di Stefano Manca
Ogni paese ha i suoi “personaggi”. Soggetti con problemi psichici più o meno gravi che vedi passeggiare senza meta, quasi protetti dalla città che li ha eletti a mascotte. Fanno l’autostop oppure chiedono l’orario. A volte provano a salire sul primo autobus che passa loro davanti, fregandosene del biglietto e della destinazione. Con la loro bizzarra anarchia riescono sempre a farti sorridere. Uno di loro vive nella mia città. E’ un ragazzo alto e magro, attorno ai trent’anni. Lo incontro al mare d’estate. Le attività che gli riescono meglio sono: farsi regalare arachidi dall’anziano venditore di noccioline e soprattutto intrufolarsi alle feste private. Gli addetti alla sicurezza provano ogni volta a respingerlo ma alla fine, stremati, lo lasciano entrare. Stamattina lo incrocio casualmente in una tabaccheria. Il ragazzo tira fuori una moneta e indica con il dito alla tabaccaia i “gratta e vinci” accanto alle caramelle. La donna incassa l’euro. Il ragazzo va a sedersi al tavolino all’angolo per “grattare” il tagliando appena acquistato. Nel frattempo entra un altro cliente. Va verso la tabaccaia ma vede il ragazzo e di colpo cambia direzione. Con una pacca gli sorride e si offre volontario per verificare il biglietto. “Vediamo se hai vinto”, dice premuroso. Il “volontario” esamina la giocata e fa cenno al ragazzo che ha perso. Saluta, lasciandolo col biglietto in mano. Secondo cliente, stessa scena. Direzione tabaccaia, poi nota il ragazzo e cambia rotta. “Vediamo, dai, vediamo se hai vinto, amico!”.
Rinunciamo alle nostre commissioni quotidiane per aiutare un diversamente abile a fargli capire se ha vinto al “Gratta e vinci”. Commoventi…