Wilma Vedruccio, una scrittrice che sa vedere l’essenziale, invisibile agli occhi

wilma

di Fausta Genziana Le Piane

 

Poco importa che ognuna delle protagoniste della sezione  “Ritratti” del recentissimo libro di Wilma Vedruccio edito da Kurumuny, 2013, proponga un aspetto del Salento: la carnalità di Carmela, “I capelli biondi di Carmela”; il barocco del putto della Pala di Santa Lucia di Lorenzo Lotto, “Il bimbo di Lotto”;  la seduzione, la malizia e la vanità della protagonista de “La casa del Sale”; l’archetipicità di Maria (Maria); la punta di follia di Cocettina; la gioiosità e l’ingenuità della ragazza di copertina… Tutte sfaccettature della femminilità e del Salento che restano indelebili nella memoria.
Poco importa che “Naturalia” ci rinfreschi gli inimitabili panorami – anche dell’anima – del Salento contadino vissuto attraverso ricordi arcaici, ritmi e abitudini di tempi antichi, lunghi e silenziosi (“Orti “, p. 70): “A far bello il Salento, orti e ortolani (…) In primavera la terra, lavorata da mani di antica sapienza, diventa grassa, umida, promettente e le giovani piantine, allineate in filari con grande precisione, incoraggiate da poche gocce d’acqua, crescono in poche settimane, si spandono sul terreno, s’arrampicano a sostegni di fortuna, brillano col loro verde nuovo al sole, promettono frutti e maturano ortaggi e legumi già ai primi giorni dell’estate”.
E’ che in verità in questa ultima raccolta di racconti, il Salento – terra amatissima dalla scrittrice dove è nata, dove vive e dove si “agita”, come lei stessa afferma – è vissuto e amato attraverso un’esplosione dei sensi, di tutti i sensi. Si legga, per esempio, il racconto intitolato “La domenica di un laico solitario” in cui il rapporto con il mondo esterno è ritmato dai sensi: il protagonista va in bicicletta a sentire l’odore della terra dopo la pioggia, a vedere le piantine appesantite dalle gocce d’acqua che dondolano piano di benessere (…) Poi c’è la radio che offre la sua migliore programmazione proprio nel mattino domenicale, bisognerebbe stare col fiato sospeso senza far nulla, per ascoltare (…) Come è buono l’odore della roba lavata, sa di nuovo, sa di leggero come un corpo rinfrancato. Come un’anima nuova” (p. 22). Ancora, in “Delle colombe il non volo”: “La magnificenza di Dio si sarebbe rivelata ai loro occhi, alle loro ali, in tutti gli odori, nella varietà dei sapori, nella varietà delle forme” (p. 41).
Nei racconti si avverte una tensione continua, una volontà, un desiderio, un impegno alla perfezione, alla Bellezza, all’assoluto. E’ così anche per Dio – “Il divino pittore”, p. 44 – nella sua Creazione: “Sulla tavolozza i soliti colori base, erano le sfumature il suo esercizio preferito su cui si ostinava da tempo alla ricerca della pennellata pura per cui poter dire: “Ecco, era proprio questo che cercavo di fare” (p. 44). E’ così per il cane fedele al padrone che non lo vuole più perché è fedele a se stesso (“Randagio”, p. 34). E’ così per la stessa Wilma impegnata, tesa fino alla ultima fibra del suo corpo anche attraverso Facebook a difendere la sua bella terra e a smascherarne abusi e brutture.
Infine, questa raccolta è sotto il segno del sole presente non solo nei titoli  (“Prima del sole”) ma  che è protagonista di ogni racconto. Sole, manifestazione della divinità che ha benedetto questa terra. Sole, energia illuminante, fonte di luce, di calore, di vita.

Wilma Vedruccio, La casa del sale – Storie di un altro Salento, Edizioni Kurumuny, 2013

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