Gli argenti della cattedrale di Lucera

Un nuovo allestimento nel Museo Diocesano di Lucera impreziosito dagli Argenti della Cattedrale

 di Lucia Lopriore

In ricorrenza del settimo centenario della fondazione della Cattedrale di Lucera, la Diocesi Lucera-Troia, il Capitolo della Cattedrale di Lucera e l’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici hanno patrocinato il bellissimo catalogo curato da Giovanni Boraccesi dal titolo Gli argenti della Cattedrale e del Museo Diocesano di Lucera, edito per i tipi delle Edizione Claudio Grenzi di Foggia (pp. 110, ill. B/n e colori, Foggia 2005, € 32,00).

Nella elegante veste editoriale, il testo analizza, con uno studio sistematico, oltre un centinaio di argenti liturgici, proprietà del Capitolo Cattedrale e del Museo Diocesano di Lucera, che insieme evedenziano i raffinati gusti dei vescovi locali e del patriziato cittadino, grazie ai quali la città si è arricchita della presenza dei più rinomati artigiani orafi che hanno prodotto opere di grande pregio artistico.

Essendo Lucera una città universalmente nota per il suo alto valore storico ed artistico, era importante creare un catalogo che inventariasse tutti i reperti relativi al tesoro della sua Cattedrale. Notoriamente Lucera è stata una delle sedi preferite dall’Imperatore Federico II, ma d’altrettanto rilievo fu il ruolo dei sovrani angioini, che eressero una fortezza costruita sulle vestigia del castello federiciano, nonché la Cattedrale di Santa Maria, uno dei più importanti monumenti religiosi in stile gotico.

L’indagine e la catalogazione eseguita dall’Autore del volume, preludono l’urgente restauro dei reperti oltre ad una adeguata conservazione degli stessi per preservarli da frequenti furti perpetrati negli ultimi anni. A tal fine, si è pensato di custodire tali tesori nel Museo Diocesano in modo tale da poter essere sempre prelevati ma, nel contempo, custoditi nel modo migliore.

Una significativa campionatura di produzioni dell’artigianato napoletano è rappresentata da pezzi databili tra il XVI ed il XIX secolo ma non mancano, se pure in minor numero, anche preziose opere provenienti da altre zone italiane, di cui alcune mai analizzate sotto l’aspetto critico, fatta eccezione per pochi pezzi unici di grande rilievo; per citare qualche manufatto: il reliquiario a pisside, databile intorno alla metà del XIII secolo, opera di ignoto artista musulmano e la Legatura di Evangelario, della metà del XIV secolo, che ha la peculiarità di essere punzonata con il più antico bollo della città di Sulmona.

Sono presenti nella collezione anche opere attribuite a Vincenzo Guariniello, Vincenzo Buonuomo, Paolo Savoia, Angelo Prizzi, solo per citare alcuni artisti, che impreziosiscono il cospicuo patrimonio di inestimabile valore.

Secondo l’Autore all’importanza dell’estetica di questi preziosi manufatti si aggiunge la caratteristica che gli stessi siano pregnanti della profonda spiritualità della Chiesa lucerina. L’uso di tali tesori durante le celebrazioni religiose, consentiva di poter essere ammirati da tutti i fedeli, gratificando i committenti e spronando altri ad emularli.

Sempre secondo l’Autore nel Museo Diocesano di Lucera sono confluiti i maggiori e più importanti oggetti sacri scampati alla dispersione e già di pertinenza dei conventi “possidenti” della città soppressi nei primi anni dell’800 dai sovrani napoletani ed in seguito nel periodo postunitario.

Ciò che è certo è che i documenti d’archivio disponibili, esaminati nel corso dello studio, non consentono una esaustiva conoscenza dell’attività orafa lucerina, dove non è accertata la presenza di maestranze nel periodo normanno, al contrario di ciò che si registra nella vicina Troia. Qui, infatti, è attestata la fabbricazione della due porte bronzee risalenti al 1132, della Cattedrale da parte di Odorisio da Benevento, che denotano la presenza di un tale Attum aurificem.

Alla luce di quando accertato è senz’altro lecito ipotizzare che nella città esistesse una complessa realtà legata all’arte teutonica nel periodo svevo al fine di soddisfare le richieste dell’imperatore e della sua corte. Così come il cronista del tempo Nicolaus de Jamsilla tramanda che nel palazzo imperiale di Lucera si custodivano diverse suppellettili in metallo pregiato, tempestate di pietre preziose, oltre a raffinate vesti.

A conclusione della relazione scientifica, l’Autore più che fornire risposte, formula ulteriori domande dovute ai limiti contingenti della ricerca che definisce non ancora conclusa in quanto una dettagliata analisi delle fonti storiche e la conseguente scoperta di nuovi documenti potranno risolvere ciò che ad oggi non è emerso.

Il dovizioso corredo iconografico, infine, completa il testo rendendolo di agevole consultazione.

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