Le gazze, questi poveri bellissimi ed intelligenti corvidi

Interazione gazze-agricoltura nel territorio del Salento leccese

di Oreste Caroppo

Non si inizi una nuova crociata contro gli innocenti! E mi spiego. Vada bene per i monitoraggi e la quantificazione agronomica degli eventuali danni all’agricoltura dovuti alle Gazze, ma prima di avventarsi in cacce, contro questi poveri bellissimi ed intelligenti corvidi, protetti dalla Convenzione Internazionale di Berna, in interventi drastici di diminuzione della popolazione con soluzioni chimiche, magari volte a ridurne la fertilità e con l’eliminazione fisica delle gazze stesse, fermiamoci a riflettere un attimo. L’eventuale aumento della popolazione di gazze nel Salento, (da verificare con eventuali studi avifaunistici scientifici accurati, come lei giustamente suggerisce), non rappresenterebbe che l’effetto di uno squilibrio dell’ecosistema, di cui le gazze non sono certo colpevoli! Il colpevole sarebbe solo e soltanto l’uomo, che ha alterato nel tempo, ed in maniera più drastica negli ultimi anni, il territorio, distruggendo e danneggiando gli ecosistemi e la biodiversità, e portando alla scomparsa di quegli animali della catena alimentare locale che occupavano posizioni più elevate delle gazze, nei confronti delle quali erano predatori, o posizioni vicine entrandone in competizione spaziale. Eliminare le gazze non risolverebbe nulla, sarebbe una vittoria relativa apparente e momentanea per gli agricoltori che causerebbe altri danni imprevedibili, poiché il sistema “ecosistema” è un sistema complesso, che appena alterato ritrova subito un nuovo equilibrio non necessariamente tale da favorire il raggiungimento dell’obiettivo agro-economico perseguito ab origine, con l’intervento di riduzione delle popolazioni di gazze nel Salento. Da qui invece deve scaturire una profonda riflessione e autoriflessione di tutto il comparto agricolo salentino, anche sulle sue eventuali colpe, e del mondo scientifico, nonché di tutta la politica, anche di fronte all’immane flagello, oggi, della desertificazione fotovoltaica delle campagne favorita da tanti nostri amministratori! Operare per realizzare un’agricoltura, ed in maniera più estesa una gestione del territorio, più rispettosa della natura, può in breve portare ad un risanamento di tutto l’habitat salentino e al ripristino di quell’equilibrio tra specie, con ritorno o rinfoltimenti di specie animali un tempo più numerose, che con molteplici e plurimi effetti positivi farebbe anche rientrare l’apparente anomalo eccesso di gazze di oggi. Tutti questi positivi risultati partendo dalle semplici fasce che ciascun agricoltore può lasciare alla naturalità e ai rimboschimenti con specie autoctone nei suoi poderi, che si dovrebbero incentivare politicamente e finanziariamente, fino ad azioni provinciali di rimboschimento più estese e ad interventi di ricostruzione di zone umide, ecc. ecc. Pratiche virtuose da non realizzare più soltanto nelle “oasi” ma ovunque. Le oasi erano quei luoghi dove di fronte alla quasi totale assenza di una cultura ambientalista è stato necessario preservare, come in uno scrigno, la biodiversità, in aree abbastanza integre; oggi, fermo restando l’importanza delle oasi, dobbiamo giungere alla visione dell’intero territorio, come luogo, nostro habitat, dove dobbiamo “coltivare” forme di coesistenza tra agricoltura e natura, secondo i cardini basilari delle filosofie del biologico; forme che solo in una visione miope possono essere credute fonte di diminuzione di redditività. Tutt’altro! Così ad esempio gli agricoltori del biologico sanno che avere delle semplici siepi naturali nei pressi delle colture permette di contenere il numero di eventuali insetti parassiti, naturalmente, senza l’impiego di insetticidi chimici nocivi, grazie al riparo offerto dai cespugli per la nidificazione ad uccellini insettivori, con un aumento evidente delle rese. L’eventuale lieve incremento della popolazione delle gazze non è allora che un monito che la Natura ci lancia: non è nascondendo ed eliminando gli effetti delle nostre cattive azioni che i danni fatti al nostro ambiente con ricadute economiche negative più o meno evidenti e forti, possono essere risanati! Solo ricostruendo scientificamente le catene di correlazioni causa-effetto, possiamo riconoscere gli errori, e risanarli facendo dei passi indietro. Passi indietro che ci portano oggi però avanti, poiché supportati ed illuminati dalla maggiore padronanza tecnica e scientifica dei nostri tempi; così possiamo migliorare noi stessi, il nostro ambiente, la nostra economia, e questo però solo se mai dimentichiamo che la tecnologia di cui disponiamo è nulla, e può diventare autolesiva, come sarebbe se oggi ci accanissimo contro le povere innocenti gazze, se non viene supportata dalla saggezza-logica del nostro contadino antico, che più di noi sapeva quanto nella Natura tutto è intrinsecamente collegato!

