Ugento. Da Ozan messapica a Uxentum romana: la città odierna sopra quella antica

di Stefano Todisco


Attestata sull’area dell’antica città messapica chiamata Ozan, l’odierna Ugento è uno dei centri culturali più brillanti della provincia di Lecce. Sul suo territorio trova posto un museo archeologico, dedicato all’artista Salvatore Zecca nel 1968, restaurato per la riapertura del 2009-2010 in occasione della quale è ritornato il famoso Zeus di Ugento (vedi voce sotto).

tomba dell'atleta nel museo di Ugento
Tomba dell’atleta nel museo di Ugento

I reperti ivi conservati fanno comprendere l’intenso scambio di idee tra il popolo messapico, simbolo del Salento antico, e quello greco. Questa simbiosi è presente sullo stemma della città: il dio greco Eracle, con la clava, e la scritta del nome preromano del luogo (Ozan).

Un altro museo, nel Palazzo Colosso, ospita l’omonima collezione archeologica con testimonianze ugentine dal VI secolo a.C. all’altomedioevo.

Ma l’archeologia ugentina non è stipata solo nei luoghi della fruibilità visiva: nella zona a nord del centro abitato, prospiciente la campagna, si ergono gli orgogliosi resti delle possenti mura messapiche. Erano queste un circuito difensivo di 9 km di lunghezza, spesso 8 metri, e realizzato con grandi massi squadrati, nel IV secolo a.C. (1)

Mura di Ugento
Mura di Ugento

Il muraglione, munito di circa 90 torri, testimonia il clima turbolento che si era creato in Puglia tra V e III secolo a.C. in seguito all’arrivo di invasori stranieri (guerre contro Taranto, spedizione di Alessandro il Molosso, spedizione di Pirro d’Epiro ed espansionismo romano dopo la guerra annibalica).

In piazza Italia e all’angolo tra via Acquarelli e via Trieste è possibile vedere ciò che resta di questa opera difensiva antica.

Ozan fu uno dei baluardi della “dodecapoli messapica” (2), potente federazione che con la presenza di città-fortezze, a breve distanza l’una dall’altra, impedì ai coloni greci di penetrare nel territorio salentino per fondare nuovi insediamenti. (3)

ricostruzione di una porta di una città messapica
Ricostruzione di una porta di una città messapica

Il municipio romano di Uxentum è testimoniato sulla Tabula Peutingeriana col toponimo di Uzintum, equidistante dieci kilometri sia da Alezio (Baletium) sia da Patù-Vereto (Veretum).

Ugento indicata come Uzintum sulla tabula Peutingeriana
Ugento indicata come Uzintum sulla tabula Peutingeriana

Ugento segnata come OZAN sulla mappa di Soleto
Ugento segnata come OZAN sulla mappa di Soleto, V secolo a.C.

L’antico porto: Torre San Giovanni

L’antico porto di Ugento era Torre San Giovanni (IV-III secolo a.C.), luogo in cui sono state ritrovate tracce dell’emporio di epoca romana ed alcune tombe di guerrieri cartaginesi della flotta di Annibale che anche qui sbarcò durante gli anni della guerra contro Roma.

A poche centinaia di metri da Torre San Giovanni si trovano delle isolette, dette Le Pazze, davanti alle cui coste è stato trovato un insediamento dell’età del Ferro.

Una leggenda narra del naufragio delle navi di Pirro presso le secche di Ugento, un tratto di mare insidioso in cui, nei giorni di bassa marea, emerge uno scoglio roccioso a due kilometri dalla costa di Torre Mozza-Marina di Ugento. (4)

 

Lo Zeus di Ugento

Scoperta fortuitamente, nel 1961, sull’acropoli messapica, la statuetta bronzea di Zeus testimonia gli antichi scambi tra cultura greca e cultura indigena. L’artista, dal chiaro manierismo greco arcaico, suggerì un’iconografia ellenistica della divinità messapica: nudo, nell’atto di scagliare col braccio destro una saetta (andata perduta), regge con la mano sinistra un oggetto, purtroppo non pervenuto, plausibilmente un volatile.

