La Puglia: olio o petrolio?

di Armando Polito

immagini tratte, rispettivamente, da http://2.bp.blogspot.com/-me3BHkrHa18/UKkGm-c6ZzI/AAAAAAAABOo/HI3f14t_FrQ/s400/racccoltaolive.gif e http://www.voglioviverecosi.com/public/vvc/UserFiles/Image/SETTEMBRE%20DICEMBRE%202011/MESTIERI%20DEL%20MARE%20PIATTAFORMA.jpg
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La domanda, posta qualche decennio  fa, sarebbe rientrata senza dubbio nella categoria di quelle che la grammatica definisce retoriche, cioè dalla risposta scontata. Poi i tempi, gli uomini, i bisogni, i valori, le conoscenze e le coscienze cambiano e con loro anche la natura delle domande, sicché oggi la nostra comporta una risposta fulminante (olio) da parte di quei matti etichettati come retrogradi e ambientalisti ed una altrettanto fulminante (ma questa rischia di esserlo anche alla lettera e di bruciare tutto …: petrolio) da parte degli amanti del progresso e del benessere (io ci aggiungerei pure profitto … proprio a tutti i costi … altrui e corruzione).

La domanda, perciò, non è più definibile retorica, come può esserlo ancora una così articolata ad un lavoratore dipendente che non sia un pazzo masochista (in tal caso dovrebbe essergli impedita qualsiasi agibilità, perché nocivo per sé e per la sua famiglia): Preferiresti pagare meno o più tasse? A riprova, comunque, della relatività teorica di qualsiasi domanda retorica (o, meglio, presunta tale) e del fatto che il furbo è sempre più un passo avanti rispetto all’onesto, l’orgogliosa risposta di un evasore abituale e totale sarebbe: Ma io pago già meno tasse del dovuto, anzi non ne pago proprio! E non sarebbe univoca nemmeno la risposta ad una domanda del tipo Preferisci vivere in buona salute o soffrire di una o più malattie?: basta immaginarla posta ad un ipocondriaco (anche in lui non escluderei una componente masochista …).

Lascio da parte questa filosofia da stra…pazzo e mi abbandono (povero lettore, dalla padella nella brace!) ad una rabbiosa affermazione che non mi attarderò a provare: olio e petrolio sono parenti sì, ma solo per motivi etimologici.

Olio è dal latino òleu(m), a sua volta dal greco ἔλαιον (leggi èlaion) che significa olio d’oliva; non a caso nella stessa lingua ἔλαιος (leggi èlaios) significa olivo selvaticoἔλαια (leggi èlaia) può significare tanto ulivo che oliva . In questo caso la differenza di genere [la prima voce, il prodotto ricavato dal frutto, è di genere neutro; la seconda, la specie selvatica (almeno in teoria è la meno nobile …)  è di genere maschile, la terza, comune all’albero e al frutto,  è di genere femminile)] non ha reso necessario nessun provvedimento per garantire pari opportunità

Petrolio secondo la comune opinione deriverebbe da petroleum, voce che sarebbe attestata per la prima volta (così recita, senza il condizionale da me usato, pure l’Enciclopedia britannica on line: http://www.britannica.com/EBchecked/topic/454269/petroleum#toc50694) in Giorgio Agricola [versione italianizzata di Georgius Agricola, a sua volta latinizzazione del nome originale che era Georg Pawer, passato a Bauer che come nome comune significa, appunto, contadino)], mineralogista tedesco del XVI secolo.

Infatti all’inizio del libro IV del De natura fossilium uscito per la prima volta a Basilea nel 1546 si legge1:

Traduco: Segue un altro succo grasso congiunto con lo zolfo per naturale parentela. I Greci lo chiamano ἄσϕαλτος (leggi àsfaltos)2, i Latini bitume. Da ciò risulta non solo ciò che dagli autori è chiamato con questo nome, ma anche nafta, canfora,  malta, il pissasfalto, gagate, gemma samotracia, pietra tracia, pietra ossidiana e molte altre pietre annoverate da Plinio tra le gemme, i carboni fossili, la terra detta dai Greci ἀμπελίτις (leggi ampelìtis)3, inoltre succino e ambra. Quel succo poi  è chiamato con tanti e diversi vocaboli per la varietà e delle qualità che lo contraddistinguono e della lingua delle genti nelle cui terre sgorga; viene venduto infatti al minuto in primo luogo  liquido  (i naturalisti correttamente lo chiamano bitume4 liquido, stilla infatti per lo più da qualcosa di denso) poiché è molto simile all’olio per la grassezza e da alcuni autori talvolta è chiamato olio ed ora è chiamato petrolio poiché vien fuori dalla roccia.

