La toponomastica della provincia di Taranto in una carta del 1589

di Armando Polito

 

Dopo le province di Lecce e di Brindisi1 è la volta di quella di Taranto ad essere analizzata toponomasticamente in base ai dati forniti dalla stessa carta utilizzata per le indagini precedenti. I tre contributi resteranno visibili per un mese, passato il quale saranno incorporati in uno solo che accoglierà le integrazioni e correzioni che ho già messo da parte, nonché quelle che nel frattempo il benevolo lettore avrà voluto comunicare.

 

Il lettore perdoni la mia debolezza, ma, essendo io nato a Manduria, mi piace dedicarle un po’ più di tempo. Nella mappa si legge un Casalnovo che nella prima stesura di questo ho erroneamente considerato corrispondente a Casalnuovo, nome che Manduria assunse quando venne rifondata nell’XI secolo dopo la distruzione da parte dei Saraceni. Così continuò a chiamarsi fino al 1789, quando per volere di Ferdinando I di Borbone riassunse l’antico nome, del quale riporterò le fonti dopo aver ringraziato Mimmo Ariano, il cui commento inserito nel lavoro relativo alla provincia di Brindisi è stato, sotto questo punto di vista, prezioso perché mi ha fatto notare che, quanto a coordinate geografiche, Casal è più compatibile con Manduria di Casalnovo, che probabilmente è da identificarsi con Torre S. Susanna, in provincia di Brindisi).

Ed ecco le memorie antiche del toponimo:

Tito Livio (I secolo a. C.- I secolo d. C.), Ab urbe condita, XXVII, 15, 4: Q. Fabius consul oppidum in Sallentinis Manduriam vi cepit; ibi ad tria milia hominum capta et ceterae praedae aliquantum. Inde Tarentum profectus in ipsis faucibus portus posuit castra (Il console Quinto Fabio prese con la forza la città di Manduria nei [popoli] salentini; ivi furono catturati circa tremila uomini e fatta altrettanta altra preda. Poi,  partito per Taranto pose l’accampamento proprio all’imboccatura del porto).

Plinio (I secolo d. C.), Naturalis historia, II, 103: In Sallentino iuxta oppidum Manduriam lacum ad margines plenus neque exhaustis aquis minuitur neque infusis augetur (Nel [territorio] salentino presso la città di Manduria [dicono che c’è] un lago pieno fino all’orlo e non si abbassa quando le acque vengono attinte né s’innalza quando vengono versate). Sul Fonte pliniano: https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/07/17/il-caldo-lacqua-e-il-motore-di-ricerca-terza-ed-ultima-era-ora-parte/

Tabula Peutingeriana (IV secolo d. C.),VII,2: Manduris.

 

Stefano Bizantino (V-VI secolo d. C.), Ἐθνικά (leggi Ethnikà, lemma Μανδύριον (leggi Mandiùrion): Μανδύριον πόλις Ἰαπυγίας. Ὁ πολίτης Μανδυρῖνος ὡς Λεοντῖνος (Manduria città della Iapigia. Il cittadino [è detto] mandurino come leontino [da Leontini].

Anonimo Ravennate (VII secolo d. C.), Cosmographia, V, 1: Et si amat lector vel auditor et volunt subtilius scire totas civitates circa litora totius maris magni positas … minutius designemus… Ignatiae, Speluncas, Brindice, Baletium, Lupias, Idrontum, Minervium, Veretum, Baletium, Neretum, Manduris, Tarentum … (E se chi legge o ascolta vuole anche conoscere più precisamente tutte le città poste intorno alle coste di tutto il grande mare … le indicheremo più dettagliatamente … Egnazia, Spelunca, Brindisi, Valesio, Lecce, Otranto, Castro (?), Vereto, Alezio, Nardò, Manduria, Taranto …)

Guidone (XII secolo d. C.), Geographia, 72: Valentium, Lubias ubi nunc est Calipolis, Amandrinum, Saturum, Mesochorus, Tarentum, Metapontus … (Alezio, Lubias dove oggi è Gallipoli, Manduria, Saturo, Mesocoro, Taranto, Metaponto …

L’esistenza di saline a Taranto è attestata in Plinio (I secolo d. C.), Naturalis historia, XXXI, 27: Siccatur in lacu Tarentino aestivis solibus, totumque stagnum in salem abit, modicum alioqui, altitudine genua non excedens, item in Sicilia in lacu qui Cocanicus vocatur et alio iuxta Gelam. Horum extremitates tantum inarescunt sicut in Phrygia, Cappadocia, Aspendi, ubi largius coquitur et usque ad medium. Aliud etiam in eo mirabile quod tantundem nocte subvenit quantum die auferas ([Il sale] viene seccato nel lago tarantino dal sole d’estate e tutto lo stagno si trasforma in sale, peraltro in modica quantità non superando in altezza le ginocchia; parimenti in Sicilia nel lago che è chiamato Cocanico ed in un altro nei pressi di Gela. Le loro superfici seccano come in Frigia, Cappadocia, Aspendo, dove il calore del sole è notevole e penetra nel mezzo. Altra cosa portentosa in questo sale è che di notte se ne riforma tanto quanto ne hai tolto durante il giorno).

