Lecce. Piazza Sant’Oronzo. Quale visione si ha della piazza?

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di Gianni Ferraris

Piazza Sant’Oronzo, che ora potremmo soprannominare alla toscana “Piazza de’ coglioni di mulo”, è inquietante in questi giorni. Occupata militarmente da una settimana per allestire improbabili gazebo di plastica per un’esposizione di tre giorni, poi, probabilmente, un’altra settimana per smontare il tutto, oltre la candida plastica c’è un finto antico in finta pietra lecce in polistirolo e mercanzie varie.

Ci sono molti modi di intendere città, cultura e commercio. Di intendere la bellezza nel suo significato più alto. Come dice Carlo Salvemini in un suo post su Facebook, citando i 100 passi: “e allora, invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ste fissarie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutarla, riconoscerla, difenderla… Le bellezza… è importante la bellezza, da quella scende giù tutto il resto…”

Ecco, forse sta in queste poche parole il senso del bello, dell’estetica quando si fonde con l’etica. Avere fra le mani un gioiello come la città di Lecce e trattarlo come neppure Piazza Palio che è stata devastata letteralmente per fare un imporbabile polo fieristico, proprio facendo l’opposto delle città normali dove le fiere le fanno fuori. Avere una piazza come Sant’Oronzo e trasformarla in mercatirno rionale (neppure dei più belli) è un insulto vero e proprio al Santo sulla colonna, a commercianti e passanti. Immaginate se davanti alla Primavera del Botticelli a Firenze mettessero una bancarella di pop corn che copre il dipinto, e ancora, immaginiamo se la torre di Pisa venisse ricoperta di un impianto di impalcature con sopra la pubblicità di preservativi. Però loro non lo fanno, anche se hanno esigenze di fare cassa. Immaginiamo e non facciamocene una ragione. In una città che ha al suo attivo (passivo per le casse comunali perché costruiti sperperando denaro pubblico) ben due aree mercatali inutilizzate, una dotata di stand rigorosamente chiusi, l’altra in contenzioso eterno con i commercianti ambulanti, anziché utilizzarle per renderle vive, si sceglie di ricoprire e rendere invisibile la bellezza della città, il suo valore aggiunto. Turisti arrivano a frotte nonostante gli amministratori di questa città che dovrebbe (il condizionale si impone) essere un museo a cielo aperto.  Proseguendo così una domanda sorge spontanea: a quando la concessione dell’anfiteatro romano per farci la sagra del pampacione?

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Qualcuno dice che siamo in periodo di crisi e quindi è giusto valorizzare l’artigianato locale (compresi i coglioni di mulo?), assolutamente condivisibile come intento, guai se così non fosse, però viene da chiedersi perché, per farlo, si sacrifica il cuore pulsante e antico della città, lo stesso devastato dal traffico delle auto come neppure i paesi incivili fanno più. Se proprio non si vuole andare nelle aree mercatali, ci sarebbe Piazza Mazzini che è già bruttina di suo, quella potete pure coprirla.

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A seguire alcuni commenti on line sullo scempio di Piazza Coglioni di Mulo (già Sant’Oronzo):

Danilo Biondo Sandalo: usare il barocco per farci un mercato,una sagra,uno scambio senza decoro, diviene un oltraggio alle influenze culturali e millenarie che ci hanno attraversato e qui hanno lasciato il segno…ma del resto rispecchia esattamente quel che vale la politica e quel che valgono i leccesi…in poche parole ognuno ha ciò che si merita…Io provo a guardare un pò oltre un tarallino…

Sergio Telaroli: Mi fa ricordare la prima Giunta leghista di Milano che per natale aveva concesso Piazza del Duomo alle giostre.

Antonio Pascarito:  Forse, e sottolineo “forse, in questo caso Peppino Impastato è stato citato un po’ troppo frettolosamente… La struttura che viene montata in Piazza Sant’Oronzo, è rimovibile… i leccesi non la vedranno in eterno!… La stessa citazione di Peppino Impastato sarebbe appropriata per il filobus… oppure per il PUG, dove (una trasmissione dell’Indiano, lo ricorda benissimo) si permetterà di costruire a ridosso di un’area di interesse archeologico…

Luisella Gallucci: …il punto è quale visione si ha della piazza, quale idea di centro storico. Questa struttura sarà pure rimovibile, ma rappresenta un temporaneo che diventa definitivo se si pensa con quale cadenza la piazza viene “aggredita” per ospitare eventi di questo genere, tutti oramai calendarizzati anno per anno in piazza, snaturando quasi ogni fine settimana l’isola pedonale che si trasforma in un vero cantiere. Abbiamo dimenticato i mega palchi estivi e le loro emissioni sonore che fanno tremare i vetri?

