Paesaggio dell’anima

di Wilma Vedruccio

Mi piace pensare al paesaggio come a una mappa da percorrere a passo d’uomo, in bici, con una utilitaria al massimo, certo non con un suv.

Penso al paesaggio come al luogo dell’anima di ciascuno, dove ciascuno può ritrovare i segni, i punti di riferimento significativi della sua vita.

Un bosco ombroso, uno scoglio di mare da cui pescare o su cui pensare, un sentiero fra i campi, un albero solitario fra un campo e l’altro, un rudere scordato, possono scandire i giorni di una vita d’uomo, rappresentare lo scenario della sua esistenza, essere la landeschape di una generazione intera in un territorio circoscritto. Il paesaggio è scandito dalla toponomastica locale, Google è un’altra cosa, ma anche Google sa riconoscere e indicare questi luoghi, li sa rispettare nella loro unicità.

Un segmento di orizzonte fra le terrazze dei caseggiati, con la chioma di un albero, è il paesaggio a cui può accedere dalla sua finestra, un disabile, un anziano in difficoltà. Forse il solo possibile.

La piazza del quartiere, il mercato rionale, la villetta comunale sono il paesaggio di tante vecchine, la mappa per il loro passo incerto.

Anche il luogo dei morti, il cimitero, fa parte a pieno titolo della mappa.

Ne fanno parte gli spiazzi dove tengono le loro sfide i ragazzi del paese, un ponte, una scalinata, una fontana, una cappella solitaria con la sua campanella e la sua frescura che rigenera il passante, il turista o il contadino.

No, non nell’Ottocento, oggi, nell’Italia del centenario, nella bella Italia del secondo millennio, quella che ha saputo conservare i segni della civiltà.

Per questo il paesaggio non può essere sconvolto, violentemente e impunemente modificato con gli strumenti dell’oggi: pale, trivelle, escavatori… penetrano nell’animo oltre che nella roccia, creano fratture e instabilità più che nella roccia, cancellano per sempre più che la scordanza.

Modificare il paesaggio è azione impegnativa e accorta, comporta quella che il Papa che viene da oltralpe, qualche settimana fa ha definito una ragionevole mitezza, definizione semplice ed illuminante per guidare l’opera dell’uomo moderno che vuole agire o modificare il territorio facendo scelte non aggressive. Come un restauratore. La modernità dell’oggi assume altri ritmi, altre competenze, altri strumenti, altri sguardi, altre strade, altri orizzonti… Tutto ciò per salvare il paesaggio dell’anima di una popolazione.

 

Condividi su...

Un commento a Paesaggio dell’anima

Lascia un commento

La Fondazione Terra d'Otranto, senza fini di lucro, si è costituita il 4 aprile 2011, ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Puglia - con relativa iscrizione al Registro delle Persone Giuridiche, al n° 330 - in data 15 marzo 2012 ai sensi dell'art. 4 del DPR 10 febbraio 2000, n° 361.

C.F. 91024610759
Conto corrente postale 1003008339
IBAN: IT30G0760116000001003008339

Webdesigner: Andrea Greco

www.fondazioneterradotranto.it è un sito web con aggiornamenti periodici, non a scopo di lucro, non rientrante nella categoria di Prodotto Editoriale secondo la Legge n.62 del 7 marzo 2001. Tutti i contenuti appartengono ai relativi proprietari. Qualora voleste richiedere la rimozione di un contenuto a voi appartenente siete pregati di contattarci: fondazionetdo@gmail.com.

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi:
Gestione contatti e invio di messaggi
MailChimp
Dati Personali: cognome, email e nome
Interazione con social network e piattaforme esterne
Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Servizi di piattaforma e hosting
WordPress.com
Dati Personali: varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio
Statistica
Wordpress Stat
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Informazioni di contatto
Titolare del Trattamento dei Dati
Marcello Gaballo
Indirizzo email del Titolare: marcellogaballo@gmail.com

error: Contenuto protetto!