La “Xylella fastidiosa W. (1987)” e la “Malafides destruens P. (2013)”

di Armando Polito

immagine tratta da https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/11/26/fermiamo-i-terroristi-che-vogliono-fare-business-sui-nostri-ulivi-secolari/
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Si sa che accanto al latino classico e medioevale esiste anche quello scientifico, l’unico che ancora si salvi (ma per quanto?) dall’invasione e dalla conquista dell’inglese. Per questo la nomenclatura delle specie vegetali ed animali, anche di quelle di recente scoperta, continua a seguire la tradizionale designazione in latino (magari, come vedremo, con parole trascritte dal greco), sicché, accanto a, cito a caso, Myrtus communis L. (1753), nome scientifico del mirto (in dialetto neretino murteddha, per cui vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/11/07/il-mirto-o-mortella-tra-le-essenze-fondamentali-della-macchia-mediterranea/), c’è, e questa volta non cito a caso, Xylella fastidiosa W. (1987).

Per il primo dico, per i pochi che non lo sapessero, che L. è l’abbreviazione di Linnaeus, naturalista svedese del XVIII secolo, padre della nomenclatura binomiale, che 1753 è l’anno in cui la specie venne classificata e che per Myrtus communis rimando allo stesso link di prima.

Per la seconda valgono gli stessi riferimenti procedurali: W. è abbreviazione di Wells e 1987 non ha bisogno di spiegazione. Xylella deriva dal latino xylon che in Plinio (I secolo d. C.) è il nome di un arbusto egiziano ma che qui ha recuperato il significato generico (legno, tronco) della voce originaria greca ξύλον (leggi xiùlon). Alla radice originale, poi, è stato aggiunto il suffisso diminutivo che mal si adatta al potere distruttivo del batterio, che nemmeno il successivo fastidiosa riesce ad esprimere compiutamente.

Ma al peggio non c’è mai fine e lo dimostra il temibilissimo Malafides destruens P. (2013), sottospecie della razza umana che rischia di annientare pure le pietre. Esso esiste da tempi immemorabili ma nessuno se ne era preso cura né tanto meno l’aveva classificato; ma procediamo con ordine.

Malafides è una parola composta dalle voci latine mala=cattiva e fides=fede e corrisponde al nostro malafede; destruens è participio presente del verbo destrùere=distruggere, abbattere; il nesso, perciò, può essere reso con malafede distruttiva. P. è abbreviazione di Politus (rispetto a Linnaeus e a Wells non dirà nulla a nessuno, ma tant’è …).

Malafides destruens P. mostra inquietanti analogie con Xylella fastidiosa W. perché ogni giorno se ne scopre un nuovo ceppo: quello specializzato nella frode fiscale, quello che pur di essere eletto o confermato blatera promesse che non potrà mantenere nemmeno per se stesso, le multinazionali di sementi geneticamente modificate che hanno la faccia tosta di affermare che così risolveranno il problema della fame nel mondo, il ricercatore che falsifica i dati pur di ottenere fondi, il divulgatore che utilizza a modo suo le fonti pur di spettacolarizzare, e non solo in tv …, la sua attività, etc. etc. … per chiudere con un governo volontariamente pasticcione che, pur servendosi di tecnici e consulenti che evidentemente non sanno neppure far di conto, profumatamente pagati con i soldi dei contribuenti soliti (ad esser tali), e di sadici burocrati in grado solo di sfornare un nuovo, non necessario modello più complicato del precedente, si vanta di aver eliminato un’imposta per accorgersi qualche giorno dopo che l’aumento delle aliquote da parte degli enti locali (da lui stesso autorizzato) rimetteva tutto in discussione. Altro che federalismo, è il trionfo del fanfaronismo!

E la xylella sarà pure fastidiosa, ma la malafede, non solo quella forma che in questi ultimi tempi ha inculcato ad arte tanta paura per i nostro olivi, è esiziale.

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