La Domenica delle Palme

di Emilio Panarese

Un documento manoscritto relativo alle processioni a Maglie, la domenica delle palme e il venerdì santo, risale alla seconda metà del ‘700[1], ma già prima, nel ‘400[2], il popolo di Maglie col barone e col clero si recava in processione, la Domenica delle palme, presso la chiesetta greca di S. Maria della Scala, dov’era un Osanna o Pasca Sannài o semplicemente Sannà per piantarvi un ramo di ulivo benedetto.

Oggi quell’antica processione non si fa più, ma è rimasto intatto il rito della benedizione delle palme e dei rami d’ulivo.

Dalle prime ore della mattina sino all’ultima messa, sul sagrato della chiesa madre (o della Presentazione del Signore, come oggi è ufficialmente denominata) e delle altre due chiese parrocchiali (del Sacro Cuore e dell’Immacolata), gruppi di contadini, di artigiani e di ragazzi si assiepano con fasci di rami e pallido ulivo e di lunghe foglie di tenera palma.

Una volta benedetti e dopo la messa con il Passio cantato, entreranno nelle case e dei rametti saranno appesi alla cornice di un quadro di un Santo o della Madonna, al capezzale del letto, alla porta d’ingresso, custoditi in mezzo alla biancheria o legati alla rocca del camino oppure torneranno nei campi, in mezzo ai prati, agli orti, alle vigne, su una canna o su un cippo, al centro del fondo, sul portone d’ingresso della masseria o della casa colonica, sui traini, nei pagliai, nelle botteghe, nelle officine, nei negozi.

Sono simboli di pace, a cui sino ad alcuni decenni fa i contadini del Basso Salento, secondo antiche tradizioni preistorico-mediterranee e successivamente romano-pagane[2], attribuivano il potere magico di propiziazione delle divinità contro le insidie del male; contro il Sannà o contro un menhir essi erano soliti sbattere i fasci di palme o di rami d’ulivo, convinti di poter scacciare così il diavolo o le streghe (macàre), che vi erano annidati.

Oggi il magico è solo convenzione, formalismo intellettuale. Quel giorno in segno di devozione i nostri contadini usavano recitare tanti pater noster quante erano le foglioline dei rami benedetti e condire la pasta solo con briciole di pane fritto.

Ma la Domenica delle palme era anche giorno di mercato di ramoscelli di ulivo argentato o dorato, di croci, di panierini.

Si confezionavano questi ultimi con foglie di palma legate otto, dieci giorni prima in un grande fascio (massa) e sepolte, per l’imbianchimento e una maggiore flessibilità, nel tufo o nella terra umida, oppure con foglie strappate dalla cima, dal cuore della pianta, che viene così assai danneggiata: sono queste foglie di un giallo pallido, paglierino, perché non esposte prima alla luce, le più tenere e le più adatte ai lavori d’intreccio tanto delle croci quanto dei panierini. Per fare le croci si prendono due o quattro foglie di palma (spade) e si piegano in modo da formare una croce; al punto di intersezione si fissa l’anellu o circhiu, perché le spade non si spostino.

Ve ne sono di vari tipi: intrecciata (o croce Marta), intarsiata o imperiale (arricchita con rametti d’ulivo benedetto), a stella, di tipo semplice e di tipo ricco, se ornate di nastri rossi (il rosso è il colore dominante nella Pasqua) o di fiorellini o arricchiti di confetti e cioccolatini.

Anche di panierini se ne fanno di vari tipi, di varia forma, di diversa grandezza: a globo (a gglobbu), a pannocchia (a ppupu), a ditale o a piramide (a ddiscitale), che è il più diffuso.

Come per la croce, si prepara prima la piattaforma con le spade divise in quattro fili: due vengono piegati (ggirati) uno sull’altro e sotto di questi si fanno sfilare i rimanenti. Si tirano ben bene tutti i fili e si continua, restringendo via via verso l’alto. Infine si uniscono i quattro capi in un solo nodo. Di panieri se ne fanno pure piccolissimi per chi voglia appenderne uno con uno spillo all’asola del petto della giacca, al posto del fiore o del distintivo. Comune è pure il tipo a forma di globo: le spade, unite in fili sottili, vengono intrecciate (a ttrecciuline) ed unite a forma di globo, sormontato dalle punte sfilacciate della foglia (ciuffi).

