempore?) per avere qualche lettore in più, ma abbia almeno il coraggio di firmarsi per nome e cognome e gli darò piena soddisfazione …

Per quanto riguarda lalechi=Lecce avanzo questa identificazione sulla scorta del lechi che si legge nella carta 3r dello stesso portolano (toponimo evidenziato nel dettaglio in basso); sarebbe stata indicata la città invece del suo porto, S. Cataldo, che appare in altri portolani.

 

Quanto a lechi, a parte la terminazione in -i come in flumi di flumi tara e in turri di turri di mar (influsso del dialetto siciliano?), io non escluderei lo zampino, sia pur parziale, della pronuncia spagnola per cui, per esempio, leche=latte si pronuncia lecce (il che autorizzerebbe a supporre che Iacopo Rossi si sia avvalso del contributo di un collaboratore spagnolo).

Insomma, lo stesso equivoco che quasi cinque secoli dopo sarebbe stato immortalato (!) nel film  L’allenatore nel pallone, quando il procuratore Gigi  (faceva coppia con Andrea) millanta in un misto di spagnolo/portoghese/brasiliano che Socrates (attenzione, non ha nulla a che fare con il filosofo … !) è suo fratelo de lecce (fratello di latte), ma l’allenatore (Oronzo Canà) impersonato dal nostro corregionale Lino Banfi ribatte: – Lecce? Ma non è brasiliano Socrates? Lecce è Puglia, Puglia! – (https://www.youtube.com/watch?v=mfanlR_fCoE).

 

N. B. Per Petrolla vedi  la segnalazione del sig.Emilio Distratis nel suo commento leggibile, con la mia risposta, in https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/08/12/la-terra-dotranto-un-portolano-del-xiv-secolo/

____________

1 https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/09/07/la-terra-dotranto-in-un-portolano-del-xvi-secolo/

2 https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/04/23/la-terra-dotranto-in-due-antiche-carte-nautiche/

3 https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/01/17/a-pesca-in-rotta-verso-punta-palascia-con-a-bordo-una-vecchia-carta-nautica-ma-la-rete-e-di-ultima-generazione/

4 Nel comune di Maruggio. Cavo, come già in cavo santa maria, sta per capo.

 

 

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