Il lentisco, volgarmente detto frasca, piccolo capolavoro di creatività linguistica

La frasca

 

di Armando Polito

Nome dialettale: frasca, stincu, ristìncu

nome italiano: lentisco o lentischio, stinco, sondro

nome scientifico: Pistacia lentiscus L.

famiglia: Anacardiaceae

 

Il primo nome dialettale (frasca) è un piccolo capolavoro di creatività linguistica; in esso, infatti è da ravvisare non solo una sorta di antonomasia inversa [con un termine generico che è dal latino medioevale frasca(m) si indica, in virtù della sua quasi dominante (un tempo…) diffusione una specie particolare, quasi simbolo di tutte le essenze con caratterstiche simili] ma, contemporaneamente, una sineddoche (il generale per il particolare); ristìncu deriva dal latino lentìscu(m) attraverso la seguente trafila: lentìscu(m)>lestìncu (metatesi a distanza)>restìncu (passaggio l->r-); stincu è dal precedente ristìncu per aferesi.

Il primo nome italiano (lentisco o lentischio) è dal citato latino lentìscu(m); stinco ha la stessa origine del dialettale stincu; sondro (voce regionale toscana), non trovando nessun ascendente nel latino e nel greco, secondo la maggior parte degli studiosi sarebbe di origine etrusca.

Il secondo componente del nome scientifico (Lentiscus) è il nominativo del lentiscu(m) prima citato; il primo (Pistacia) in latino significa pistacchio ed è dal greco pistàkion, a sua volta dal persiano pistak.

E veniamo alle testimonianze antiche. Il solito Plinio ci informa che era usato come aromatizzante del vino: “Tra gli arbusti le bacche o il legno fresco di entrambi i cedri, del cipresso, dell’alloro, del ginepro, del terebinto, della canna e del lentisco sono cotti nel mosto21”; nella preparazione delle olive da tavola: “[Catone consiglia che] siano conservate soprattutto olive orchite e posie22, o verdi in salamoia o pestate nel lentisco23”; come rimedio contro la tignola del fico: “Perseguitano anche le tignole le piantagioni di fico e contro di loro rimedio è sotterrare nella stessa buca una talea di lentisco dalla parte opposta alla cima24”; come componente di tintura per capelli: “E questa [la feccia dell’aceto] arsa acquista più vigore. Allora impiastricciata con l’aggiunta di olio di lentisco in una sola notte rende rossi i capelli25”; come rimedio polivalente: “Quello [l’olio] ricavato dal lentisco è utilissimo per l’acopo26 e gioverebbe come l’olio di rose se non fosse considerato un pò più duro. Lo usano anche contro il sudore eccessivo e le vescichette che ne derivano. Cura molto bene la scabbia dei giumenti27”; “Il seme, la corteccia e la resina del lentisco stimolano l’emissione di urina, placano il ventre; il loro decotto col calore cura le ulcere che tedono a diffondersi. Viene impiastrato sulle parti che perdono liquidi e sul fuoco di sant’Antonio, è un ottimo collutorio per le gengive. Le foglie si pestano contro il dolore di denti; quelli che si muovono vengono disinfettati col loro decotto. Tingono i capelli. La resina giova alle malattie del sedere, quando sia necessario seccare o riscaldare qualcosa. Pure il decotto della resina è utile allo stomaco, stimolando l’erutto e l’urina. Esso viene pure impiastrato con la polenta in caso di dolore di testa. Le foglie tenere vengono applicate sugli occhi infiammati. Il mastice del lentisco viene usato per appianare le palpebre e per stirare la pelle sul viso e per fare il sapone, contro l’emottisi, contro la tosse cronica e quelle malattie in cui ha effetto l’acacia. Cura pure le fratture con l’olio ricavato dal suo seme e misto a cera o con le foglie cotte in olio, a patto che queste siano scaldate in acqua. So che il medico Democrate nella cura di Considia, figlia dell’ex console M. Servilio, che rifiutava ogni cura energica, si servì a lungo efficacemente del latte delle capre che nutriva col lentisco28”; insieme col mirto contro l’alitosi: “Suggeriremo preparati pure contro l’alito puzzolente, difetto quanto mai vergognoso. Dunque si usa pestare insieme foglie di mirto e di lentisco in pari peso, la metà di galla siriaca e, dopo aver cosparso il tutto di vino vecchio, masticarlo al mattino29”; rimedio indiretto come nel caso, prima citato, della figlia del console, in questo caso contro l’idropisia: “Ritengono più efficace quello [il sangue] del caprone a patto che sia nutrito col lentisco30”; contro (credo come palliativo) l’idrofobia: “A quelli che hanno paura dell’acqua per essere stati morsi da un cane rabbioso ungono il viso di grasso di vitello marino, più efficacemente se sono mescolati midollo di iena, olio di lentisco e cera31”.