I panieri di una certa grandezza serrano, a spazi intervallati, varie ghiottonerie: caramelle, cioccolatini, bonbons, piccolissimi agnelli di zucchero o di pasta reale con la bandierina rossa sul dorso, piccole uova pasquali colorate.

I giovani fidanzati se li scambiano come dono di pace.

Note al testo:

[1]“Le processioni che sogliono farsi in questa parrocchia [di S. Nicola] sono quelle di S. Marco, delle Rogazioni, dell’Ascensione di Cristo, della Pentecoste, della Purificazione di Maria SS.ma, della Domenica delle palme e del Venerdì santo” (Risposta dell’arciprete di Maglie don Nicola M.Leonardo Montagna all’arcivescovo di Otranto Giulio Pignatelli, 1775, A.D.O.).

[2]La chiesa durante i primi secoli della diffusione del Cristianesimo non sempre riuscì a sradicare le inveterate usanze del mondo pagano, anzi a volte, pur modificandole in parte, dovette tollerarle per accelerare la conversione delle masse.

  

 

[estr. da “Riti e tradizioni pasquali in un paese del Salento (Maglie)”, Erreci edizioni, Maglie, 1989, 3° vol. della “Collana di saggi e documenti magliesi/salentini” fondata e diretta da Emilio Panarese; e inMaglie. L’ambiente, la storia, il dialetto, la cultura popolare, Congedo editore, Galatina, 1995, pp.363-364]
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Un commento a La Domenica delle Palme

  1. >>BENEDETTO COLUI CHE VIENE
    NEL NOME DEL SIGNORE ! >>

    IN QUESTA DOMENICA, CHE APRE LA SETTIMANA SANTA, VIENE PROCLAMATO
    UN DUPLICE VANGELO. L’INGRESSO DI GESù IN GERUSALEMME,
    PRIMA DELLA
    PROCESSIONE, DURANTE LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA .
    TENERE INSIEME I DUE TESTI CI AIUTA A COMPRENDERE BENE
    CIO’ CHE CELEBREREMO IN QUESTA SETTIMANA, IN PARTICOLARE
    NEL TRIDUO PASQUALE, VERTICE DELL’ANNO LITURGICO.
    IL SIGNORE ENTRA IN GERUSALEMMEED è ACCOLTO COME IL FIGLIO
    DI DAVIDE, PROFETTA ATTESO, IL MESSIA CHE VIENE NEL NOME
    DEL SIGNORE.
    ILRACCONTO DELLA PASSIONE CI RIVELERà QUALE SIA LA QUALITà
    PARADOSSALE DELLLA SUA SIGNORIA: è IL RE DEI GIUDEI, CHE
    REGNA DALLA CROCE. COLUI CHE VIENE COME IL CROCIFISSO; è IL
    FIGLIO DI DIO, CHE SVUOTA SE STESSO, SI UMILIA, FACCENDOSI
    SCHIAVO OBBEDIENTE FINO ALLA MORTE DI CROCE.
    SIAMO CHIAMATI AD ACCOGLIERE QUESTO RE E A FARLO REGNARE
    NELLA NOSTRA VITA, RICONOSCENDO CHE LUI è IL SOLO SIGNORE.
    MA ACCOGLIERE UN RE CROCIFISSO SIGNIFICA FAR REGNARE ANCHE
    IN NOI QUELL ‘AMORE CHE SPLENDE NELLE TENEBRE DELLA PASSIONE?
    SLTANTO VIVERE IN QUESTO AMORE NON DELUDE LA NOSTRA VITA.

    ………………………………………………………………………………………………………..

    BUONA PASQUA

    …………………………………….. “***BENITO***”

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