La Befana e la sua cura dimagrante …

di Armando Polito

 

In origine ci fu in greco la parola ἐπιφάνεια (leggi epifàneia), femminile singolare, composta dalla preposizione ἐπί (leggi epì)=sopra e dalla radice del verbo ϕαίνω (leggi fàino)=apparire. I Greci chiamavano ἐπιφάνεια una vasta gamma di fenomeni, come si deduce dai diversi adattamenti o sfumature di significato con cui essa appare usata nei vari autori. Si va, così, da quello di apparenza esterna, gloria, splendore, nome, fama1 a quello di superficie2, di pelle3, di lato di una città o fronte di un esercito4, di apparenza5 in opposizione ad ἀλήθεια (leggi alètheia)=verità, di apparizione del giorno o di nemico6, di presenza divina7, apparizione, venuta di divinità o demoni8, manifestazione di Cristo9.

Ancora: il neutro plurale Ἐπιφάνεια (leggi Epifàneia), è usato nel senso di sacrifici celebranti l’apparizione di defunti10. Ἐπιφάνια (leggi Epifània), sempre neutro plurale, è usato nel significato di manifestazione del battesimo di Cristo11 o di Natale12.

Dal greco  ἐπιφάνεια, femminile singolare, derivò in latino epiphanìa. Tale lettura (con l’accento sulla penultima anziché sulla terzultima come nell’originale greco) è dovuta al fatto che la seconda i di epiphanìa è lunga in quanto trascrizione del dittongo originale greco –ει– (leggi –ei-); se fosse stata breve, avremmo dovuto leggere epiphània. Ecco i significati con cui è attestata in latino: Epiphanìa13 (o Epiphanèa)=città della Cilicia; epiphania14=superficie; i plurali, rispettivamente femminile e neutro, Epiphanìae15Epiphanìa ad indicare la festa cristiana, l’Epifania.

Ora cercherò di ricostruire il cammino che ha portato da Epifania a Befana. Comincio col dire che secondo il Dizionario italiano De Mauro la nascita (più corretto dire la prima attestazione conosciuta) di Epifania risale alla seconda metà del XIII secolo. Anche ad uno sguardo superficiale si intuisce che Befana è la forma, per dir così, dimagrita, di Epifania. Ecco, tappa per tappa, gli effetti della dieta:

 

L’ultimo passaggio presuppone che Befania per via della sua terminazione sia stato inteso come forma aggettivale, valore già presente, prima mi son dimenticato di dirlo, in Ἐπιφάνεια che sottintende ἰερά (leggi ierà)=riti, per cui la locuzione Ἐπιφάνεια ἰερά alla lettera significava riti attinenti alla manifestazione; poi, una volta sottinteso ἰερά, l’originario aggettivo neutro plurale, suo attributo,  Ἐπιφάνεια assunse valore sostantivato; processo  analogo per i latini Epiphanìae  (sottinteso un originario feriae=feste) e Epiphanìa (sottinteso un originario sacra=sacrifici, riti).

Avvenne così che considerato Befanìa aggettivo (perciò parola derivata), Befana fu il nome (parola primitiva) destinato a quel fantoccio di cenci che il 6 gennaio si usava anticamente appendere alle finestre (da cui il significato dispregiativo di donna brutta, significato che raggiunge l’acme nell’ancor più inequivocabile vecchia befana; analogo destino per il salentino caremma che è dal provenzale caresma=quaresima)=pupattola vestita di lutto, un tempo esposta al balcone durante la quaresima, poi, per traslato, donna malvestita) e al simpatico personaggio che a cavallo di una scopa, corrispondente alla slitta del concorrente Babbo Natale, dispensa i suoi doni. Befana, perciò, risulta costruito in modo inverso   (dal presunto derivato il nuovo primitivo) rispetto a tante altre formazioni del tipo di farmacia, che deriva dal greco φαρμακεία (leggi farmakèia), a sua volta da φάρμακον (leggi fàrmacon)=medicamento. E, parallelamente, la metonimia (dal nome del fantoccio al nome della festa)  completava l’opera sostituendo la festa della Befana con la Befana e, a cascata,  il regalo di mia moglie in occasione della festa della Befana con la befana di mia moglie (pericoloso, soprattutto nel ricordarne una passata, premetterci quella …).