Francesco Montinaro: Campo Rom P.zza S.Oronzo : Come distruggere una Città!!!!

Carlo Salvemini:  …perché rinunciare al rispetto degli stili, ad un richiamo al decoro? io penso che il comune possa essere rimproverato di “omesso controllo” diciamo così; ma che non meno censurabile siano le scelte degli organizzatori totalmente avulse dal contesto scelto per lo svolgimento della fiera… parlarne non fa male a nessuno ma può essere utile a fare meglio…

Angelo Vozzi: Concordo sul cattivo gusto, ma sinceramente in questo periodo di crisi, prendersela pure con le fiere o i mercati, mi sa tanto di salotto buono della sinistra pronta solo a criticare …..

Valeria Crasto:  ma solo dal vivo ho visto la texture dei teloni…finta pietra leccese…oltre ogni mia aspettativa, per non parlare del trullo finto (alias info point) in pietra-polistirolo. …come siamo avanti…

Fernando Perrone tramite Nuovo Quotidiano di Puglia online

……ed hanno pienamente ragione!!!  Ma come si fa a promuovere l’artigianato artistico, che dovrebbe essere il volano della nostra economia, con stand finto antiche mura e gazebo di plastica….dire kitsch è dire poco, dire trash è un complimento…. a chi vengono queste idee malsane consiglio di andare a vedere cosa succede nel Lazio, in Toscana, e in altri luoghi d’italia dove chi amministra si consulta e collabora con gli artisti, con gli artisti/artigiani, con menti pensanti e accolgono le loro proposte, accettano i loro consigli, affinché l’occasione possa servire a tutti…….ma siamo a lecce! core preciatu, sona maestru, arcu te pratu ! ma state scherzando o fate sul serio? perché se fate sul serio forse è meglio che ci ripensiate e tornate a fare quello che le vostre scuole vi hanno insegnato a fare….ma per favore !!!

 

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Un commento a Lecce. Piazza Sant’Oronzo. Quale visione si ha della piazza?

  1. Purtroppo in questa città manca qualcuno che abbia, meglio, si assuma la responsabilità di avere, una visione – supervisione totale e approfondita di ciò che accede.
    La percezione, anche negli assessorati e negli uffici, è che uno non sappia cosa fa l’altro; anche lì dove ci sono competenze per le quali entrano in contatto più uffici, ognuno svolge il suo compito, poi si mette insieme il tutto e sì da il “via ai lavori”: vedi commissioni che escono in occasione di giostre, concerti e, nel caso in questione, mercatini artigianali e altro.
    Urbanisticamente, la PIAZZA è il centro di aggregazione per eccellenza, ma ci sono diversi tipi di aggregazione e quindi, suddividere manifestazioni ed iniziative in più piazze, significa dare occasione all’intera città, con i flussi di cittadini e turisti, di vivere, a più quartieri di attrezzarsi, a più commercianti di lavorare.
    Per favore non tiriamo sempre in ballo la crisi economica…non se ne può più! Non è possibile immaginare che ogni problema nasca da questa congiuntura; non è possibile avere sempre la memoria corta e non ricordare che, prima del 2008, l’organizzazione urbana dimostrava le stesse difficoltà.
    Poi la crisi economica è vissuta dall’intero territorio comunale: Piazza S. Oronzo, come Piazza Mazzini e i quartieri Leuca, 167 A e B, San Pio, le marine etc. Non si capisce perché il centro storico dovrebbe trarre vantaggio maggiore rispetto agli altri quartieri; anzi, considerando che il centro storico, per la sua caratteristica bellezza intrinseca, dovuta all’architettura, è già naturalmente avvantaggiato, bisognerebbe dare occasione di guadagno alle altre zone della città. Gli operatori ovviamente chiedono la cornice migliore per le loro iniziative, ma basterebbe dividere le iniziative per settori (culturale, commerciale, propagandistico, ludico, promozionale) e valutare ogni evento in base ad una consonanza con l’ambiente.
    Ogni quartiere potrebbe attrezzarsi con una commissione che si occupi di promuovere e “vendere” il proprio territorio….basta pensare e confrontarsi per ottenere il meglio e, credetemi, per questo non ci vogliono soldi!

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