Attraverso i corridoi segreti delle volpi il rito del risveglio

di Mimmo Ciccarese

“Addio” disse la volpe.
“Ecco il mio segreto.

 E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore.
L’essenziale e’ invisibile agli occhi”

Il Piccolo Principe Antoine De Saint-Exupéry

 

ulivo

Nel Salento è possibile entrare, nel vero senso della parola, nella cavità di un tronco d’ulivo o in alcuni casi uscire dalla parte opposta in una sorta di culto propiziatorio, sacro e magico.

Già gli antichi romani, nel IV secolo, in un cerimoniale simile, ancora oggi diffuso in alcuni paesi dell’Italia meridionale e dell’Africa praticavano “il transito della fessura” per sanare quei malanni connessi alla continuità riproduttiva e allo scandire dei cicli stagionali.

I passaggi tra i varchi dell’ulivo un tempo pare che avessero significato di unione, armonia cosmica o addirittura fossero degli atti terapeutici, analoghi alle “passate litiche” praticate in alcuni paesi della Grecia Salentina.

Calimera, la pietra forata nella cappella di San Vito

Il movimento di sfilare attraverso la stretta cavità dell’olivo era per molti una rinascita e un buon ritorno, un istante transitorio che distingueva la chiusura di un tempo non favorevole. Era anche questa una delle sane ragioni che spingeva la comunità rurale a salvare e rispettare i millenari ulivi, curandoli anche con la solerte tecnica della “slupatura”, ossia asportando con “ferro e fuoco” i tessuti rovinati dalla presenza del fungo della “carie dell’ulivo”, scavandone i tronchi in profondità e modellandoli come li osserviamo adesso.

Le sagome incavate sono in grado di accogliere non solo gli uomini, ma anche una smisurata varietà di piante ed animali, nicchie ecologiche importantissime per la continuità della biodiversità.

Sono cavità che si snodano nelle visceri della terra, implosioni di cellule a plasmare vortici intorno a stretti corridoi segreti di volpi, ricci e tassi; sono residenze nascoste tra gli arbusti della stessa pianta; liberazione dai letarghi, risvegli primaverili, preparazione ai ritmi estivi.

Un dedalo dunque di microsolchi capaci di offrire vita e riparo a upupe, pettirossi, colombacci e pipistrelli; un microcosmo di flora spontanea, straordinariamente fusa con il corpo legnoso a creare microsocietà inaspettate, meraviglie di virgulti, percorso utile per lombrichi ed altre metamorfosi.

È importante individuare e tutelare gli oliveti per riclassificare e rimarcare gli elementi che attestano la presenza d’ingressi ecologici o ancora meglio celebrandoli come spazi necessari di un territorio a forte carica simbolica. Ciò è già avvenuto in territori come il Trentino, in cui si è avviata una pregevole ricerca sulla mappatura della nidificazione dei Picchi.

Ogni azione in grado di arricchire il ruolo che le cavità di un tronco possono rendere è ben attesa; tutte le azioni che rovinano i processi naturali andrebbero indicizzate, riconsiderate, almeno da chi sceglie di trascorrere una Puglia sostenibile, senza veleni.

In questa regione s’inizia a valorizzare l’estetica del tronco cavo, ricopiandoli come tratti antropomorfi, baci o danze, intorno allo stridio di cicale notturne e di sfuggenti code d’innocui colubri.

Abbattere un albero con cavità significa sottrarre opportunità di riproduzione per i potenziali colonizzatori. Rivalorizzare l’ecosistema olivato invece è un encomiabile esempio di tutela della biodiversità e conseguente aumento del suo valore ambientale.

 

 

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