Con la farina di lupino nel 1926 aumenta la produzione di olio d’oliva

di Antonio Bruno*

Nella campagna olearia 1925 – 26 la Cattedra di Agricoltura di Lecce diretta dal Dottore Agronomo Attilio Biasco presso l’oliveto denominato “Usciglio” in agro di Calimera (Lecce) che in quegli anni era di proprietà del signor Luigi Lefons si istituì una prova di concimazione che dal collega Attilio Biasco fu definita “vasta” che aveva lo scopo di determinare la convenienza alla somministrazione di dosi più elevate di fertilizzanti rispetto a quelle che allora venivano consigliate. Sempre in quelle prove si voleva stabilire l’efficacia dell’utilizzo come concime della farina ottenuta dal seme di lupino che in quegli anni veniva usata dagli agricoltori del Salento leccese per concimare il frumento che, a detta del collega Attilio Biasco, aveva dato ottimi risultati.
Il terreno del fondo era di medio impasto e poggiava su un sottosuolo costituito da roccia tufacea crepacciata per effettuare le prove di concimazione l’intera superficie venne divisa in cinque parcelle ognuna con 96 alberi della varietà “Cellina” le parcelle furono concimate nelle quantità per albero di olivo che seguono:
1° controllo – senza concimazione
2° perfosfato Kg 10
3° perfosfato Kg 10; solfato potassico Kg 3
4° perfosfato Kg 10; solfato potassico Kg 3; solfato amminico Kg 3
5° perfosfato Kg 10; farina di lupini Kg 5
I concimi sono stati sparsi nella prima decade di novembre e la prima di dicembre in corrispondenza della proiezione della chioma degli alberi. Dopo la concimazione per coprire i concimi venne praticata un’aratura e una seconda aratura fu praticata nel febbraio inoltrato seguita da due sarchiature energiche effettuate durante la primavera. Tutti questi lavori furono fatti sia alle quattro particelle concimate che alla particella di controllo.
La stagione primaverile e quella estiva del 1926 ebbero un andamento particolarmente siccitoso e durante il periodo della fioritura si verificarono solo alcuni giorni di nebbia.
Il collega Attilio Biasco osservò che la ripresa primaverile dell’attività vegetativa ebbe un leggero anticipo nella parcella 5°; la fioritura fu contemporanea ed uniformemente abbondante su tutti gli alberi. Nelle parcelle 1° e 2° i nuovi rametti erano meno vigorosi rispetto a quelli delle altre tre parcelle e con l’inoltrarsi della stagione calda subirono un arresto anticipato di sviluppo. Nelle parcelle 4° e 5° la ripresa autunnale della vegetazione fu più pronta e molto più vigorosa soprattutto se confrontata con quella degli alberi della parcella 1°.
La quantità di olive prodotte per albero fu stimata con il metodo locale di allora della stima ad “ad occhio” da un perito pratico ed è la seguente:

1° tomoli 80 di olive (i tomoli sono di 56 litri) (Controllo)
2° tomoli 92
3° tomoli 104
4° tomoli 108
5° tomoli 124

Le olive raccolte e molite separatamente dettero le seguenti rese in olio per tomolo di frutto dedotte dalla media di tre prove di molitura eseguite in due diversi frantoi:

1° Kg 6,5
2° Kg 7
3° Kg 8
4° Kg 8
5° Kg 8

In definitiva il prodotto di olio in ettaro fu il seguente:

1° Kg 520
2° Kg 644
3° Kg 728
4° Kg 864
5° Kg 992

Il collega Biasco tenne conto che l’olio nel 1926 veniva venduto a 850 lire per quintale, il perfosfato costava 40 lire per quintale, il solfato potassico costava 150 lire per quintale,il solfato ammonico costava 170 lire per quintale, i lupini sfarinati costavano 85 lire per quintale e considerando inoltre la spesa dello spargimento dei concimi e per la raccolta della maggiore quantità di olive calcolò l’utile della concimazione come è possibile vedere nella tabella che segue:
ParcelleValore olio Lire/ha Spese di concimazione e maggiore raccolta Valore del prodotto al netto delle spese precedenti Utile della concimazione
1° controllo 4420-4420
2°54742805194774
3°618858056081188
4°734489664482028
5°843261578173397

Si deduce che per l’oliveto le laute concimazioni danno un maggior utile economico anche in annate siccitose come quella del 1925 – 26, che con le concimazioni non solo aumenta la quantità di olive ma le stesse contribuiscono ad aumentare la resa unitaria di olio e che la farina di lupini costituisce un ottimo fertilizzante la cui azione secondoBiasco è da attribuirsi al principio attivo di cui è ricca.

Nel 1926 la coltivazione dell’olivo occupava circa un terzo della superficie agraria della Provincia di Lecce e rappresentava una delle più importanti fonti di ricchezza e lamentava una conduzione degli oliveti che non poteva considerarsi razionale forse per il convincimento che “annus fructificat non tellus” (è l’anno che produce, non la terra). Nel corso degli anni la produzione diviene favorevole se rispetto bene il campo.

Dei lupini si dice che divengono dolci “tenuti a rinvenire nell’acqua e tolto loro l’amaro” . Si usava dire in maniera offensiva agli altri di “non valere un lupino” che voleva dire che non si valeva nulla o pochissimo; ancora sul lupino si diceva “non stimare un lupino”, che significa che non si ha alcuna stima. Ma il lupino è anche il nome di una malattia degli occhi che quando si infiammano prendono l’apetto di un lupino ed è anche il nome che si da ai calli.

Ho cercato le quatazioni alla borsa merci della farina di lupino ma ho solo appreso la vendita in sacchetti da 10 chili a circa 2,9 euro al chilo. Nel mondo si coltivano un milione di ettari di lupino, la classificazione botanica Lupino (Lupinus spp.): Lupinus albus L.Lupino bianco, Lupinus luteus L.Lupino giallo, L. angustifolius L.Lupino azzurro. Il lupino bianco (Lupinus albus), il più diffuso in Italia: tollera il gelo e terreni moderatamente acidi anche limosi, il giallo (Lupinus luteus): sensibile al freddo (ciclo primaverile in Europa centronord) vuole terreni acidi e sabbiosi, l’azzurro (Lupinus angustifolius): sensibile al freddo, vuole terreni acidi.
Da granella, da foraggio o da sovescio. Semina (l.bianco): ottobre-novembre. Raccolta: giugno-luglio.

 

 

Bibliografia

L’Agricoltura salentina gennaio 1928
Pietro Fanfani Vocabolario dell’uso toscano
Dott. Raffaele Casa, Dipartimento di Produzione Vegetale, Università della Tuscia, Viterbo Colture erbacee:leguminose da granella
Prof. Guido Baldoni Generalità sulle Leguminose da granella

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