Rituffandoci nel presente resta da augurarsi che questa e il mirto, due essenze un tempo così preziose, riescano a sopravvivere all’incalzante antropizzazione e che la selvaggia bellezza e l’arcano profumo loro continuino ad inebriarci nei nostri sempre più rari contatti con la natura e, purché non se ne faccia scempio, a vestire a festa con i loro rametti i nostri latticini ed i nostri formaggi; almeno fino a che l’Europa (magari per capziosi motivi igienici e non per coscienza ecologica…) non dichiarerà fuorilegge anche le millenarie murtèddha e frasca.

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21 Naturalis historia, XIV, 19: E fruticum vero genere cedri utriusque, cupressus, laurus, iunipiri, terebinthi, calami, lentisci bacae aut lignum recens in musto decocuntur.

22 La posia è un tipo di oliva dal sapore amaro, l’orchite di forma allungata (non a caso orchis in greco significa testicolo)

23 Op. cit., XV, 6: Condi olivas optime orchites et posias, vel virides in muria vel fractas in lentisco.

24 Op. cit., XVII, 44: Vexant et tineae semina ficorum, contra quas remedium in eodem scrobe defodere taleam lentisci inversa parte, quae fuerit a cacumine.

25 Op. cit., XXIII, 32: Et haec cremata ampliat vires. Tunc addito lentiscino oleo inlita una nocte rufat capillum.

26 Un lenitivo; la voce è dall’aggettivo greco àkopos/àkopon=che toglie la stanchezza, che attenua il dolore, composto da a– privativo e kopos=sofferenza, da kopto=colpire.

27 Op. cit., XXIII, 45: E lentisco factum utilissimum acopo est idemque proficeret quod rosaceum, ni durius paulo intellegeretur. Utuntur eo et contra nimios sudores papulasque sudorum. Scabiem iumentorum efficacissime sanat.

28 Op. cit., XXIV, 28: Lentisci arboris et semen et cortex et lacrima urinam cient, alvum sistunt; decoctum eorum ulcera, quae serpunt, fotu. Inlinitur in umidis et igni sacro, gingivas conluit. Folia dentibus in dolore atteruntur; mobiles decocto colluuntur. Capillum tingunt. Lacrima sedis vitiis prodest, cum quid siccari excalfierive opus sit. Decoctum et e lacrima stomacho utile, ructum et urinam movens. Quod et capitis doloribus cum polenta inlinitur. Folia tenera oculis inflammatis illinuntur. Mastiche lentisci replicandis palpebris et ad extendendam cutem in facie et zmegmata adhibetur et sanguinem reicientibus, tussi veteri et ad omnia quae acaciae vis. Medetur et attritis partibus sive oleo e semine eius facto ceraeque mixto sive foliis ex oleo decoctis, si hae cum aqua ita foveantur. Scio Democratem medicum in valitudine Considiae, M. Servili consularis filiae, omnem curationem austeram recusantis diu efficaciter usum lacte caprarum, quas lentisco pascebat.

29 Op. cit., XXV, 90: Conposita quoque contra faetores, vel maxime pudendum vitium, trademus. ergo folia myrti et lentisci pari pondere, gallae Syriacae dimidium pondus simul terere et vino vetusto sparsa mandere matutino ex usu est.

30 Op. cit., XXVIII, 68: Efficaciorem putant hirci, utique si lentisco pascatur.

31 Op. cit., XXXII, 20: Canis rabidi morsibus potum expavescentibus faciem perungunt adipe vituli marini, efficacius, si medulla hyaenae et oleum e lentisco et cera misceantur.

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