Nulla da eccepire all’Agricola nemmeno sul piano etimologico perché in effetti petròleum deriva dalla locuzione latina petrae oleum=olio di pietra. Non credo, però, che inventore di petroleum sia stato l’Agricola; la voce forse non è del latino umanistico-rinascimentale,  perché sue tracce sono ravvisabili nel latino tardo-medioevale.

Dal glossario del Du Cange, con la mia traduzione a fronte:

Il primo documento, dunque, risale al 1022, il secondo (da un frammento di cronaca interamente leggibile in http://books.google.it/books?id=LSJHAAAAcAAJ&pg=PA631&dq=vena+olei+petrolei&hl=it&sa=X&ei=Z0WlU5rrC8iO0AXes4CYBA&ved=0CFAQ6AEwBw#v=onepage&q=vena%20olei%20petrolei&f=false) all’anno 1450. Già questo, secondo me, consente di retrodatare la presunta nascita di petroleum. Ma c’è di più: il petroleia del primo documento, sia o non sia un nome proprio, ha tutta l’aria di essere forma aggettivale da petroleum che, essendo, come abbiamo detto, un sostantivo, composto ma sempre sostantivo, come aggettivo non poteva che dare, rispettivamente al maschile, al femminile e al neutro, che petrolèius/petrolèia/petrolèium. Da qui petroleia fons che, dunque, suppone un precedente petroleum. Conclusione: credo che il Du Cange avrebbe dovuto registrare il lemma PETROLEUM e non PETROLEUS perché nel nesso olei Petrolei la prima voce è apposizione della seconda. Il lettore noterà che Petrolei è scritto con l’iniziale maiuscola che in latino si usa di regola con tutto ciò (anche avverbio, con l’unica esclusione del verbo) che deriva da un nome proprio. Debbo pensare, allora, che per il Du Cange ci sia un collegamento tra petroleus e petroleia fons quando, a proposito di questa dice nisi sit nomen proprium (a meno che non sia un nome proprio)?  Per tentare di dipanare la matassa non rimane che controllare la fonte citata dal Du Cange. Ed ecco (sia benedetta in eterno la rete!) i dettagli che ci interessano tratti da Claude François Menestrier [che il Du Cange latinizza ed abbrevia in Menester(ium)], Histoire civile ou consulaire de la ville de Lyon, De Ville, Lyon, 1696, p. VI (ma dell’appendice che segue a ben 548 pagine)5:

 

……… Ad ovest il corso del fiume e delle fonti e il finale dei canali attraverso la fonte Petroleia …  

… Scritto per mano di Martino monaco indegno sabato 16 marzo  nell’anno  del Signore 1022, nella quinta indizione, sotto il regno di Rodolfo nelle Gallie.

Viene confermata l’iniziale maiuscola in Petroleiam, si direbbe, a questo punto, nome proprio, nonostante la perplessità manifestata dallo stesso Du Cange che ha l’abitudine grafica di evidenziare con l’iniziale maiuscola nelle citazioni la parola coincidente con il lemma, come, puntualmente, succede pure in Petroleus. È doveroso fare un altro controllo, approfittando della generosità della rete e di quel pizzico di fortuna che nella vita è indispensabile.

Ecco il dettaglio tratto da Andreas Felix Oefelius, Rerum Boicarum scriptores, A spese di Ignazio Adamo e Francesco Antonio Veith, 1763, Augusta, t. I, p. 6316:

 

Traduco: Pure ai suoi [di Gaspare Aindorffer che, com’è detto poco prima, fu nel XV secolo il 43° abate del monastero di Tegerns, della cui cronaca, giuntaci pure frammentaria,  fa parte il passo] tempi intorno all’inizio dell’osservanza della regola, oltre il lago di fronte alla cappella già detta fu trovata dai frati una vena, ormai attiva da circa quarant’anni, di olio Petrolio, ungendosi col quale soprattutto i paralitici e i rattrappiti in gran numero vengono restituiti alla salute. Sebbene in diverse sofferenze e malattie consenta di recuperare la salute, tuttavia è efficacissimo rimedio soprattutto contro le ustioni, sicché, se uno subito untosi vedrà mitigarsi il suo dolore, cosa che efficacemente è provata dall’esperienza, per questo è in grande considerazione presso i popoli stranieri.

