LA SCUOLA A GALATINA NEL 1906

Albert Anker - Passeggiata scolaresca

Scrivevano i nostri padri…

Dal “CORRIERE” del mese di gennaio 1991

 

a cura di Carlo Caggia

Nel mio archivio privato di pubblicazioni antiche galatinesi, esiste un numero di una rivista, “LA SCUOLA PER LA VITA”, datato1 giugno 1906 (anno 1, n. 2).

Il sottotitolo è: Rivista mensile per l’educazione e l’istruzione delle Classi popolari. Redattori i proff. Pietro Papadia-Baldi e Pietro Baldari. Una copia £ 0,15, stampatore “Tipografia economica”.

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Come ogni conoscitore di cose salentine sa, il 1906 è un anno particolarmente importante per le durissime lotte politico-sociali che si svolgevano nel nostro territorio, in particolare da Galatina sino al Sud del Capo di Leuca, per l’emancipazione delle classi contadine ed operaie che rivendicavano, attraverso le Leghe di Resistenza, condizioni di vita e di lavoro più umane e civili (orario di lavoro, paga, ecc.). Non dimentichiamo che nel 1905 a Maglie e nel 1906 a Galatina si hanno i primi contratti di lavoro stipulati in Italia per i contadini e per le raccoglitrici di ulive.

Le organizzazioni operaie si ponevano però anche il problema dell’istruzione popolare, attivando Scuole serali per analfabeti, con l’aiuto e la collaborazione di maestri e professori la cui formazione culturale era positivistica o (quanto meno) socialisteggiante.

È interessante scorrere le pagine di questa rivista di piccolo formato e di sedici pagine perché si potrà avere uno spaccato di qual era la situazione socio-culturale di Galatina. È di particolare rilievo, a pagina 6, una lettera aperta al Cav. Avv. Pasquale Galluccio, Sindaco di Galatina, dal titolo “Pro analfabetismo”. Da questo articolo si ricava che su di una popolazione di 14.086 abitanti (censimento del 1901), solo 4.000 soggetti sanno leggere e scrivere, mentre gli evasori dall’obbligo dell’istruzione elementare (fanciulli dai 6 a 12 anni) sono ben 1.300.

Dice la rivista: “…ci siamo convinti che la maggior parte dei figli dei lavoratori non vanno a scuola o perché i genitori non hanno denaro per comprare loro il pane, qualche vestitino e le scarpe, o perché essi hanno bisogno di sfruttare il lavoro dei teneri figli per provvedere al gramo sostentamento delle famiglie…”.

E continua: “Gli adulti poi non s’istruiscono perché qui mancano le scuole serali e festive”.

Ed ancora: “Ciò premesso, noi ci rivolgiamo alla S.V. per pregarla di fare le pratiche necessarie per istituire, col concorso dello Stato, nel prossimo mese di novembre, corsi regolari serali e festivi per gli adulti…”.

Ed inoltre: “Costituisca dunque la S.V. un comitato delle principali autorità cittadine, di professionisti, insegnanti, ricchi proprietari, caritatevoli e gentili signore, e vedrà, in poco tempo, sorgere nella nostra città le cucine economiche per gli alunni poveri, la refezione scolastica…”.

Sotto il titolo “La sorte di molte idee-pratiche” (pag.14) si riporta un brano apparso sulla rivista “I diritti della Scuola”, in cui si riprende un’idea dell’on. Luigi Cedraro – ex sottosegretario all’Istruzione – che invitava le Società Operaie e le organizzazioni operaie e contadine a fare “obbligo per statuto ai propri soci di mandare a scuola i figlioli”, pena l’espulsione per “coloro che non si sottoponevano a quest’obbligo”.

A circa cent’anni da allora, possiamo rilevare l’ingenuità (per lo meno) di quest’idea, considerando che l’atteggiamento dei genitori-lavoratori era determinato da ben altre motivazioni.

 

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Altre notizie si possono ricavare dalla rivista: in incitamento per l’erezione di un monumento a Pietro Siciliani “gran filosofo, gran pedagogista, grande educatore”; una nota circa il servizio automobilistico in provincia di Lecce (Tricase-Galatina-Lecce, ore 8 di viaggio!), una nota per restauri nella chiesa di Santa Caterina, indirizzata all’on. Antonio Vallone; l’istituzione di una Scuola di Recitazione (ad iniziativa dei signori Pietro Cesari, Giacinto Bardoscia ed Emanuele Bernardini); un corso tecnico-pratico di Lingua Francese, tenuto dal prof. Tommaso Luceri; una serie di lezioni teorico-pratiche sulle concimazioni (Prof. G. Ceccarelli); una conferenza “dell’illustre scienziato Cav. Dott. Cosimo De Giorgi” su “I terremoti salentini e le nostre costruzioni edilizie”.

 

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Ampio spazio viene dato a due scuole superiori: la Scuola Tecnica “P. Cavoti”, con tre sezioni (a tipo comune, commerciale, agrario), con un totale di due classi con 85 alunni, di cui 44 “forastieri” e 25 “giovanette”. Il Consiglio di Amministrazione era composto dal Cav. Avv. P. Galluccio, Presidente effettivo; Cav. Avv. C. Bardoscia, Ing. P. Micheli. Direttore: Prof. Pietro Cesari. Insegnanti: Ceccarelli Giuseppe, Cesari Pietro, Coluccia Maria, Congedo Giuseppe, Leone Emilio, Luceri Pietro, Marra Luigi, Mauro Giuseppe, Panico Giuseppe, Papadia Pietro, Susanna Alessandro.

Il Convitto P. Colonna contava invece 74 convittori, di cui 66 “forastieri” ed era diretto dal Sac. Dott. Rocco Catterina; Censore, Alfonso Castriota, Vice-Censore Ippolito De Maria. I 74 convittori erano divisi in quattro “compagnie” con a testa i relativi “istitutori”.

Circa un secolo è passato da quando si pubblicavano queste cose e si sviluppavano queste tematiche. Quanta acqua è passata sotto i ponti!

Oggi i tempi sono mutati: vecchi problemi sono stati cancellati ma nuovi e più drammatici (basti pensare a droga e disoccupazione giovanile) premono sui nostri giorni.

 

Pubblicato su Il Filo di Aracne.

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