Gli argenti della Cattedrale di Nardò, una raccolta straordinaria

cattedrale di nardò

di Marcello Gaballo*

 

Per la prima volta si dedica ampia attenzione agli argenti della Cattedrale di Nardò, quasi mancasse in città una raccolta o, perlomeno, una collezione che testimoniasse l’importanza rivestita da tali preziose suppellettili nella vita religiosa e sociale dell’antichissima Civitas. Del resto, non potevano essere esenti dal commissionare o fare utilizzo di calici, pissidi, turiboli e quant’altro i numerosi vescovi succedutisi sul soglio episcopale neretino negli ultimi sei secoli, i conventi e monasteri presenti a Nardò, le potenti famiglie aristocratiche che si sono avvicendate nel governo cittadino per oltre un millennio, nonché un ceto medio alquanto facoltoso, la cui devozione tanto contribuì a dotare di arredi sacri il considerevole numero di chiese cittadine.

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La fortunata combinazione dell’importante anniversario del massimo tempio cittadino (già abbazia benedettina, quindi sede episcopale dal 1413) con la sensibilità del vescovo Mons. Domenico Caliandro e con la disponibilità del parroco don Giuliano Santantonio, ha consentito di portare alla luce un incredibile patrimonio – tenuto celato ai più – che per secoli è andato accumulandosi, nell’ammirazione di pochi privilegiati, all’interno dei grandi armadi in larice conservati nella tesoreria della Cattedrale di Nardò.

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Questa pubblicazione, fortemente caldeggiata dalla Fondazione Terra d’Otranto, offre per la prima volta al lettore i capolavori dell’oreficeria e dell’argenteria meridionale che costituiscono il Tesoro della Cattedrale, smentendo peraltro quanto sostenuto da alcuni detrattori, più propensi a relegare Nardò entro un ambito di riferimento culturale localistico e periferico, assai distante dagli aggiornati orientamenti artistici della Capitale del Regno. Al contrario, gli abili orafi e argentieri neretini (o salentini) hanno lasciato prodotti di altissima qualità, che rivelano l’inequivocabile influsso esercitato dall’ambiente napoletano (si pensi anche alla coeva produzione architettonica, pittorica e scultorea neretine), come si evince dalla puntuale e sistematica catalogazione effettuata da Giovanni Boraccesi, uno dei massimi studiosi di argenti dell’Italia meridionale, nonché componente del Comitato scientifico della Fondazione Terra d’Otranto, il quale ha vagliato, studiato e catalogato i singoli pezzi del Tesoro della Cattedrale, illustrati nel presente volume. L’indubbia preparazione e la puntuale ricognizione che l’amico esperto ha effettuato su questo prezioso materiale guidano il lettore alla conoscenza e all’agevole fruizione di un patrimonio di elevato valore artistico, culturale, simbolico e materiale, solo sporadicamente menzionato in alcuni testi, nella genericità delle indicazioni artistiche.

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Una raccolta straordinaria che si è costituita a partire dal Cinquecento, continuando ad arricchirsi nel corso dei secoli successivi, fino al Novecento con l’aggiunta di manufatti preziosi, realizzati dagli argentieri della stessa Nardò o provenienti da altri fiorenti centri italiani.

Frutto di una meravigliosa convergenza di uomini e poteri, di devoti e artigiani, di istanze religiose e culturali, questa raccolta d’arte può, a buon diritto, essere inclusa tra le più importanti collezioni di oggetti sacri e liturgici esistenti in diocesi. Il volume curato da Giovanni Boraccesi rappresenta, pertanto, un doveroso omaggio all’Ecclesia Mater e alla città di Nardò, che proprio nel 2013 celebrano il VI centenario dell’elezione a Cattedrale, la prima, e a Civitas, la seconda.

 

 

*Presidente della Fondazione Terra d’Otranto

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