La Terra d’Otranto ieri e oggi (12/14): OTRANTO

i Armando Polito

Il toponimo: La forma attuale sembra diretta discendente di Odrunto attestato in una Cosmographia in latino di autore anonimo risalente al VI secolo d. C.1

Le forme precedenti più antiche sono, invece, per il greco:  Ὑδροῦς (leggi Idrùs; genitivo Ὑδροῦντος, leggi Idruntos) attestato nello Pseudo Scilace (Periplo2, 27) e per il latino Hydrus (genitivo Hydruntis) attestato in  Cicerone (I secolo a. C.), Epistulae ad familiares, XVI, 9, 23. La forma Hydruntum è attestata in Imperatoris Antonini Augusti itinerarium provinciarum, 118 (risalente al III secolo d. C. ma con aggiunte successive). La forma Odrontum è attestata nell’Itinerarium Burdigalense, 609 (circa 333 d. C.). Tutte le forme sembrano ricondurre al greco ὕδωρ=acqua e in particolare alla sua radice ὑδρ– utilizzata da voci come ὕδρος =serpente d’acqua, ὑδρία=secchio,  ὑδραίνω=bagnare, etc. etc.  Il nome alla città, perciò, sarebbe stato dato da quello di un dettaglio del suo paesaggio, cioè il fiume Idrunte (oggi chiamato meno correttamente Idro)4.

Se la Mappa di Soleto fosse autentica, cioè risalente al VI secolo a. C., l’attestazione più antica del toponimo sarebbe proprio quell’HΥΔΡ (abbreviazione di HΥΔΡΟΥΣ) che vi si legge (evidenziato con l’ellisse rossa nell’immagine, mia, in basso).

 

Pacichelli (A), pagg. 158-159:

 

 

Pacichelli (B, anno 1684 e C, anno 1686 e 1687):

Tornando ad entrare in feluca, mi fei portare ad Otranto. Questa è metropoli di una particolar provincia, chiamat’appunto Terra d’Otranto, nella quale risiede l’Arcivescovo successore a’ discepoli di San Pietro Apostolo, che ha cinque suffraganei e ’l regio Governatore. Della fondazione di lei par che si favoleggi in persona di Minos Re di Creta, accompagnato da Dedalo, figliuolo di Pimaleone, ma senza veruna autorità. Prende il nome dal fiume, o dal monte Idra, quel che la bagna, e questi la signoreggia, in clima temperato e territorio fertile, che si discosta cinquanta sole miglia dalla Grecia, onde vien riputata per la scala dell‟oriente a’ Veneziani e Ragusei. Un Console veneto qui trattenuto corrisponde con Barletta e con cinque altre città marittime, raccogliendo le nuove di Levante, che trasmette al Ministro della Repubblica in Napoli, e questi le spedisce in diligenza al suo Principe. Sono ameni i suoi colli ed abondanti le pianure di frutta, di vino e di agrumi, de’ quali proveggonsi lontani paesi. Il suo lago di Limini gira dieci miglia e produce capitoni grossi e altro pesce. La maltrattò nel 1480 Mehemet II, tiranno d‟Oriente, sì come scrive il Galateo di quella guerra, per vendicarsi dell‟ajuto prestato a Rodi dal Re Ferdinando I di Napoli, speditovi con 140 vascelli, 18 mila fanti e 1500 cavalli Agmet Bascià, il quale sagrificò a Dio col suo sdegno la vita dell’Arcivescovo Pendinello e il sangue di 800 generosi campioni, armati da questo col sagrosanto cibo dell’Eucaristia, nel luogo che oggi si chiama la valle de’ Martiri, ove mi dissero che non ha gran tempo si sian vedute scintillare lucidissime stelle. In una cappella del suo gran tempio, per lo pavimento del quale i vaghi mosaici rappresentano un albero bellissimo di vari colori, si custodisce la maggior parte de’ corpi loro con culto, collocativi dalla pietà reale della Casa di Aragona, mentre 240 delle lor teste, ossa e frammenti furono in due casse trasferiti a Napoli dal Re Alfonso il II, nel suo altare di Santa Caterina a Formello de’ Padri Domenicani Lombardi alla porta Capoana. Vi è qualche antica memoria di Proclo, Milone e Formione, l’Academia de’ quali ebbe per uditori gli stessi Romani e altri soggetti illustri, contando venticinque fameglie nobili in 455 fuochi; ed ave tre chiese offiziate da’ greci, i quali a Casola, ne’ Monaci di San Basilio, posseggon la insigne badia, nella quale fioriron uomini di grido nella bontà e dottrina.

