Come si gusta un pasticciotto

di Pino de Luca
Come si fa il pasticciotto chiedetelo alle mille e una pasticcerie che punteggiano il nostro meraviglioso territorio, il dopo Ascalone è uno sciame di interpretazioni e di citazioni. Io son qui a raccontarvi come si gusta. Appena sfornato o “il giorno dopo”.
Il pasticciotto appena sfornato va tenuto a 45 gradi rispetto alla bocca, sboccoccellandone uno dei talloni senza intaccare la crema. Magari con le labbra e i denti appena affondati. La frolla, in bocca, si sfalda. Consistente eppure friabilissima, di palatabilità regale.
Dall’apertura tracimano effluvi inebrianti, la lingua non riesce a trattenersi e, intrufolandosi nel cavo, insidia la crema calda, vellutata e consistente. Il pasticciotto la accoglie dilatandosi all’apertura, le pareti cedono e tutto è morbido, dolce e con una leggera punta salata. Piaceri ancestrali.
Le briciole segnalano la prossima cedevolezza, un morso pieno, la bocca colma e contenitore e contenuto invadono il palato, una, due, tre volte. Nella mano l’ultimo pezzo del tallone rimasto, a ricordare come tutto cominciò con tenerezza e, dopo il turbinio, con tenerezza va concluso.
Il pasticciotto caldo vuole un caffè salentino, a mio parere doppio, con ghiaccio e amaro, al più con un goccio di latte di mandorla, in estate; doppio, caldo e amaro con il freddo.
Il pasticciotto del “giorno dopo” ha altri riti ed altre compagnie, è dolce da sera, per vini e distillati di classe. Non ho spazio sufficiente per darne conto.
Rimane solo lo spazio per ricordare che a metà luglio, in quel di Torre Pali, una quarantina di golosi discetteranno di Pasticciotto Classico in riva al mare, nel primo Pasticciotto Day che l’umanità abbia concepito. Una fiera della glicemia e del colesterolo diranno i maligni. Un’ode allo strutto, all’umana sapienza e all’amore per questa terra io vi rispondo.
Buone vacanze e ricordatevi: quando la vita sembra amara c’è sempre un pasticciotto che ne cambia il sapore.
 
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Un commento a Come si gusta un pasticciotto

  1. Avevo scordato il pezzo, rileggendo in particolare alcuni passaggi direi che l’autore (il prof. Pino De Luca) può dedicarsi a raccontare di erotiche passioni… Chapeau!

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