Riflessioni in libertà di un volitivo

mare

di Rocco Boccadamo

 

Sin da quando ero ragazzo, nel  mio intimo, ha sempre albergato, con impulsi composti ma nitidi, un piccolo e  insieme speciale sentimento: il sano orgoglio dell’italianità, dell’appartenenza  – sia pure a guisa di granello piccolissimo – al decantato, ammirato e stimato “  popolo di santi, navigatori e poeti”.

Per di più, a prescindere  dall’effetto come anzi riversatosi sulla mia persona, trovo bello sottolineare  che siffatta lusinghiera reputazione goduta dalla gente del vecchio stivale si è  perpetuata nell’arco di secoli, grazie anche alle implementazioni che man mano  sono arrivate a conquistarsi un posto a fianco delle emerite realtà originarie:  si pensi alla moda, e al “fai da te”in genere, con etichetta  italiana.

Non che il vivere quotidiano  nel nostro paese sia stato dispensato da problemi, disagi, sacrifici e limiti;  tutt’altro, di sicuro nessun paradiso in terra.

Però, l’impronta delle qualità,  delle eccellenze, delle doti di spicco verso cui si volgevano gli altri popoli,  quasi a volersi specchiare, hanno per lunghissima pezza costituito, nella  penisola, una solida e sana pietra miliare per le coscienze, le azioni e i  comportamenti concreti dei più.

Purtroppo, come è cambiato, e  non da adesso, lo scenario che ci circonda!

Al punto, che non sembra  affatto sintomo di qualunquismo affermare che lo scadimento dei costumi trovasi  proprio alla portata degli occhi di tutti.

Lontana, dunque, anni luce la  terra di “santi eccetera”, il giorno d’oggi il Bel Paese presenta sul  palcoscenico del mondo prevalentemente un cast di “divi”, di cui, davvero, non  v’è chi non avrebbe fatto volentieri a meno: faccendieri intriganti, maneggioni  senza scrupoli, finanzieri, imprenditori e dirigenti che fabbricano carte false  e rubano, controllori che non vigilano e forse sono collusi, autorità e politici  che latitano quando, addirittura, non vanno a braccetto con coloro che si  macchiano in prima persona di reati.

E, schiacciata, danneggiata e  resa povera dal grande circo di scellerati impuniti, ecco un’autentica marea di  cittadini ignavi e sprovveduti, ai quali chissà se sarà mai resa giustizia e se  verranno rifusi, in tutto o in parte, i danni.

Ci si soffermi per un attimo,  ad esempio, sulla clamorosa vicenda, proprio da prima fila e autentico caso di  scuola, del noto colosso italiano del latte o di Parma: se in tanti hanno  imbrogliato il globo intero sottraendo o distruggendo miliardi, falsificando  documenti e bilanci e così via discorrendo, come sarà stato il comportamento dei  medesimi a proposito della garanzia della qualità e della salubrità dei prodotti  alimentari recanti il famoso marchio, di cui, su incalcolabile scala, ci  nutriamo? Possiamo stare tranquilli? Le autorità competenti hanno compiuto e  predispongono puntualmente i controlli del caso per rassicurarci?

Oltre che per via delle  suddette specifiche note dolenti, provo un senso di rammarico nel constatare che  ormai il mio Paese è caratterizzato da frequenti scioperi e/o discese in piazza:  ogni volta, una singola categoria, sia pure sotto la bandiera della  rivendicazione di propri legittimi diritti, danneggia vistosamente, spesso  irrimediabilmente, molteplici, se non tutte le altre, categorie di cittadini.

Un’immane spirale viziosa,  un’inconcepibile catena di controsensi.

Per non parlare, infine,  dell’imo assoluto in cui risultano precipitati finanche valori e principi  elementari, naturali e fondamentali.

A questo punto, che aggiungere?  Semplicemente auspicare che il Padreterno e/o altre divinità poste in alto ci  salvaguardino dagli “scivoloni irreversibili “ che incombono e intervengano  nella maniera più consona per rimettere tutti sulla retta  carreggiata.

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