XXXI, 29: Marinorum maxume laudatur Cyprius a Salamine, at e stagnis Tarentinus ac Phrygius, qui tattaeus vocatur. Hi duo oculis utiles …Salsissimus sal qui siccissimus, suavissimus omnium Tarentinus atque candidissimus, sed de cetero fragilis qui maxime candidus …  ad medicinae usus antiqui Tarentinum maxime laudabant … (Tra i sali marini viene apprezzato massimamente il ciprio da Salamina ma dai bacini stagnanti il tarantino e il frigio, che si chiama tetteo. Questi due sono utili per gli occhi … È salatissimo il sale che è il più secco, gradevolissimo fra tutti e bianchissimo il tarantino, ma del resto friabile quello che è bianchissimo … gli antichi raccomandavano per uso medicinale soprattutto il tarantino …).

E oggi? Altro che sale medicamentoso! Per saperne di più: http://www.siderlandia.it/?p=2213

Immutati: GROTTAGLIE, SAN VITO (frazione di Taranto), TARANTO.

Non identificati: BAVANIA, LEORTAIA, LEPURANO (per posizione, non può essere LEPORANO; probabilmente, al pari del successivo PURZANO, si tratta di un errore), MORVIGGIO, ORTAIA, PURZANO (per posizione non può essere PULSANO), RUDIA, USANO (SAVA?), P. S. ANDREA (in altre carte S. ANDREA è il nome della più piccola di due isole antistanti il porto; l’altra è indicata con il nome di S. PELAGIA).

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1 https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/01/24/la-toponomastica-della-provincia-di-lecce-in-una-mappa-del-1589-grazie-francia/#comment-7092

https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/02/03/la-toponomastica-della-provincia-di-brindisi-in-una-mappa-del-1589/

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8 Commenti a La toponomastica della provincia di Taranto in una carta del 1589

  1. Anche su questa mappa si confermerebbe quindi l’esistenza di una Rudia “Tarantina” (oltre alla nostra Leccese), così come si legge in altre fonti:
    >> “Della fortuna di Oria citta’ in provincia d’Otranto nel Regno di Napoli” di Gasparo Papatodero
    >> “Le vite de’letteralti Salentini ” di De Angelis
    >> “Istoria de poeti Greci e di que’ che’n Greca lingua han poetato” di Lorenzo Crasso

    Ma oggi dove è finita la Rudia Tarantina?

  2. Per il momento posso solo dirle:

    in generale, che per fonti in senso stretto debbono secondo me intendersi, pure loro con prudenza, solo gli autori antichi e, naturalmente, le emergenze archeologiche, dalla cui corretta simbiosi soltanto può venir fuori un dato, se non certo, almeno ragionevolmente attendibile. Le successive interpretazioni (delle fonti letterarie e pure dei dati archeologici) vanno prese, comunque, con beneficio d’inventario, anche perché non sempre l’acribia è regnata e regna sovrana (e non è detto che quest’assenza sia sempre frutto di incompetenza) e fanno capolino qua e là condizionamenti di carattere politico ed economico (il fenomeno è antico, ma per l’età moderna basta leggere, per esempio, le immancabili dediche allo “sponsor” che accompagnano parecchie opere da quando la stampa venne inventata e, lupae in fabula, quasi tutte le mappe d’epoca);

    in particolare per Rudia/Rudie , che, a parte le conclusioni ipotizzate nei testi da lei citati, le stesse fonti antiche sono poco chiare, tanto che, per fare un solo esempio, Pomponio Mela (I secolo d. C.), Chorographia, II, 66 nomina una “Ennio cive nobiles Rudiae” (Rudie famosa per il suo cittadino Ennio) collocandola, però, tra Egnazia e Brindisi.
    La ringrazio, comunque, perché il suo messaggio è servito da stimolo per riprendere e completare un lavoro specifico su questo toponimo, che potrà leggere tra qualche settimana, sempre che la fondazione continui a privilegiarmi della sua ospitalità (non voglio mettere cafonescamente le mani avanti ….).