Si venerano i Martiri del Signore nella metropoli di Otranto, e molto più la Beatissima Vergine, in quell’estremità un miglio dentro il mare, alla punta della Iapigia, che chiama il volgo De Finibus Terrae, o in fine Mundi, e si suole in folla dalla Terra di Bari e da tutta la propria Provincia visitar nell’agosto. Il suo tempio divoto non è grande né ricco. Lo custodisce un eremita e vi corron tal volta sacerdoti a celebrare più messe il giorno. È antica l’imagine di sopra, dipinta in tavola, e in parte abbrugiata da’ Turchi, prodigiosissima e ricca d‟indulgenze, massimamente in quel tempo, sì come si leggea in caratteri d’oro in un marmo, dicendosi che al Papa celebrando venne questa dovizia dal Cielo, e che si sollevasse poi da sé medesima.

Per lo Specchio, terra che sembra uno scrittoio, in 18 miglia si toccò Otranto, e su ‘l mezo giorno, attendendo col picchio alla porta la discretezza e il levar delle mense de’ Conventuali. È città angusta, alquanto elevata, in aria poco prospera, cinta di vecchie e forti mura, con alcune buone fabriche e colma con industria di pesce, di agrumi e di fichi. Numera 400 fuochi, dando luogo a’ Consoli di Venezia, Francia, Inghilterra e Olanda, in una costa importante di mare, su ‘l fiume Idro, guardata dal castello con 30 pezzi. Non ha vino che forastiero, e famoso, conform’è tutto quello del Capo. Mi fu aperto l’Arcivescovado del Sagrista e dell’Abate del Capitolo, i quali mi mostraron la statua di legno della Beata Vergine, spiccata per sé stessa dalla Turchia e posta nel grande altare; il pavimento di antichi e curiosi mosaici, partito nelle tre navi in alberi, misteri e simboli sagri con leggiadria; sotto l’altare, a sinistra, le teste, anche passate da frecce, e le viscere, chiuse con chiavi forti, de gli ottocento generosi cittadini, che contestar la fede di Cristo col proprio sangue alla tirannia ottomana, molti corpi de’ quali degnamente si serbano là intorno, in vari scrigni di legno dorato con le graticole, e alcuni in una cassa di argento, comoda per le processioni, che si valuta 300 scudi. Fuori, presso al termine ove portan le lunghe grade al tempio de’ Minimi, dedicato a gli stessi Martiri nel 1450 dal Duca di Calabria, nell’altare di una picciola cappella, si scorge la pietra su la quale venner eglino decollati. In un‟altra al piano, sotto il titol’ora di Sant’Eligio, tempio già di Minerva, la statua della qual è trasferita in città, si gusta l’acqua leggiera della sorgente, che prende il nome da quella dea. Vollero ministrarmi a mensa la sera con esquisito pesce, fatto però da me provedere, que’ Padri che, dopo il sorger del sole, m’indirizzaron per 20 brevi miglia e per la vaga terra di Corigliano, alla maggiore, che non invidia qualsiasi città, e si dice San Pietro in Galatina.

Pacichelli, mappa:

Prima di passare al consueto esame dei dettagli faccio notare che sorprendentemente nella didascalia della mappa manca la lettera relativa alla Cattedrale, anche se essa è citata nella parte testuale e rappresentata in mappa nel dettaglio in cui l’ho evidenziata con l’ellisse rossa, mentre l’immagine a destra (tratta ed adattata da Google Maps) aiuta il lettore a cogliere nella mappa la coerenza rappresentativa, per quanto può essere spinta quella di norma rilevabile nella cartografia antica.

