Indovinelli leccesi sotto l’ombrellone (3/3)

di Armando Polito

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Dalla nota finale del Direttore apprendiamo che il gruzzolo è opera dell’avvocato Girolamo Congedo (1853-1916). Egli fu figura di spicco anche per l’impegno civile e fra l’altro nel 1884 si prodigò da volontario a Napoli in qualità di presidente del comitato di soccorso per i colerosi. Nel febbraio 1887 fu delegato regio per il risanamento dell’amministrazione comunale di Taviano; questa funzione di commissario ante litteram gli sarà attribuita anche per i comuni di Chiaiano e di Aquilonia. Sul peso dei suoi interventi in discorsi ufficiali e nell’espletamento delle sue funzioni di avvocato fa testo una serie corposissima di pubblicazioni; ne citerò solo una minima parte: Parole dette da Girolamo Congedo, Pesole, Napoli, 1885 (sul fronte si legge: Messe a stampa per deliberazione del Collegio Direttivo); Dell’invito agli avvocati, La Poliglatta, Napoli, 1913; Nella festa inaugurale della Società Agricola in Marano di Napoli, Cetrangolo, Napoli, 1889; Davanti la salma del Senatore del Regno prof. Carlo Gallozzi, a nome degli amici, Lanciano, Napoli, 1913; Per l’onorevole comm. Giovanni Antona-Traversi attore contro Giovanni Romano fu Giuseppe, Stabilimento tipografia del giornale Il paese, Napoli, 1894; Relazione del Regio delegato straordinario cav. Avv. Girolamo Congedo al ricostituito consiglio comunale di Chiaiano ed uniti nella pubblica tornata del 18 novembre 1888, Stabilimento tipografico dei Comuni, Napoli, 1888; Riso e sorriso: conferenza di Girolamo Congedo nel salone del Circolo del commercio di Napoli, domenica, 20 marzo 1904, Vecchi, Trani, 1904; Al ricostituito Consiglio Comunale di Taviano: relazione letta nella tornata del 18 maggio 1887, del regio delegato straordinario Girolamo Congedo, Tipo-lit. editrice Salentina, 1887; Al Convegno nazionale (indetto per l’11, 12 e 13 giugno 1911 a Firenze) per fondarsi una federazione tra avvocati e procuratori d’Italia; alcune proposte del cav. prof. Girolamo Congedo, Tip. F. Lubrano, Napoli, 1911; Al ricostituito Consiglio Comunale di Aquilonia : relazione del Regio Commissario Straordinario Cav. Avv. Girolamo Congedo nella pubblica tornata del 18 aprile 1891, Cetrangolo, Napoli, 1891.

Dei suoi lavori di carattere linguistico-letterario, cui si accenna nella nota del direttore, non son riuscito a trovare alcuna traccia, il che rende legittimo ipotizzare che siano rimasti inediti.

 

prima parte:

https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/08/15/indovinelli-leccesi-sotto-lombrellone-13/

seconda parte:

https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/08/16/indovinelli-leccesi-sotto-lombrellone-23/

 

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1 Ncammerai è prima persona singolare del passato remoto di ncammerare (a Nardò ccambarare) per il cui etimo vedi la nota 1 in https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/03/26/tre-antichi-detti-pasquali-e-squillano-le-diverse-campane-etimologiche-2/

2 Nchianare=salire (alla lettera: arrivare al piano) è dal latino in+planare=spianare e non ha nulla a che vedere con il latino medioevale implanare=ingannare, che è trascrizione dal greco ἐν (leggi en)=dentro e πλανάω (leggi planào)=vagare, errare.

3 Indovinello, almeno per me, piuttosto oscuro, anche se la soluzione mi fa pensare che quel face la furma si riferisca al tondino che si ottiene dopo che qualche cosa (per esempio, una sfoglia di pasta) è stata premuta verticalmente con una canna o anche al semplice buco che può essere fatto infiggendo la canna nel terreno.

4 Manta è voce spagnola dal latino medioevale manta, neutro plurale di mantum. Debbo far notare come al Congedo sia sfuggito il doppio senso con risvolto erotico dell’indovinello.

5 Da notare come nella spiegazione il letterato si sia abbandonato alla tendenza dialettale del passaggio b>v (come in erba>erva) con quel vustrofedon invece di bustrofedon che è dal greco βουστροφηδόν (leggi bustrofedòn)=voltando come i buoi. Scrittura bustrofedica è quella che si altena da destra a sinistra e da sinistra a destra.

6 Anche qui l’autore della raccolta si è lasciato sfuggire il doppio senso.

7 Ho lasciato pigna e mpogna così com’erano; credo che siano intraducibili e che come zampogna siano solo elementi senza senso di una cantilena.

8 Io sono profondamente convinto che omnia munda mundis (tutto è puro per i puri) e che un ricercatore non debba mai rinunciare al rigore scientifico e di documentazione storica, anche nel caso in cui qualche dettaglio dovesse sembrargli troppo ardito o volgare. Dopo il doppio senso non colto in alcuni indovinelli (eppure il commento al n. IX, nonostante la dichiarazione sulla particolare pudicizia della nostra gente, affermazione che non mi trova totalmente consenziente, lasciava aperto qualche spiraglio in tal senso; invece, evidentemente, era una un pretesto per dare il via all’autocensura …) qui viene proposta una soluzione edulcorata. Quella da me conosciuta (e tramandata, credo, dalle generazioni precedenti) era: la pezza ti lu cantaru (la pezza del vaso da notte).

8 La soluzione (nemmeno a questa ci sarei arrivato) consente di identificare il coperchio con il sedere e i sanguinacci con gli escrementi.

10 Chiaro riferimento a tempi in cui il cibo della povera gente era lo stesso delle bestie.

11 Era il caratteristico grido del venditore.

12 Alla lettera legatura. La lliatura era costituita da cinquanta fili da ordito che si legavano in un punto con un pezzo di spago per formare la matassa; lo stesso vocabolo indicava anche lo spazio compreso da cinquanta denti del pettine del telaio e, a seconda delle zone, anche la nona parte di una matassa.

 

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