La semplicità artistica del nudo è nascosta dalla torsione del corpo (conquista artistica della tarda scultura arcaica greca) e soprattutto dalle fattezze decorative del capo: l’eccellenza dell’artista è dimostrata dalla barba e dai baffi a rilievo, dalla fila di riccioli sulla fronte, dalle trecce corpose e zigrinate che ricadono sul petto e sulla schiena (tipiche dei kouroi greci di VI secolo a.C.). Una corona di foglie d’alloro, poggiante su una benda con fiori, rimanda alla decorazione del capitello dorico della colonna su cui si ergeva la statua. (5)

La statuetta è alta 74 cm, compresa la base. Stilisticamente viene datata al periodo tra 520 e 500 a.C.

Fino a pochi mesi fa è stato esposto al museo archeologico nazionale di Taranto; di recente è ritornato a far parte dei mirabilia ugentini.

Zeus di Ugento

Zeus di Ugento sul capitello

ricostruzione della collocazione della statua di Zeus
Ricostruzione della collocazione della statua di Zeus

Al momento della scoperta era collocato in una cavità roccioso e coperto dal suo capitello. Non si conoscono le ragioni di tale occultamento, è possibile che si trattasse di un episodio anti-ellenistico che investì le comunità di Messapi, Peuceti e Dauni (i 3 popoli della Puglia antica, detta Japigia).

Infatti nel 473 a.C. ci fu una battaglia tra greci di Taranto (aiutati dai greci di Reggio) e Japigi (6): la sconfitta tarantina fu una delle peggiori per una città greca, tanto che lo storico Erodoto parla di phònos Hellenikòs mèghisto, enorme strage di greci. (7)

 

La cripta del crocifisso e della Madonna di Costantinopoli

Percorrendo la strada che da Ugento porta a Casarano, all’altezza del bivio per Melissano si incontra un piccolo edificio, di nuovo allestimento, che porta all’ipogea cripta del Crocifisso. Questo luogo sotterraneo, ricavato dall’estrazione della roccia, è un posto carico di misticismo: scendendo una scalinata si accede alla sala principale, ricca di affreschi parietali che mostrano scene sacre (annunciazione, crocifissione, Cristo Pantocratore, San Nicola) e profane come animali stilizzati (leone, toro) o immaginari (Idra, Grifone), stelle e scudi templari e teutonici sul soffitto.

Cripta del Crocifisso
Cripta del Crocifisso

Cripta del Crocifisso. Annunciazione
Cripta del Crocifisso. Annunciazione

Cripta del Crocifisso. Crocifissione
Cripta del Crocifisso. Crocifissione

Cripta del Crocifisso. Scudi dipinti sul soffitto
Cripta del Crocifisso. Scudi dipinti sulla volta

Il perimetro dell’ipogeo era interessato dalla collocazione di 8 sepolture. La cripta si ritiene una realizzazione di VIII secolo d.C., ascrivibile ad ambiente bizantino ed utilizzato poi, come dimostrano gli scudi degli ordini cavallereschi, fino al periodo delle crociate. L’attuale entrata è ben successiva, di XVII secolo.

 

Note

  • (1) M. BERNO, Salento : luoghi da scoprire, arte, storia, tradizioni, società e cultura, curiosità, p. 153.
  • (2) STRABONE, Geografia, VI, 3.
  • (3) S. TREVISANI, Viaggio nella Puglia archeologica, p. 62.
  • (4) M. BERNO, op. cit.
  • (5) F. D’ANDRIA, I nostri antenati, viaggio nel tempo dei Messapi, p. 41.
  • (6) ARISTOTELE, Politica V, 3, 7; DIODORO SICULO, Biblioteca Storica XI, 52, 1-4.
  • (7) ERODOTO, Storie VII, 169-172.

Bibliografia

Info

Collezione A. Colosso
via Messapica 28
Tel. 0833554843
orario: mar-dom h. 10-12 e 18-20

Museo civico archeologico Salvatore Zecca
via della Zecca 1
Tel. 0833555819
email museo@comune.ugento.le.it
orario: mar-dom h. 10-12 e 18-20

Nota dell’autore

Chi scrive ha visitato Ugento tra 2004 e 2008. Le foto della cripta sono state scattate dallo stesso, le ricostruzioni e gli altri scatti sono tratti dai siti internet citati in bibliografia.

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