 

Dopo la visione panoramica della città (tratta da http://www.edilrubrichi.com/foto/img_originals/il_salento_2/otranto-vista-del-centro-storico_20090605_1694768823.jpg)

 

passo all’esame degli altri dettagli:

 

A   Castello (mappa/http://www.otranto.biz/foto-otranto/images/otranto-castello.jpg)

B  Il porto (mappa/immagine tratta ed adattata da http://www.otrantovacanze.info/wp-content/uploads/2008/12/otranto-foto-033.jpg)

D   Cappuccini  (mappa/http://fotoalbum.virgilio.it/alice/gfelih/otrantochiese/otrcappucciniw.html)

G  Porta della città/Porta Terra (mappa/http://it.wikipedia.org/wiki/File:Otranto_Porta_Terra.jpg)

I   Monte della Minorita PP. Minimi di S. Francesco di Paula/Chiesa di S. Maria dei Martiri (mappa/http://it.wikipedia.org/wiki/File:Chiesa_di_Santa_Maria_dei_Martiri_di_Otranto.jpg)

K  Lanterna seu Torre della Serpe (mappa/http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/wp-content/uploads/2009/09/82252-600×800-375×500.jpg)

(mappa/http://it.wikipedia.org/wiki/File:Otranto-Stemma.png)

(CONTINUA)

Prima parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/12/19/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-114-presentazione/

Seconda parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/12/23/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-214-alessano/

Terza parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/01/05/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-314-brindisi/

Quarta parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/01/09/la-terra-dotranto-ieri-414-carpignano/

Quinta parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/01/14/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-514-castellaneta/

Sesta parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/01/20/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-614-castro/

Settima partehttps://www.fondazioneterradotranto.it/2014/02/05/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-714-laterza/

Ottava parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/02/17/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-814-lecce/

Nona parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/02/21/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-914-mottola/

Decima parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/02/26/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-1014-oria/

Undicesima parte:  https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/03/04/la-terra-dotranto-ieri-e-oggi-1114-ostuni/

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1 Cito il testo originale da  Dioniysii Alexandrini et Pompei Melae situs orbis descriptio. Aethici cosmographia … , Enrico Stefano, s. l., 1577, pag. 116: Oceanus occidentalis habet famosa oppida: Ravennam … Arpos, Corfinios, Lupias, Tarentum, Odrunto, Canusium …

In questa edizione il testo è attribuito ad un certo Etico, ma ciò che sorprende  è che Odrunto appare tra tutti i centri che l’accompagnano l’unico a non avere la desinenza del caso accusativo (mi sarei aspettato Odruntum). Eppure non c’è dubbio che si tratti proprio della nostra e ciò che più sorprende è che la sua lettura corretta (Odrùnto) secondo le regole della pronunzia greca (Ὑδροῦς/ Ὑδροῦντος, leggi Idrùs/Idrùntos) e latina (Ydrùntum) coincide, per quanto riguarda l’accento, con i dialettali Otràntu/Utràntu attualmente usati.

2 Opera redatta probabilmente nel IV secolo a. C., ma contenente brani anteriori di uno o due secoli. La Mappa di Soleto, come s’è visto all’inizio, reca la forma abbreviata HYΔΡ.

3 … Inde Austro lenissimo caelo sereno nocte illa et die postero in Italiam ad Hydruntem ludibundi pervenimus … ( … Poi con un vento meridionale leggerissimo e un cielo sereno dopo un giorno e una notte siamo giunti senza problemi in Italia ad Otranto …).

4 In Lucano (I secolo d. C.), Bellum civile,  V, 374 si legge: avius Hydrus (Idrunte difficile al transito); nei Commenta Bernensia ad Lucanum (IX-X secolo d. c.) II, 609 l’avius Hydrus di Lucano viene così glossato: Idrus: alii fluvium, alii promuntorium dicunt (Idro: alcuni dicono che è un fiume, altri un promontorio). Al di là della specificità del dettaglio geografico che ha un’importanza relativa molto probabilmente la forma moderna  Idro che ho definito meno corretta rispetto ad Idrunte nasce proprio dalla glossa appena citata in cui Idrus è stato considerato come appartenente alla seconda declinazione (Idrus/Idri) e non alla terza (Hydrus/Ydruntis).

 

 

 

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