Anche qui leggo Petrolei con l’iniziale maiuscola, ma, collegandomi, e confermandole, alle conclusioni cui ero già giunto prima di questi controlli, dico che è come se Petroleum fosse diventato una specie di marchio, così come noi oggi, riferendoci a qualsiasi olio (vegetale, minerale, sintetico) diciamo olio Vattelappesca (per non fare pubblicità a nessuno …).

Ad ogni buon conto, anche se l’oleum petroleum citato dagli autori che non siano l’Agricola non dovesse aver avuto altra funzione se non quella terapeutica  [ed un semplice petroleum compare già nelle opere di Arnaldo di Villanova (1240-1312 circa), allievo della Scuola medica salernitana] emersa da alcune testimonianze (ma l’Agricola, d’altra parte, nulla aveva detto sul suo utilizzo), valga per tutti il ferrarese Antonio Musa Brasavolo che in Examen omnium simplicium medicamentorum, Giovanni e Francesco Frelleo, Lione, 1537 alle p. 457-4597 nomina più volte il petroleum e il suo utilizzo anche non medicamentoso, nonostante il titolo dell’opera.

Lascio ora da parte la cronologia di petroleum per collegarmi al titolo e far riflettere che senza l’oleum a nessuno sarebbe venuto in mente di creare petroleum. Paradossalmente all’inizio l’olio estratto dalle olive era meno naturale del petrolio che sgorgava spontaneamente dalle rocce perché comportava una fase più “traumatica”(quella della molitura) rispetto alla semplice raccolta. E il processo, senza tuttavia creare danni all’ambiente, durò millenni.

Questa tavola  è opera dell’incisore Giovanni Stradano (italianizzazione di Iohannes Stradanus, a sua volta latinizzazione di Jan van der Straet). Tratta dalla serie Venationes Ferarum, Avium, Piscium8 pubblicata ad Anversa da Philip Galle nel 1580,  mostra tre uomini intenti a raccogliere la nafta con le spugne dalla superficie del mare lungo la costa siciliana (a sinistra centro abitato fortificato, a destra navi a vela e a remi. Altri personaggi sono intenti a strizzare il prezioso contenuto dentro a delle giare. La didascalia è costituita da quattro esametri: Naphta bituminis est liquidi genus: in mare manat/montibus e Siculis, fluidisque supernatat undis;/spongia eam excipiunt nautae, expressamque recundunt/ollis, ut varios hominum servetur in usus (La nafta è un tipo di bitume liquido: sgorga in mare dai monti di Sicilia e galleggia sulle fluide onte; i marinai la raccolgono con una spugna e dopo averla strizzata la pongono in giare perché serva ai vari usi degli uomini).

Il riferimento alla Sicilia (con sostituzione del mare al fiume) è sicuramente un’eco delle parole di Plinio (I secolo d. C.), Naturalis historia, XXXV, 51: Gignitur etiam pingue, liquorisque oleacei in Sicilia Agragantino fonte inficiens rivum. Incolae id arundinum paniculis colligunt, citissime sic adhaerescens. Utuntur eo ad lucernarum lumina olei vice, item ad scabiem iumentorum ([Il bitume] nasce anche grasso e simile ad acqua oleosa in Sicilia dalla sorgente di Agrigento inquinando il fiume. Gli abitanti lo raccolgono con le pannocchie delle canne, così rapidissimamente aderendovi. Se ne servono per le lucerne invece dell’olio, parimenti contro la rogna degli animali).

Poi l’uomo pensò bene di andare lui a cercare queste risorse e iniziarono le trivellazioni a profondità sempre maggiori. Da questa tentazione, sorretta per lo più in malafede dall’alibi idiota di un effimero, peraltro non privo di rischi ambientali, e limitato ritorno economico, poteva restare indenne il nostro mare?

