Nardò. Quel faraonico piano Càfari

di Gianni Ferraris

Cerchiamo di comprendere qualcosa in più sul faraonico piano Cafari. Si tratta della costruzione di un mega villaggio turistico in località “Cafari” ed adiacente al villaggio turistico “Torre Inserraglio”.

A chiederne autorizzazione sono due società con sede in Napoli.

Dei complessivi 608.719 metri quadri della lottizzazione dei comparti 78 e 79 (come definiti dal PRG di Nardò nella località denominata Cafari) le due società possiedono rispettivamente il 33.9% e il 23.9% che, come si evince, corrispondono al 57,8% del totale, il rimanente 42.2% è parcellizzato fra una miriade di piccoli proprietari. Cosa prevede il piano di cementificazione di un’area salentina adiacente a Porto Selvaggio che riporta alla mente Renata Fonte?

La costruzione di 200.924.78 metri cubi di parallelipedi (chiamati residenze), nel dettaglio per il comparto 78 :

Residenziale                     46208.50 mc

Alberghi                             89148.38 mc

Servizi                                 23608.61 mc

Per il comparto 79:

Residenziale                      10923.50 mc

Alberghi                              25549.04 mc

Servizi                                  5486.92 mc

In particolare si fa notare come gli abitanti insediabili potenziali nel piano lottizzazione fossero in tutto 1.881 suddivisi in 1.513 per il comparto 78 e 395 per il comparto 79, in particolare 925 in residenze e 956 in alberghi; come si vede un vero e proprio paese.

Per un totale complessivo di 200.924,88 metri cubi di costruzioni.

A questo piano si sono opposti con validissime motivazioni molte persone e il “Comitato per la tutela dell’ambiente e del paesaggio di Nardò” che, con una richiesta di verifica alla Regione Puglia, al Comune di Nardò e al Servizio assetto del Territorio, sempre della Regione Puglia, in data 14 novembre 2011 rilevava fra l’altro:

Sull’area insistono i seguenti vincoli e le seguenti emergenze ambientali, salvo altre che si chiede vengano accertate in sede di esame dell’istanza:

a) Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano istituito con la L.R. 06/2006;

b) Sito di Interesse Comunitario SIC IT9150007 “Torre Uluzzo”;

c) Vincolo Idrogeologico;

d) Vincolo paesaggistico a norma della L. 431/1985 (all. 4) e del successivo

P.U.T.T./P;

e) L’area è parzialmente ricoperta da Macchia ;

f) L’area è parzialmente interessata dalla perimetrazione di un’area percorsa dal fuoco come risulta dalla cartografia ufficiale regionale – anno 2007 – pertanto inibita alla edificazione per 10 anni ;

g) l’area è vicina a zona (loc. Serra Cicora) sulla quale sono stati compiuti studi e scavi archeologici con il rinvenimento di siti di interesse;

h) L’intero territorio è di origine carsica, molto vulnerabile alla pressione antropica;”

Quindi si chiede che sui progetti siano assogettati a V.A.S. , V.I. e V.I.A.

Il Piano Regolatore di Nardò, si fa notare sempre nella richiesta, è del 2000, ma è stato concepito oltre vent’anni prima e non ha tenuto conto delle nuove normative in materia emanate dalla Regione Puglia ed è sicuramente obsoleto.

Che la lottizzazione Cafari destasse perplessità anche fra i banchi del consiglio comunale lo si evince dalla trascrizione della seduta del 9 ottobre 2008 in cui esponenti dell’allora maggioranza fecero mancare il numero legale per non procedere con la votazione.

Terremo gli occhi aperti per comprendere come si voglia depotenziare il territorio con un turismo al limite dell’incivile. Se rendere turistica una zona come Porto Selvaggio e Cafari vuol dire riminazzazione del territorio, qualcosa non convince.

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5 Commenti a Nardò. Quel faraonico piano Càfari

  1. una follia il solo pensare di realizzare un’opera del genere; la stessa follia e imbecillità di chi pensa che i problemi di sviluppo e occupazionali di nardò e dintorni si possano risolvere con tale mostruosità

  2. Segnalare la presenza di vincoli, aspettandosi una presa d’atto, non funzione. Occorre iniziare una massiccia campagna di stampa e di mobilitazione dal basso per Porto Selvaggio, e perché la memoria di Renata Fonte diventi, per la prima, sorgente di autentico spirito civico.

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