Il letame ci ha fatti, il letame ci sta affossando

raccoglitore di letame (da union3.le.it)

di Armando Polito

Detto così sembra una contraddizione, una sorta di maledizione o, per chi ha smanie intellettualistiche, una nemesi storica all’inverso.

Probabilmente e paradossalmente ha ragione proprio quest’ultimo (che magari avrà buttato quel nemesi storica a caso…senza aggiungere all’inverso) ma non è da dimenticare che bisogna sempre fare i conti con la metafora, cioè con quella figura retorica che l’intelligenza umana (te la raccomando…) ha creato. Bisogna che tutti (anche parecchi degli addetti ai lavori…non agricoli) sappiano che letame è dal latino laetàmen, a sua volta da laetus=grasso, rigoglioso, fiorente, propizio, allegro. Poi a letame si affiancò come sinonimo concime, ma già la sua etimologia (da conciare, dal latino  *comptiàre, a sua volta da comptus participio passato di còmere=adornare) annunziava il distacco dal ciclo naturale, come dimostrano le multinazionali, chimiche, del settore, sicché concime oggi, in concreto, è un dannoso orpello1.

Sembrava che l’originario letame avesse toccato il fondo, ma una fine ancora più indecorosa l’attendeva, quella legata al suo significato metaforico. Definire, infatti, letame chi attualmente ci rappresenta (anche se di questa rappresentatività attribuita non mi sento responsabile poichè non voto da più di trenta anni) è offensivo solo per il vero letame.

Si direbbe che ciò che fu alla base della civiltà, cioè il passaggio per l’uomo (gli animali, forse più intelligentemente di noi, si fermarono…) dalla raccolta e dalla cattura alla coltivazione e all’allevamento, abbia finito per sancire, nel suo significato metaforico, il fallimento di quella civilizzazione così faticosamente conquistata.

Sarà per questo che la merda di una vacca suscita in me reazioni diverse da quelle alle quali mi abbandono da più di un decennio  quando ascolto la dichiarazione del politico,  e in questi ultimi tempi del tecnico, di turno, a qualunque schieramento, magari senza saperlo (rischio oggi elevatissimo), esso appartenga o, senex (e poi si dice che bisogna far posto ai giovani, giustamente perché, oltretutto, l’età non è tout court sinonimo di saggezza e di lucidità; santo Iddio, non possiamo essere tutti Rita Levi Montalcini!) in fundo, del presidente della repubblica di turno, che spara a ripetizione indecorose ovvietà nel disperato tentativo, oggi, di mantenere una certa coesione tra le forze politiche da un lato e  tra la parte stremata della popolazione e quelle stesse forze da parecchio tempo divenute casta dall’altro.

L’unica via di uscita sarebbe il ritorno al passato, ma le insidie sono dietro l’angolo e le contraddizioni eclatanti. Che senso ha esaltare il “biologico” dopo aver immesso nell’ambiente, senza l’esperienza temporalmente consolidata, gli organismi geneticamente modificati? E, per quanto riguarda i politici, sarà mai possibile, dopo la mutazione metaforico-genetica subita,  il loro ritorno al significato originario di letame?

A mo’ di consolazione ricordo che nel dialetto neretino letame è rrumàtu. Ne ho trattato in un precedente post di cui non riporto il link, per evitare che qualcuno mi accusi di autopubblicità scorretta. Rubando le parole al grande Totò: E che, so’ fesso?

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1 In linea con una delle  definizioni che di questa voce dà il Dizionario De Mauro: ” ciò che appare gradevole e seducente, celando una realtà ingannevole”. Non è forse gradevole  e seducente ciò che, rispetto al letame,  non sporca, non puzza e consente profitti, pur celando l’inganno della progressiva sterilizzazione della terra e del suo inquinamento?

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