Ma Porto Cesareo è bella, sempre bella e come tutte le cose belle…

di Pino de Luca
Non v’è bisogno di celebrare luoghi già mille e mille volte celebrati. Diventa ripetitivo, scontato, stucchevole. Alcuni nomi sono di per sé stessi garanzia di visibilio. Colosseo, Circo Massimo, Cappelle Medicee, Anacapri, Venezia e potrei continuare per pagine intere visto che ho il privilegio d’essere italiano.
Penisola d’antica storia, antesignana rappresentazione di una geometria frattale esteticamente estasiante: una penisola di innumerevoli penisole, e penisole più penisole che le altre penisole, tanto penisole da portarsi l’appellativo nel nome.
La mia fortuna non s’esaurisce nell’esser nato in Italia, ma, addirittura, nella penisola salentina, a pochi chilometri dai suoi luoghi più incantevoli. Nato a metà strada tra le albe seducenti del sole che spunta dall’orizzonte sul mare Adriatico e i tramonti fiammeggianti dello stesso sole che si rituffa nelle acque cristalline dello Jonio.
Pochi chilometri dal mare, pochi chilometri un tempo percorsi con il vento in faccia che la bicicletta o il motorino sapevano regalare, oggi lunghissimi da percorrere in automobili roventi e lente come capre zoppe.
Perle di bellezza mozzafiato sulle coste, spesso sventrate e degradate dall’assalto dell’avidità umana che le ha antropizzate in forma violenta e selvaggia.
Uno di questi straordinari gioielli è Porto Cesareo, località sullo Jonio dal nome noto come quelli in premessa. Preda per decenni della speculazione e della cementificazione selvaggia, strozzata dal traffico e da folle immense, spesso luogo di caciara e di odore di patatine fritte e gelati dai nomi improbabili.
Massacrato, abusato, stravolto. Luogo sul quale la cattiveria e l’idiozia si sono accanite con una ferocia inimmaginabile. Procurando danni irreversibili, mortificazioni e necrosi profonde. Locuste fameliche la hanno invasa e depredata instillando il veleno della cupidigia in ogni vena del suo organismo splendido e splendidamente delicato.
Ma Porto Cesareo è bella, sempre bella e come tutte le cose belle riesce a rigenerarsi con la pazienza di chi ha ragione, e fioriscono piccole realtà, ancora non diffusissime ma ormai presenti e profondamente radicate. Ed eccoti l’enoteca che promuove i prodotti del territorio proponendosi e diventando luogo di convergenza culturale di chi non si rassegna alle patitine fritte con ketchup e maionnayse e ai panini con la servola. Ed ecco che nascono le amicizie con luoghi prestigiosi che sanno valorizzare il bello antropizzandolo nel modo giusto, magari anche rimediando a qualche strafalcione da ignoranza. Ed un’Isola che costruisce un ponte e diventa anch’essa penisola diventa il luogo in cui si ritrovano tanti vacanzieri che alla legittima voglia di divertissement e di relax uniscono anche il desiderio del racconto, della piccola pillola culturale che illumina lo spirito oltre che rinfrancar le membra.
E da quell’Isola un altro ponte verso un’altra isola più piccola, e ancora una penisola allora, anch’essa antropizzata da pochi giorni, con gusto, delicatezza e voglia di esserci senza far troppo rumore.
E le idee prendono corpo, le isole/penisole hanno piccoli ponti e tanti pontili, raggiungibili via mare da taxi boat che permettono di lasciare le macchine lontane, vivere la perla dall’interno dell’ostrica e conoscere personaggi come Salvatore che porta il gozzo, passa la vita sul mare e, da solo, vale cento tourist operator  che fanno marketing territoriale. “Porto le comitive all’Isola dei Conigli, e quando ci sono i bambini faccio il bagno con loro, poi mi tuffo e trovo sul fondo due o tre conchiglie da regalargli …” mi ha detto con una semplicità disarmante. Consapevole che quei bambini con quelle conchiglie si porteranno Porto Cesareo nel cuore.
Luoghi piccoli quindi, che nascono, luoghi “esclusivi” dice qualcuno e ha ragione, tutto ciò che principia è “esclusivo” ma non significa che sia sotto una cattiva stella, anzi!!! A questo giro le Isole diventate penisole e antropizzate con intelligenza, le enoteche di alta qualità vanno accompagnate, aiutate come va promosso Salvatore e compagnia che snelliscono il traffico cittadino regalando tempo ed emozioni. Che siano esclusivi, ovvero capaci di porre argine e invertire la tendenza rispetto alle invasioni desertificatrici. E che aiutino un turismo consapevole, con meno Porsche Cayenne e similari è più voglia di camminare, a passi lenti sui piccoli ponti.
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