Voglia Iddio, visto che certi uomini ben poco lo vogliono e che gli altri ben poco possono contro il profitto di pochi e, peggio ancora, il malaffare, voglia Iddio che alle scale della prima foto di testa utilizzate un tempo per  spruare9 le olive  non subentrino (a completare l’opera, quanto naturale?, della Xylella fastidiosa e, questa sicuramente non naturale, dei megavillaggi turistici e delle superstrade) i tralicci della piattaforma della seconda e che all’immagine, anch’essa d’epoca, delle raccoglitrici non si sostituisca quella, malamente riveduta e corretta in peggio rispetto alla siciliana del XVI secolo, dei raccoglitori di nafta e affini, per intenderci non di quelli sgorgati spontaneamente, che la cronaca ci ha già desolatamente e più volte proposto.

Così credo di aver dato conto pure del rabbiosa che accompagnava la premessa e di come la parentela solo etimologica di olio e petrolio comporti in sé una totale incompatibilità caratteriale tra le due voci. Il che significa che, se uno dei due deve esser fatto fuori visto che la convivenza è impossibile,  questa condanna spetta certamente all’ultimo arrivato, cioè al petrolio e non all’olio.

E che la domanda del titolo nel cuore e nella mente di tutti ritorni ad essere retorica, ma come lo era fino a qualche decennio fa, grazie ad un’improcrastinabile inversione di tendenza nell’idea di sviluppo che trovi corrispondenza in una volontà politica, finalmente scevra da ingannevoli se e ma e soprattutto a leggi dal testo semplice e privo di interpretazioni ambigue, che in passato erano il frutto di accordi e compromessi, oggi cominciano ad esserlo anche dell’ignoranza totale, pure della lingua, di coloro che sono  stati delegati (ci sarebbe da chiedersi pure da chi sono stati scelti come candidati …) a rappresentarci!

immagine tratta da http://www.vizionario.it/la-raccolta-delle-olive-nel-salento/
immagine tratta da http://www.vizionario.it/la-raccolta-delle-olive-nel-salento/

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1 Dettaglio tratto dall’Opera omnia, rivista dallo stesso autore, uscita postuma  a Basilea per i tipi di Froben nel 1558, p. 222.

2 Da cui il nostro asfalto tramite il latino tardo asphaltus. La voce greca è composta forse da α privativo + σφάλλω (leggi sfallo)=vacillare, cadere.

3 Da ἄμπελος (leggi àmpelos)=vite; questo tipo di terra era usata per curare le viti (Papiro di P. Flinders, 2.29a) ma anche come cosmetico (Dioscoride, De materia medica, V, 160).

4 Del bitume l’Agricola si occuperà nel libro XII della sua opera più famosa, il De re metallica, pubblicato nel 1556, un anno dopo la sua morte, a Basilea per i tipi di Froben. Nell’immagine che segue la pagina 469 (il volume consultabile integralmente e scaricabile da https://archive.org/stream/gri_000033125008455038#page/n3/mode/2up)

5 Il volume è interamente consultabile e scaricabile da http://books.google.it/books?id=t8q9KYK-edsC&pg=PR6&dq=canalium+per+fontem+petroleiam&hl=it&sa=X&ei=MdWlU4LHK4ze7AbkqoHYDw&ved=0CCMQ6AEwAA#v=onepage&q=canalium%20per%20fontem%20petroleiam&f=false

6 Il volume è interamente consultabile e scaricabile da  http://books.google.it/books?id=LSJHAAAAcAAJ&pg=PA631&dq=vena+olei+petrolei&hl=it&sa=X&ei=Z0WlU5rrC8iO0AXes4CYBA&ved=0CFAQ6AEwBw#v=onepage&q=vena%20olei%20petrolei&f=false

7 Il volume è interamente consultabile e scaricabile da http://books.google.it/books?id=5j46AAAAcAAJ&pg=PT491&dq=petroleum&hl=it&sa=X&ei=UOWmU46FKMjC0QWP5IC4CQ&ved=0CC8Q6AEwAw#v=onepage&q=petroleum&f=false

8 Il volume è interamente consultabile e scaricabile da http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b550059821/f2.item

9 Spruàre=raccogliere le olive con le mani prima che cadano dall’albero. La voce è variante di spruiare (usata a nel Tarantino e nel Brindisino), che è dal latino expurgare=spurgare (quasi purificare il ramo togliendo le olive).

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