  3. Si, probabilmente ho utilizzato il termine “fonte” in maniera inesatta…Tuttavia la questione non è su quale sia il luogo natìo di Quinto Ennio, piuttosto dove sia, se mai esistita, questa fantomatica “Rudia Tarantina”. In attesa del suo prossimo studio la saluto e la ringrazio.

  4. L’ipotesi dello Scialpi sull’identificazione di Rudie con Pezza Petrosa, basata sul significato della parola φρούριον (=piazzaforte), ricalca nelle conclusioni quella formulata nel 1938 dal Cafforio proprio sulla scorta del Rudia della nostra mappa, che, come ho già detto, al pari di tutte le mappe, e qui non si sta parlando di quella di Soleto, non può certo essere considerate fonte ma, tutt’alpiù, rappresentazione grafica di un’interpretazione delle vere fonti. Ne approfitto per ricordare che il Ribezzo non accettò l’ipotesi del Cafforio e collocava Rudie presso Francavilla Fontana.
    Non basta, secondo me, per identificare tout cour Pezza Petrosa con Rudie, aver ritrovato resti difensivi (lo stesso nome Villa Castelli la dice lunga) ed interpretare φρούριον in senso estensivo fino a farle assumere la valenza di città, quella con cui costantemente Rudie appare nelle fonti.
    Ma per questo c’è tempo e non è detto che la ripresa degli scavi della Rudie leccese non portino alla soluzione definitiva del problema. Però sospetto che anche se qui venisse ritrovata una bella epigrafe con il nome della città ci sarebbe qualcuno disposto, magari per idiote (rispetto all’acribia) ragioni campanilistiche (e qui Ennio ha un pizzico di responsabilità e rischia di fare la fine di Omero …), a contestare il dato ipotizzando che l’epigrafe potrebbe essere stata gettata lì da un legionario reduce da una guerra sul suolo africano, dal quale se l’era portata appresso come souvenir …

  5. In realtà un epigrafe romana scoperta a Rudiae e che riporta il nome della città esiste già ed oggi esposta presso una delle stanze del palazzo Baronale di Monteroni.

    Il Maggiulli nel suo libro “Le iscrizioni messapiche” (1871) ci narra che già il Mommsen, circa l’origine di Rugge, “…si appoggia sull’iscrizione rinvenuta nel 1795, costruendosi una strada, che da Lecce le dette rovine attraversa, ed allora pubblicata negli “Atti e Monumenti degli Arvali” di Gaetano Marino, oggi conservata originalmente nelle sale del palazzo ducale dei signori Lopez-y-Royo a Monteroni.”
    A noi piace riferirla per intiero codesta iscrizione : eccola

    M. TVCCIO M. FAB. CERILLI
    EXORNATO EQ. PUB. A. SACRATISSIMO
    PRINCIPE HADRIANO AUG.
    PATRONO MINICIPI IIII. VIR.
    AED. ITEM AEDILI BRVNDISI
    M. TUCCIUS AUGAZIO
    OPTIMO AC PIISSIMO FILIO OB CUIUS
    MEMORIAM PROMISIT MUNICIPIB. RUDIN.
    HS. LXXX N. UT EX REDITU EORUM DIE NATALIS
    FILII SUI OMNIBUS ANNIS VISCERATIONIS
    NOMINE DIVIDATUR. DECUR. SING. HS. XX. N.
    AUGUSTALIBUS HS. XH. N. MERCURIALIB. HS. X. N.
    ITEM POPULO VIRITIM HS. VIII. N.
    L. D. D. D.

    Traduzione: “Il quadrumviro di Rudiae e Brindisi, Tuccio M.F. della Gens Fabia, onorato dall’ordine equestre del divino imperatore Adriano augusto, in memoria del fedelissimo (e defunto) figlio Tuccio Augazo, donò al municipio di Rudiae ottantamila sesterzi affinchè il giorno della sua nascita venga ricordato ogni anno. Dispone che di questa somma ventimila sesterzi siano destinati ai decurioni, dodicimila agli Augustali, diecimila ai Mercuriali ed ottomila siano destinati al popolo.”

    • Conosco l’epigrafe (CIL IX, 23) ed essa, insieme con tutte le altre rinvenute a Rudie (stando a quanto registrato nel CIL che, solo per una precisazione ininfluente ai fini dell’esistenza o meno di una Rudie leccese, ascrive quella da lei riportata a Lecce), sarà oggetto di un lavoro in fase di ultimazione e che, salvo imprevisti, non dovrebbe tardare a comparire sul sito. Grazie, comunque, per la segnalazione.

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