Santa Maria di Costantinopoli: una devozione dimenticata

Statua

 

di Nicola Morrone

 

Appena distinguibile nella penombra, collocata in una nicchia nella parete di fondo di una delle piu’ belle chiese barocche di Manduria, c’è la statua della Madonna di Costantinopoli.

E’ una delle poche opere di scultura litica policroma che il patrimonio artistico cittadino puo’ annoverare, ma soprattutto è l’unica testimonianza superstite, insieme a non piu’ di un paio di dipinti,  di una devozione dimenticata, alimentata in passato dall’esistenza di  una  specifica  confraternita.

La devozione per la Madonna di Costantinopoli nelle terre del Sud Italia ha origine da un fatto drammatico per la cristianità: nel 1453  i Turchi, di religione musulmana, assediarono e conquistarono Costantinopoli,  cioè il principale punto di riferimento religioso per i cristiani d’Oriente, oltre che la  capitale di un vasto impero (l’impero bizantino) la cui parabola storica era durata quasi un millennio. Gli abitanti di Costantinopoli si rivolsero, in quella triste circostanza, alla protezione della Madonna Odegitria, che  sottrasse  la popolazione a  conseguenze ancora piu’ disastrose.

Il culto per la Vergine, già fortemente radicato in Oriente, si rafforzò dunque  ulteriormente dopo il dramma della conquista musulmana. I Turchi, nell’ambito del loro progetto  espansionistico, arrivarono però ad insidiare anche l’Occidente: presero Otranto nel 1480, e da allora il pericolo  di un assoggettamento  non  solo delle terre meridionali, ma dell’intera penisola, e di tutta l’Europa, si fece terribilmente concreto. Così, la gente meridionale decise  di mettersi sotto la protezione particolare  della Vergine di Costantinopoli, e il clero decise di sostenere questa esigenza collettiva con  l’edificazione di cappelle ed edicole votive dedicate alla nuova patrona.

Questo  si verificò  anche a Manduria. Stando a quanto sostiene  il Tarentini nella sua “Manduria Sacra” (Manduria 1899), ai primi del sec.XVI, cioè  ad appena mezzo secolo dalla caduta della capitale dell’impero bizantino in mano turca, si sviluppò nella cittadina messapica  una devozione specifica per la Vergine  di Costantinopoli. In verità, per il momento non disponiamo di  un riferimento cronologico preciso relativo alla nascita  di questa devozione in ambito locale . Lo stesso  Tarentini, però,  riferisce, su base documentaria,  che nel 1587 esisteva sicuramente un confraternita sotto il titolo di Santa Maria di Costantinopoli, che faceva riferimento ad una cappella, situata  nel sec. XVI nel luogo in cui  attualmente sorge la chiesa di San Leonardo Abate.

Non siamo in grado di sapere, per mancanza di documenti, se oggetto concreto  della venerazione dei confratelli fosse un dipinto (un’opera tardo bizantina?) o una statua: della suppellettile della distrutta cappella non rimane la minima traccia, nè artistica nè documentaria.

La cappella fu distrutta nel 1702  per far posto all’erigenda chiesa di San Leonardo, attualmente visibile, ma il culto verso la Madonna, evidentemente radicato in modo significativo nella popolazione, non si estinse con la distruzione della  vecchia chiesa.

Dopo circa due secoli di permanenza nel luogo di culto originario, infatti,  la devozione “migrò” in un nuovo edificio, già in costruzione, che sarebbe stato intitolato proprio alla Madonna invocata contro il pericolo turco.

Oggi, le uniche  testimonianze visive della devozione per Santa Maria di Costantinopoli  a Manduria sono  costituite da due dipinti e da una statua litica. Nella  Chiesa Matrice si trova  una tela raffigurante  la Madonna di Costantinopoli, San Nicola e il committente (un ecclesiastico non identificato). In Santa Maria , invece, le testimonianze del culto sono due, un dipinto e una statua, rispettivamente realizzate la prima  su impulso privato (nobiliare), e la seconda  su iniziativa  ecclesiastica (ordine degli Agostiniani).

Sono entrambe accomunate  dalla presenza di  un  attributo iconografico particolare, l’unico che di fatto ci permette di ricondurre entrambi i manufatti  ad una devozione per la Vergine  di Costantinopoli. Sia nel dipinto che nel basamento della statua sono raffigurati infatti alcuni soldati  turchi che scappano da un edificio in fiamme, evidente riferimento all’assedio musulmano di Costantinopoli del 1453 e alle probabili profanazioni di luoghi sacri, le cui conseguenze furono mitigate, ma non del tutto impedite, dall’intervento della Vergine .Il dipinto, di intonazione marcatamente devozionale , è probabilmente opera dell’astigiano Secondo La Veglia, che lo realizzò nella seconda metà del sec. XVIII.

La statua in pietra policroma, graziosa, anche se invero collocata in posizione piuttosto appartata, è opera di autore ignoto, forse locale, ed è fatta risalire, col conforto documentario, al 1725, anno della consacrazione della chiesa.

Si tratta di una scultura di intonazione devota: la Madonna,dalle fattezze spiccatamente popolari e dallo sguardo fermo, regge in braccio il Bambino, che si rivolge all’osservatore con gesto benedicente. Ella indossa velo bianco, tunica rossa e mantello azzurro, questi ultimi caratterizzati dalla presenza di una decorazione floreale dorata, che pare  imitare,  in modo semplificato, il ricco “estofado ” delle  coeve sculture lignee barocche, di cui nelle chiese manduriane è apprezzabile più di un esempio.

Dipinto

 

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