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5 Commenti a Le gazze, questi poveri bellissimi ed intelligenti corvidi

  1. Concordo con Oreste Caroppo sulla necessità di valutare con la massima attenzione, scientificamente, e al di là di ogni interesse di parte, eventuali interventi mirati al contenimento della popolazione di animali selvatici ritenuti fonte di eventuali danni all’agricoltura. Esperienze passate ci insegnano che troppo spesso siamo chiamati a rimediare (se non è troppo tardi) a situazioni di squilibrio ambientale di cui noi stessi siamo responsabili. Interroghiamoci piuttosto sulle scelte di politica del territorio e di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio ambientale, da esse potrà dipendere il nostro futuro, ce ne saranno grati i nostri figli, le nostre gazze e tutto il variegato mondo naturale che oggi difendiamo con il nome di biodiversità.

  2. Concordo con Oreste, non è possibile isolare il problema dalla rete da cui emerge, elaborando microsoluzioni apparenti che creerebbero ulteriori scompensi sul tutto, imprevedibili peraltro a lungo raggio, come ci insegna la scienza della complessità in tutte le sue forme (chimiche, fisiche, biologiche ecc.). Non dobbiamo ovviamente rinunciare in modo oscurantista a soluzioni tecniche che affrontano in modo analitico (come fa sopra Antonio Bruno) un dato problema, tuttavia se non perdiamo di vista l’ottica globale e sintentica come suggerisce Caroppo, ci rendiamo conto che questi sono palliativi che alleviano determinati sintomi (generandone forse altri), senza tuttavia intervenire sulle cause più complesse e generali. Ma questo credo che Antonio Bruno lo sappia meglio di noi. E a proposito di gazze, è ora di dar da mangiare a Rosy, una piccola gazza che una settimana fa è caduta dal nido nel mio giardino e che ora mi tocca svezzare, finchè non sarà in grado di volare almeno! :)

    • Mi auguro che Rosy possa presto volare via, per vivere libera nelle nostre campagne. Le gazza è un uccello particolarmente intelligente, scaltro e furbo (secondo i cacciatori molto più abile di merli e tordi a “schivare” le schioppettate e a percepire il pericolo). Tuttavia, in un passato non così lontano, è stato spesso oggetto di una pratica barbara. Non erano in pochi, infatti, a catturare le gazze per amputar loro le ali. Il fine era quello di trasformare questo splendido corvide in un buffo animale domestico. Per fortuna, almeno in questa circostanza, le cose cambiano

  3. Belle intelligentissime e furbe, occorre andare con i piedi di piombo, tutto vero, ma qualche intervento va pur fatto. Da qualche anno i cardellini e i fanelli, un tempo numerosi nel mio giardino, non riescono a portare a termine le loro nidiate per colpa delle gazze e se ne vedono sempre meno, di questo passo scompariranno dal nostro Salento. Secondo me sono troppe e molto aggressive con le altre specie di uccelli. Ho visto che in gruppo hanno attaccato un falco facendolo allontanare spaventato.

  4. Sono belle, intelligentissime e furbissime, ma indubbiamente estremamente dannose per molte altre specie animali, oltre ai pulli delle sopracitate specie di uccelli divorano anche le tartarughine e persino i leprotti appena nati. Le gazze, non hanno preticamente nemici naturali, se non l’uomo, e la loro popolazione sino ad un certo punto è stata controllata proprio dall’uomo, infatti, sino qualche decennio addietro le campagne erano molto più popolate di quanto lo sono ora e i ragazzini predavano regolarmente i nidi impossessandosi delle uova o dei nidiacei che specie se implumi costituivano, insieme ai nidiacei di passero delle apprezzate pietanze stagionali.

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