Tutta questa sofferta storia Befana non l’avrebbe vissuta (e il lettore paziente e speranzoso di altro non si sarebbe dovuto sorbire la brodaglia di oggi) se in greco fosse esistito un ἐπιφάνη (leggi epifàne) dal quale sarebbe derivato direttamente. Ma anche le parole, come gli uomini, non possono scegliersi il genitore ideale …  e che la prossima sia una brodaglia un po’ più appetibile.

Nel frattempo, per compensare l’immagine di testa, mi piace chiudere con questa.

immagine tratta da http://3.bp.blogspot.com/_KawAoa7jLgs/TSVpoFGjWnI/AAAAAAAAAUQ/YH8Ph5nQTKA/s1600/befana.jpg
immagine tratta da http://3.bp.blogspot.com/_KawAoa7jLgs/TSVpoFGjWnI/AAAAAAAAAUQ/YH8Ph5nQTKA/s1600/befana.jpg

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1 Alceo (VII-VI secolo  a. C.), 124; Platone (V-IV secolo a. C.), Alcibiade, 1, 124c; Isocrate (V-IV secolo a. C.), 6, 104; Iseo (IV secolo a. C.), 7, 13; Diodoro Siculo (I secolo a. C.), 19, 1.

2 Democrito (V-IV secolo a. C.), B 155; Aristotele (IV secolo a. C.),  Categorie, 5a 2.

3 Pseudo-Luciano (II secolo d. C.), 34, 11 e ancora Diodoro Siculo, 3, 29, 6; Eliodoro (III-III secolo d. C.), 8, 8, 2.

4 Polibio (II secolo a. C.), 4, 70, 9 e 1, 22, 10.

5 Anonimo nella Suida (o Suda), lessico in greco bizantino del X secolo.

6 Ancora Polibio, 3, 94, 3 e 1, 54, 2.

7 Ancora Diodoro Siculo, 1, 25, 3.

8 Vecchio Testamento, Maccabei, 3, 2, 9; ancora Diodoro Siculo, 1, 25, 3; Plutarco (I-II secolo d. C.), Temistocle, 30, 6.

9 Nuovo Testamento, Lettera a Timoteo, 6, 14.

10 Caristio (II secolo a. C.), 10.

11 Didascalia Apostolorum, trattato, probabilmente della prima metà del III secolo, che fa parte degli apocrifi del Nuovo Testamento.

12 Epifanio di Salamina (IV-V secolo d. C.), Panarion o Adversus LXXX haereses, 51, 22, 12.

13 Cicerone (I secolo a. C.), Lettera a Marco Catone; Ammiano Marcellino (IV secolo d. C.), 22, 11, 4.

14 Favonio Eulogio (IV-V secolo d. C.), Disputatio de Somnio Scipionis.

15 Codice teodosiano (prima metà del V secolo a. C.)

16 Ancora Ammiano Marcellino, XXI, 2: feriarum die quem celebrantes mense januario christiani Epiphania dictitant (nel giorno delle feste che i cristiani celebrando nel mese di gennaio chiamano Epifania).

17 Pifania e la sua variante Befania sono incluse nel Vocabolario della Crusca a partire dalla sua terza edizione (1691).

18 Vedo un rapporto strettissimo tra i fantocci appesi, la Befana, la strena da cui il nostro strenna, cioè il dono che in Roma antica il cliente offriva al patrono specialmente il primo giorno di gennaio e la testimonianza di Macrobio (IV-V secolo d. C.) riferita ai Sigillaria (Festa delle immagini e delle statuette) immediatamente successivi ai Saturnalia (feste in onore di Saturno che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre), Saturnalia, I, 11 : Sigillaria quae lusum reptanti adhuc infantiae oscillis fictilibus praebent (I Sigillaria che offrono con piccoli oggetti di creta oscillanti il gioco  ai bambini che ancora camminano carponi).

 

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